AMAZZONIA

Amazzonia 

Era il lontano 12 giugno 1992 (27 anni fa!) e Fidel Castro - intervenendo alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo che si teneva proprio in Brasile, a Rio de Janeiro -  pronunciava il seguente discorso: 

 

Sig. Presidente del Brasile, Fernando Collor de Mello

Sig. Segretario Generale delle Nazioni Unite, Butros Ghali;

Eccellenze:

Un’importante specie biologica è a rischio di scomparire per la rapida e progressiva liquidazione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo.

Prendiamo ora coscienza di questo problema, quando è quasi tardi per impedirlo.

 

E’ necessario segnalare che le società del consumo sono le responsabili fondamentali dell’atroce distruzione dell’ambiente. Esse nacquero dalle antiche metropoli coloniali e da politiche imperiali che, a loro volta, generarono  l’arretratezza e la povertà che oggi colpiscono l’immensa maggioranza dell’umanità.

Con solo il 20 per cento della popolazione mondiale, esse consumano due terzi dei metalli e tre quarti dell’energia che si produce nel mondo. Hanno avvelenato mari e fiumi, hanno contaminato l’aria, hanno indebolito e perforato la cappa di ozono, hanno saturato l’atmosfera di gas che alterano le condizioni climatiche con gli effetti catastrofici che già cominciamo a soffrire.

I boschi spariscono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile finiscono ogni anno in mare. Numerose specie si estinguono. La pressione della popolazione e la povertà conducono a sforzi disperati per sopravvivere, anche a costo della natura.

 

Non è possibile incolpare di questo i paesi del Terzo Mondo, colonie ieri, nazioni sfruttate e saccheggiate oggi da un ordine economico mondiale ingiusto.

La soluzione non può essere impedire lo sviluppo di quelli che ne hanno più bisogno. La realtà è che tutto ciò che oggi contribuisce al sottosviluppo e alla povertà costituisce una flagrante violazione all’ecologia. Decine di migliaia di uomini, donne e bambini muoiono ogni anno nel Terzo Mondo in conseguenza di questo, più che in ognuna delle due guerre mondiali. L’interscambio disuguale, il protezionismo e il debito estero aggrediscono l’ecologia e propiziano la distruzione dell’ambiente.

 

Se si vuole salvare l’umanità da questa autodistruzione, bisogna distribuire meglio le ricchezze e le tecnologie disponibili sul pianeta. Meno lusso e meno spreco  in pochi paesi perchè ci sia meno povertà e meno fame su gran parte della Terra. Basta trasferimento nel Terzo Mondo di stili di vita e abitudini di consumo che rovinano l’ambiente. Che tutta la scienza necessaria sia utilizzata per uno sviluppo sostenibile senza contaminazione. Che si paghi il debito ecologico, non il debito estero. Sparisca la fame, non l’uomo!

 

Quando le presunte minacce del comunismo sono sparite e non ci sono più pretesti per guerre fredde, corsa agli armamenti e spese militari, cosa impedisce di dedicare immediatamente queste risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e a combattere la minaccia di distruzione ecologica del pianeta?

Finiscano gli egoismi, cessino gli egemonismi, l’insensibilità, l’irresponsabilità e l’inganno.

Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare molto tempo fa.

Grazie.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

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