Memoria

4 anni fa se ne andava – fisicamente – Fidel Castro (25.11.2016)

Perché siamo fedeli alla tua eredità, Fidel?

di María Inés Álvarez Garay (*); da: rebelion.org; 23.11.2020

 

Dopo quasi 4 anni dalla partenza, fisica, del nostro eterno Comandante in Capo Fidel Castro, ricordarlo per le sue idee, i suoi principi e la sua dignità come uomo completo, è il miglior modo di rendergli omaggio.

 

La sua difesa senza limiti delle idee martiane, antimperialiste, anticolonialiste e la sua identificazione con il pensiero marxista e leninista lo hanno trasformato nel protagonista principale della Rivoluzione nazionale liberatrice a Cuba.

E’ stato proprio Fidel che è riuscito a Cuba ad elevare alla sua massima espressione lo spirito internazionalista e solidale del suo popolo. Lo dimostrò già da quando era studente e tramite il suo storico discorso “La storia mi assolverà” nel 1953, dove difese il programma politico che avrebbe guidato il processo rivoluzionario se questo avesse vinto.

Tra i vari aspetti esposti nel discorso, ecco la sua posizione solidale:

“… la politica cubana in America sarebbe di stretta solidarietà con i popoli democratici del continente e i perseguitati politici delle sanguinarie dittature che opprimono le nazioni sorelle troverebbero nella Patria di Martì non, come oggi, persecuzione, fame e tradimento ma asilo generoso, fraternità e pane. Cuba dovrebbe essere un baluardo di libertà, non un vergognoso anello del dispotismo”.

 

La solidarietà è, concettualmente, il vincolo che unisce uomini e popoli in modo che il benessere degli uni determina quello degli altri. Unione, adesione, responsabilità congiunta.

Per il popolo cubano la solidarietà è un principio umano universale, che accompagna l’uomo da quando sorge la società; si educa e si coltiva in famiglia, nella scuola, nella comunità, attraverso l’insegnamento; può trasformarsi in un valore nella personalità degli individui e giunge a diventare convinzione quando prende coscienza e si esprime nella condotta e nell’attitudine della famiglia, della comunità e nelle relazioni sociali che gli uomini stabiliscono tra loro, e nel nostro aiuto internazionale a tutti i popoli del pianeta che ne hanno bisogno.

 

Nell’assumere la presidenza del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL), Fidel riaffermò allora il carattere internazionalista e solidale della Rivoluzione Cubana, che oggi ha completa validità: “Nelle relazioni internazionali pratichiamo la nostra solidarietà con i fatti, non con le belle parole”, disse.

La più grande delle Antille non si è stancata di dimostrare al mondo il coraggio ed i valori altruistici che guidano la sua società, quell’uomo nuovo che ha formato e che stupisce il mondo per i suoi valori, principi, etica professionale, disinteresse ed umanesimo, qualità che si esprimono nel suo agire quotidiano, che riflettono gli insegnamenti del nostro eterno Comandante in Capo, che è stato una delle personalità più rilevanti del Movimento rivoluzionario mondiale contemporaneo, ed educatore – con il suo pensiero umanista e solidale – di milioni di giovani sul pianeta Terra.

Come lo espresse bene Fidel nel 1968:

“Oggi il nostro dovere di popolo povero e sottosviluppato è fare lo sforzo più grande per uscire dalla povertà, dalla miseria, dal sottosviluppo. Ma nel futuro non possiamo pensare alla ricchezza piena mentre ci sono altri paesi che hanno bisogno del nostro aiuto. Ed è necessario che, fin da ora, educhiamo il nostro popolo ed educhiamo i nostri figli a questo concetto del dovere internazionalista, a questo senso del dovere internazionalista.”.

 

Oggi la solidarietà cubana è arrivata nei più reconditi angoli del pianeta, facendo storia, raccogliendo il riconoscimento e la gratitudine di centinaia di migliaia di persone.

Come non essere solidali? Come non seguire l’eredità di Fidel quando disse: “Essere internazionalisti è saldare il nostro debito con l’umanità”.

Non c’è dubbio che lo spirito internazionalista e solidale che Fidel ha trasmesso al popolo cubano costituisce una delle sue più grandi eredità. Le statistiche sono eloquenti: più di 400 mila operatori sanitari hanno compiuto missioni internazionali, e in più di un’occasione in molti casi, in 164 nazioni.

 

Alcune di queste missioni sono vere e proprie imprese, come la lotta contro l’ebola in Africa, contro il colera ad Haiti, contro la sequela di disastri naturali come quelle compiute dalle brigate del Contingente Internazionale Henry Reeve  (Contingente Internazionale di Medici Specializzati in Situazioni di Disastri e Gravi Epidemie, n.d.t.)in Pakistan, Indonesia, Messico, Ecuador, Perù, Cile e Venezuela, tra altri paesi.

E a Cuba si sono formati – gratuitamente – 35.613 operatori sanitari di 138 paesi.

 

Ma Cuba ha fatto molto di più, anche nel mezzo della feroce campagna di diffamazione degli Stati Uniti contro i medici cubani. Numerosi governi hanno chiesto all’Isola caraibica la collaborazione del personale sanitario, protocolli di attuazione e medicinali per combattere la pandemia di Covid-19 che sta colpendo il mondo e strappando migliaia di vite.

Il fatto è che non si può tappare il sole con un dito …. Cuba ha offerto solidarietà ai popoli che ne avevano bisogno. Le sue brigate mediche si sono dispiegate su tutto il pianeta, con un atto di generosità senza precedenti per l’umanità. E per la prima volta nella ricca Europa.

 

Cuba lotta per un mondo salubre, la salute è un diritto di tutti e, per la nostra bella nazione antillana, l’essere umano viene al primo posto. Siamo altruisti e solidali per convinzione, siamo fedeli ai principi internazionalisti e alla nostra missione di salvare vite.

Attualmente 43 brigate sono attive in 33 paesi e 2.523 operatori sanitari curano pazienti vittime di quella letale malattia, disseminata su tutto il pianeta, con più di 50 milioni di contagiati dalla sua apparizione.

Come saldo di questa impresa  ci sono le voci di organizzazioni internazionali, personalità e popoli che sollecitano il Premio Nobel per la Pace ai medici cubani.

 

Cuba è un paese eccezionale, condivide ciò che ha e non ciò che le avanza, cura il corpo e l’anima e sparge semi d’amore, di salute e di fraternità in tutti gli angoli di questo mondo bisognoso.

Il dovere di un uomo è là dove egli è più utile…” così scriveva l’Eroe Nazionale José Martì in una lettera alla madre Doña Leonor Pérez il 25 marzo 1895. Anche se sono trascorsi 125 anni da quella lettera, è sempre evidente in quel cubano universale il profondo impegno con la società e l’infinito sentimento patriottico.

Sono proprio questi valori che oggi devono muovere il mondo, salvaguardare la vita, lottare per la salute, e questo è ciò che fanno i medici cubani.

Medici, non bombe” ha ripetuto il leader storico della Rivoluzione Cubana.

 

Questa è la nostra divisa. Salvare vite e condividere ciò che siamo e che abbiamo, al prezzo di qualsiasi sacrificio. E’ quello che offriamo al mondo dalle Nazioni Unite, a cui chiediamo solo un cambio corrispondente alla gravità del momento. “Siamo Cuba. Lottiamo uniti per la promozione della pace, della solidarietà e dello sviluppo” ha detto il presidente Miguel Diaz-Canel nel 75° periodo ordinario di sessioni dell’Assemblea generale dell’ONU.

 

Per questo – e per molto altro – siamo fedeli alla tua eredità, Fidel.

Grazie, viviamo eternamente orgogliosi di essere cubani e di esserci formati sotto la tua guida e le tue idee. Tu vivi per sempre nel cuore di tutti i cubani e di tutti i cittadini coraggiosi e degni di questo mondo.

 

(*) Professoressa cubana e collaboratrice della Brigata Medica Cubana in Gambia.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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