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Tra “Sportwashing” e boicottaggio, l’Arabia Saudita è un capro espiatorio

 di Nazanin Armanian (*); da: publico.es; 25.12.2019

 

  

Alcune organizzazioni sui diritti umani e anche gruppi di femministe hanno lanciato una campagna diretta agli atleti, ai club sportivi e agli organismi internazionali dello sport perchè boicottino il Regno dell’Arabia Saudita (RAS) per tre motivi:

  

1. La segregazione sessuale della donna nello sport. Certo, lo sport e il tempo libero in generale sono un diritto fondamentale delle persone, e nella teocrazia totalitaria di taglio medioevale dell’Arabia Saudita la discriminazione delle donne e delle bambine è sistematica. Il RAS, oltretutto, viola la Carta Olimpica e anche gli statuti della FIFA, che esigono la proibizione di ogni tipo di discriminazione nello sport per motivi di razza, religione, politica e genere. Il Comitato Olimpico Nazionale dell’Arabia Saudita non ha una sezione femminile. Alle Olimpiadi di Pechino non c’era una sola donna nelle rappresentanze dell’Arabia Saudita, del Qatar e del Brunei (e neppure nella direzione della stessa FIFA!), ma l’Oman, lo Yemen e gli Emirati Arabi Uniti (EAU) erano già usciti dalla lista dei misogini e avevano  inviato squadre miste a Pechino.

Le dure critiche al Comitato Olimpico Internazionale (COI) obbligarono il RAS a promettere che nei Giochi del 2012 tutte le squadre partecipanti avrebbero visto la partecipazione femminile nelle gare. La promessa non si realizzò, e il RAS fu espulso dai Giochi. Sarà a Londra nel 2016 che si porrà fine al monopolio maschile nei giochi olimpici.

Tre anni prima l’Arabia apriva il suo primo centro sportivo per le ragazze, che è privato e offre karate e yoga, mentre continuano ad essere proibite le attività sportive nelle scuole pubbliche femminili. Oltre ad essere discriminate nello sport, le donne di questo paese non possono scegliere i loro vestiti né i loro colori, né cantare, ballare, riunirsi in associazione per difendere i loro diritti (ci sono varie femministe incarcerate), né sposarsi, divorziare, portare i propri figli al pronto soccorso, ecc. senza il permesso di un tutore maschio, perchè sono considerate handicappate psichiche come sesso nonostante possano essere laureate in nanotecnologia spaziale. Si tratta delle leggi della Sharia, che sono applicate anche dai talebani afgani, e dal 1979 dagli ayatollah dell’Iran, trasformando la donna in un subgenere.

 

 

2. Scandalosa prevaricazione dei dirittti umani. Il brutale assassinio di Jamal Khashoggi da parte del futuro re  Mohammed bin Salman (MBS) in puro stile ‘Jack lo Squartatore’ è stato il punto di inflessione nel terrorismo di Stato del RAS, non perchè fosse qualcosa di inaudito ma perchè la stampa legata al Partito Democratico USA - che cerca di “qatarizzare” l’Arabia Saudita - e il presidente turco Tayyeb Erdogan (uno che è in lizza per essere la guida religiosa del “mondo sunnnita” contro i sauditi) lo hanno trasformato in un affare internazionale.

Quante persone avevano sofferto la stessa sorte senza fare notizia? Nell’aprile 2019 38 uomini furono decapitati e uno crocifisso, con il cadavere appeso per giorni in piazza. Di fatto gli sceicchi sauditi mostrarono sorpresa per il rumore levatosi su qualcosa che per loro è abituale. Amnesty International ha registrato nel 2018 circa 146 esecuzioni pubbliche, la terza cifra più alta del mondo, dietro la Cina e la teocrazia dell’Iran.

  

3. Il massacro del popolo yemenita per le bombe e anche per il criminale blocco degli alimenti e delle medicine, che ha provocato la crisi umanitaria più grave del mondo: ogni 10 minuti un bambino muore di fame, afferma l’Unicef. Ma chi sta attaccando lo Yemen è una coalizione formata da: USA, Regno Unito, Francia, EAU, Kuwait, Bahrein, Egitto, Giordania, Marocco, Sudan e Senegal.

 Qualcuno può pensare che senza l’appoggio di Washington alcuni sceicchi oserebbero distruggere uno stato così strategico, situato in uno dei sette stretti più vitali del mondo? Gli USA hanno rinnovato ilo blocco contro lo Yemen.

  

I difensori dei boicottaggio affermano che il loro obiettivo è:

 . Minare i benefici che le relazioni pubbliche dei giochi possono fornire al regime saudita.

 . Fare pressione sul RAS perchè rispetti i diritti e le libertà del popolo, come fu fatto con il Sudafrica dell’apartheid. Bene, il regime razzista di questo paese fu sottomesso ad un castigo economico, politico, diplomatico e anche sportivo per vari decenni, mentre il mondo ha bisogno dei 10 milioni di barili di petrolio che l’Arabia Saudita esporta ogni giorno.

 . Impedire la “normalizzazione” del RAS nella comunità internazionale. Davvero? Quando il Congresso USA approvò nel 2016 la risoluzione che attribuiva a Riad la responsabilità degli attentati dell’11 settembre permettendo alle vittime di portarlo  davanti ai tribunali, il presidente Obama si rifiutò di ratificarla: la metà degli investimenti nell’industria petrolifera USA è del paese arabo, che minacciò di ritirarli facendo crollare non solo l’economia USA ma quella del mondo. Ciò nonostante Washington ha così tanto potere sul RAS che Donald Trump ha minacciato il Re Salman di scalzarlo dal potere in dieci giorni se non avesse abbassato il prezzo del petrolio. Quindi è meglio far pressioni sugli USA perchè faccia dei miglioramenti nella sua colonia autonoma.

  

“Sportwashing” dell’Arabia Saudita

 Non c’è dubbio che Riad stia utilizzando lo sport per lavare la sua immagine, più sporca che mai per i suoi crimini nello Yemen e nell’assassinio di Khashoggi. Non molto tempo fa gli sceicchi si opponevano agli eventi sportivi, perchè “sviano l’attenzione del credente dai compiti religiosi”, pretesto per mantenere l’oppressione sulla popolazione. Ma la situazione è cambiata perchè i pozzi petroliferi del paese si stanno seccando e la “Vision 2030” di Mohammed bin Salman prevede di sviluppare altri settori dell’economia, utilizzando la mano d’opera a poco prezzo delle donne; egli manterrà gli stessi obiettivi di controllo dei cittadini divertendoli e senza cedere il potere.

 Per cui: ha cancellato l’obbligo agli stabilimenti pubblici (ristoranti, ospedali ecc.) di avere due accessi separati, uno per le famiglie e l’altro per gli uomini celibi; ha aperto le porte degli stadi alle donne e ha messo una principessa, Reema bint Bandar, a capo della Federazione Saudita degli Sport Comunitari; infine ha permesso di guidare alle donne; ha ridotto il campo di azione della polizia morale, la cui missione è “proteggere la virtù” e “prevenire il vizio”, e ha appena alzato a 18 anni l’età per sposarsi per entrambi i sessi, mettendo fine alla pedofilia legale.

 Nel dicembre 2019 ha convinto – con 70 milioni di dollari -  il pugilatore britannico Anthony Joshua a combattere con il messicano Andy Ruiz Jr. in Arabia Saudita. Ha anche ottenuto, a colpi di molti milioni di euro, che le Supercoppe di Italia e Spagna si celebrino nella terra di Maometto; in cambio – visto che nell’economia di mercato tutto è in vendita, anche il fanatismo – gli sceicchi permetteranno alle donne di sedersi negli stadi, non più separate dai loro uomini ma dove vorranno.

 

Come risultato la “Nuova Arabia Saudita” sarà come qualsiasi altra dittatura capitalista del Golfo Persico: non ci saranno partiti politici progressisti, sindacati operai o organizzazioni femministe ma musica spazzatura, hotels oscenamente di lusso, McDonald e gare di rally che distruggeranno i suoi bei deserti.

  

E’ più criminale quel politico che non mette a morte i suoi cittadini (grazie alla lotta delle forze progressiste che hanno abolito la pena di morte) ma trasforma in cenere con le sue bombe le persone di altre nazioni considerate “Untermenschen” (uomini inferiori, n.d.t.)?

  

Lo sport e gli interessi non tanto nascosti

 L’Associazione di Football della Palestina (AFP, fondata nel 1928, due decenni prima della nascita di Israele) denuncia gli organismi sportivi internazionali perchè fanno finta di non vedere le continue violazioni dei diritti sportivi palestinesi da parte di Israele, come:

 . la formazione di varie squadre da parte dei coloni ebrei nei territori occupati.

 . Il bombardamento delle sue installazioni sportive: lo Stadio di Gaza, con una capacità di 10.000 tifosi, fu attaccato il 1° aprile 2006 e ancora il 19 novembre 2012. I giocatori palestinesi dovettero abbandonare il campo, nel gennaio 2019, dopo un attacco israeliano con gas lacrimogeni.

 . Perchè Israele sospende, quando vuole e col pretesto di “motivi di sicurezza”, le partite della Coppa Palestina che giocano le squadre di Cisgiordania e Gaza. Il 23 settembre 2019 Israele ha impedito che la squadra di Gaza andasse in Cisgiordania per disputare la finale della coppa.

  

Il Movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) che cerca di isolare Israele a livello mondiale e di ottenerne  l’espulsione dalla FIFA per i suoi crimini contro i palestinesi ha cercato, nel novembre 2019, di far cancellare una partita tra le nazionali di Argentina e Uruguay programmata a Tel Aviv: non c’è riuscito.  Invece Jibril Rajoub, presidente della AFP, è stato condannato ad una multa di 20.000 dollari per aver “incitato all’odio e alla violenza” nell’aver chiesto il boicottaggio di questa partita.

  

. Nel 1978 la FIFA celebrò la Coppa del Mondo nell’Argentina governata dalla brutale dittatura di Jorge Rafael Videla. Il regime murò letteralmente i quartieri poveri di Buenos Aires per nascondere la loro vergogna, e sequestrò e assassinò centinaia di dissidenti e critici.

 

. Nel 1980 le Olimpiadi di Mosca furono sanzionate dal presidente Jimmy Carter col pretesto della “invasione sovietica dell’Afganistan” nascondendo, come ora confessa anche Donald Trump, che i sovietici entrarono nel paese su richiesta del governo socialista afgano sei mesi dopo l’invasione del paese asiatico da parte di un “esercito privato degli USA”, ossia di decine di migliaia di terroristi yihaidisti. Come rappresaglia, l’Unione Sovietica e altri 14 paesi non parteciparono ai Giochi di Los Angeles 1984.

 

. Nel 1986, salvo i paesi che erano bombardati da Stati Uniti, Regno Unito e Francia, tutti gli altri parteciparono ai Giochi Olimpici di Atlanta. E quando cinque membri del Consiglio di Sicurezza imposero criminali sanzioni economiche contro il popolo iracheno, uccidendo circa due milioni di esseri umani per fame e malattie, nessuno chiese il boicottaggio dei giochi.

 

. Nel 2012, quando si celebrarono i Giochi di Londra, le atrocità commesse dalle truppe britanniche in Afganistan e Iraq (anche se vennero ufficialmente alla luce nel 2019) erano di dominio pubblico: torture, pestaggi, abusi sessuali dei detenuti e assassinii; ma Tony Blair, il criminale della guerra in Iraq che dovrebbe stare in galera, fu colui che inaugurò la Coppa del Mondo, come se niente fosse.

  

A fronte di questa cruda e manipolata realtà, l’Arabia Saudita non è certo l’unica a meritare di essere esclusa dagli incontri sportivi.  Possiamo sperare – questo sì – che nessun capo di Stato partecipi alle cerimonie di inaugurazione, regalando i giochi ai cittadini, solo per salvare le apparenze.

 

 

(*) Giornalista iraniano-spagnola, scrive sul quotidiano Publico.

  

(traduzione di Daniela Trollio

 Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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