AUGURI

 

Auguri di buone feste

 

 

E’ di nuovo Natale e poi verrà Capodanno. Quest’anno vogliamo farvi, con l’aiuto di altri,

                   i nostri auguri.

 

 

La novella più conosciuta in Occidente riguardo a questo periodo è senz’altro il “Racconto di Natale” di Charles Dickens.  Scritta nel 1843, nel pieno splendore del capitalismo in Inghilterra, la novella parla del signor Scrooge, il prototipo del capitalista, un uomo avaro che maltratta i suoi impiegati, disprezza i poveri e odia le festività perché non lo rendono “neanche per un’ora più ricco”.

 “La porta dell’ufficio del signor Scrooge restava aperta in modo che egli potesse vedere il suo impiegato che stava copiando delle lettere in una deprimente e piccola cella, una specie di cisterna. Scrooge aveva un fuoco molto piccolo, ma quello del suo impiegato lo era ancor più: un solo tizzone. Ma lui non poteva riempire la stufa perché Scrooge teneva il carbone nel suo ufficio”. Il 24 dicembre appaiono a Scrooge tre fantasmi: quello del passato, quello del presente e quello del futuro, per cercare di far cambiare la sua vita.

  

Dickens non era un marxista, ma credeva che ci potessero essere padroni buoni e che si potessero aiutare i poveri, le donne e i bambini, soprattutto quelli che – allora come ora – lavoravano in bestiali condizioni. Dickens era un fiero oppositore  dello sfruttamento infantile perché, dopo che il padre fu imprigionato per debiti, dovette andare a lavorare in una fabbrica di lucidi da scarpe, la Warren's Blacking Warehouse, per 10 ore al giorno.

 

E così, dato che il Natale è per antonomasia la festa dei bambini, condividiamo anche uno dei “decreti” del sacerdote brasiliano Frei Betto, che ordina: “strappiamo la spada dalle mani di Erode e nessun bambino verrà colpito o umiliato, o condannato al lavoro precoce e alla violenza sessuale. Tutti avranno diritto alla tenerezza e all’allegria, alla salute e alla scuola, al pane e alla pace, al sogno e alla bellezza”.

 

  

Perché, mai come oggi, è di attualità la descrizione che fa Leon Trotsky dell’infanzia. “Si considera l’infanzia il periodo più felice della vita. Lo è davvero? Lo è solo per alcuni, molto pochi. Questo mito romantico della fanciullezza ha origine nella letteratura tradizionale dei privilegiati. Quelli che hanno goduto di una fanciullezza facile e radiosa in seno ad una famiglia ricca e colta, senza mancare di nulla, tra giochi e carezze, di solito ricordano, di quei tempi, un prato pieno di sole che apre il cammino della vita. E’ l’idea perfettamente aristocratica dell’infanzia ….. Per l’immensa maggioranza delle persone, nel caso ripensino a quegli anni, l’infanzia è l’evocazione di un’epoca oscura, piena di fame e di soggezione. La vita scarica i suoi colpi sul debole, e nessuno è più debole di un bambino”.

  

Dickens ci lasciò, con il  “Racconto di Natale” e altri romanzi, una descrizione della sua epoca e delle terribili condizioni di vita della classe lavoratrice, che cresceva attorno alle fabbriche delle città inglesi. Di lui – e di altri scrittori vittoriani – Karl Marx , suo contemporaneo scriveva: “hanno detto al mondo più verità politiche e sociali di quelle che hanno detto tutti i politici, i giornalisti e i moralisti professionali”.

  

E poiché, a  ben vedere, non è cambiato molto per noi lavoratori sfruttati e oppressi di tutto il mondo, nonostante siano passati più di 150 anni, facciamoci allora gli auguri e continuiamo a sognare - e soprattutto a lottare - per conquistare un mondo senza sfruttamento né oppressione, che noi continuiamo a chiamare SOCIALISMO.

 

                                                       Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli

 

(ringraziamo per l’ispirazione il sacerdote brasiliano Frei Betto e la professoressa spagnola di letteratura Alicia Mella)

 

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