GIORNATA DEL RIFUGIATO POLITICO

 

Migranti e rifugiati politici

 

Michele Michelino (*)

 

Sulla pelle dei migranti è in atto una campagna che ha fatto la fortuna elettorale di diversi partiti, dalla Lega di Salvini al M5 Stelle Di Maio e Grillo, ma questo è un tema abbastanza traversale che accumuna anche partiti di centrosinistra a cominciare dal PD.

 

La caccia e il disprezzo razzista verso lo “straniero” fanno ormai parte del pensiero dominante di un popolo – il nostro - che ha dimenticato che migliaia di suoi fratelli, connazionali, sono stati costretti a spargersi per il mondo quando gli stranieri eravamo noi.

 

Chi si scrive non ha mai dimenticato i racconti del padre e dei suoi amici e compagni, meridionali venuti al nord in cerca di lavoro e in seguito, per mancanza di lavoro, trasferitisi in Germania. Più volte ho ascoltato di nascosto i racconti di mio padre che diceva a mia madre, quando tornava a casa, che gli italiani, al pari di altri lavoratori, turchi, spagnoli ecc., costretti a emigrare per guadagnarsi il pane, erano considerati esseri umani di serie b. In Germania questi lavoratori vivevano in baracche e quelli che non avevano il permesso di lavoro erano “clandestini” e spesso quando al sabato sera si ritrovavano fra compaesani a causa di qualche zuffa che inevitabilmente scoppiava fra alcuni  quando si è lontani da casa e il sabato sera è l’unica occasione di svago, tutti gli italiani venivano identificati come mafiosi e attaccabrighe e per questo era impedito loro di entrare in alcuni bar o caffè dove campeggiava  la scritta “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.

 

Anche nella Repubblica Italiana nata dalla Resistenza la divisione fra il nord e sud dell’Italia non si è mai sanata e allora era ancora più evidente. Le fabbriche del “miracolo economico” di Milano e di Torino reclutavano manodopera dal sud e dal Veneto, costringendo al trasferimento coatto decine di miglia di persone senza fornirgli adeguati servizi. Quelli erano gli anni in cui a Torino e Milano nelle portinerie dei palazzi erano affissi cartelli con la scritta “qui non si affittano case ai meridionali” costringendo molti lavoratori a dormire nelle macchine dismesse o a occupare le case sfitte o appena costruite (come succede oggi agli esseri umani chiamati “extracomunitari”). I loro figli erano chiamati “i fiò del terùn” (i figli dei terroni).

 

I paesi occidentali, capitalisti, l’imperialismo - compreso quello italiano - prima depredano le risorse, le materie prime con le guerre di rapina, distruggendo le economie locali dei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina costringendo milioni di esseri umani a fuggire dalle guerre e dalla fame e poi, ipocritamente, davanti agli esodi di massa parlano di invasione e mobilitano gli eserciti e la polizia alle frontiere.

 

Prima con le guerre imperialiste, il neocolonialismo, lo sfruttamento delle risorse del paese costringono alla fame interi popoli causando i flussi migratori poi si lamentano se questi vogliono rifugiarsi nei loro paesi .

 

La penetrazione economica delle economie imperialiste in paesi sovrani distrugge le economie locali, costringe alla fame e alla sete milioni di persone nel mondo provocando nuove forme di schiavitù. 

 

L’ultimo esempio del respingimento della nave Aquarius dai porti italiani attuato dal governo giallo-verde di leghisti e 5 Stelle, è l’esempio lampante dell’ipocrisia dei difensori dei “valori cristiani” e chi, come il Ministro dell’Interno Salvini, ha fatto la campagna elettorale e i comizi con in mano il rosario ostentato.

 

Che cosa sarebbe successo se invece di migranti sulla nave Aquarius al posto di 629 profughi a bordo, ci fossero stati degli animali in quelle pessime condizioni? Sarebbero stati considerati animali “clandestini” da abbattere o da salvare? 

 

I benpensanti di tutti gli schieramenti politici sarebbero insorti. 

 

La maggioranza della popolazione sarebbe insorta indignata; in primis i due vice primi ministri a caccia di voti e consensi per le prossime tornate elettorali.

 

 In realtà come dimostra il grafico che riportiamo l’Italia è il paese che ha meno rifugiati in Europa.

 

E ancora la proposta del Ministro dell’Interno Salvini di schedare i Rom (dimenticandosi della Costituzione Italiana e che molti che vivono nei campi sono nomadi di cittadinanza italiana al pari di Salvini) è in continuità con le leggi razziali dei regimi nazisti e fascisti

 

L’ipocrisia dei razzisti del governo gialloverde del “cambiamento”, in particolare del Ministro dell’interno, nasconde la realtà, quella di essere forte coi deboli e servi dei poteri forti che a parole dicono di voler combattere. I difensori del libero mercato che rivendicano la libera circolazione delle merci e dei capitali, la sovranità nazionale prima di tutto, si inchinano ai capitalisti di ogni colore, ai ricchi, al capitale internazionale e transazionale, mentre trattano gli esseri umani poveri peggio degli animali. 

 

Con la parola d’ordine “prima gli italiani” la Lega - ma anche il movimento 5Stelle - hanno fatto il pieno dell’elettorato piccolo borghese e, in mancanza di un’organizzazione che rappresenti gli interessi immediati e storici della classe operaia e proletaria, hanno  raccolto consensi e voti anche fra gli sfruttati, illusi di poter mantenere i loro “miserabili privilegi” (cosi oggi vengono definiti dai borghesi i diritti conquistati con le lotte operaie che oggi stanno smantellando), convinti che i migranti siano la causa del peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.

 

In realtà il nemico degli italiani è in casa loro e non sono gli immigrati che arrivano con i barconi. 

 

Sono i padroni, i borghesi che sfruttano la forza lavoro al di là del colore della pelle, e che attraverso la concorrenza fra proletari abbassano a tutti il salario. 

 

Il governo del “cambiamento” si esprime a parole contro l’Europa e i poteri forti, rivendica la sovranità nazionale nei servizi TV, ma si genuflette davanti all'imperialismo europeo, e in particolare quello americano: il governo continua a pagare oltre 80 milioni di euro al giorno per sostenere le guerre e le missioni dei militari italiani impegnati nelle guerre di rapina nel mondo. 

 

I sostenitori dello slogan “padroni a casa nostra” accettano senza discutere la servitù militare cedendo, come già i precedenti governi borghesi che governano nell’interesse dei padroni, molte parti del territorio dello  stato italiano a uno stato estero (USA) e alla Nato, mantenendo e accollandosi i costi delle 120 basi dichiarate, ufficialmente, oltre a 20 basi militari Usa totalmente segrete ed ad un numero variabile (al momento sono una sessantina) d’insediamenti militari o semplicemente residenziali con la presenza di militari USA, senza sapere dove siano ubicate le armi, anche se è risaputo che molte basi sono provviste di atomiche “tattiche” tanto da far considerare l’Italia la più importante portaerei USA del Mediterraneo.

 

 

In Italia ci sono più di 100 miliardi di evasione fiscale, altri 100 miliardi si calcola siano le spese per la burocrazia, altrettante sono il costo della corruzione.

 

Milioni di persone sono senza lavoro e senza pensione, ma Salvini - scaricando la colpa di tutti i mali sui migranti - dichiara che la “festa è finita” così come “le crociere”, come se attraversare il mare su barconi fatiscenti fosse una crociera; fa la guerra ai migranti, badate bene non ai padroni che li sfruttano per pochi euro nella raccolta degli ortaggi e della frutta, ma alle ONLUS e alle cooperative solidali, riducendo la spesa per la solidarietà (che in massima parte proviene dai fondo europei): secondo il Ministro dell’Interno oggi la spesa di 5 miliardi per i migranti è insostenibile. 

 

Dividere i lavoratori in base al colore della pelle, alla nazionalità, mettendoli in concorrenza fra di loro è utile solo ai padroni e ai loro governi. Gli operai nel sistema capitalista non hanno patria ma sono solo forza lavoro al servizio del capitale, da sfruttare quando l’industria tira e licenziare quando non servono più a valorizzare il capitale.

 

Gli operai, i proletari, sono una classe internazionale con gli stessi interessi. Schiavi nel sistema capitalista che lottano per la loro liberazione dalle catene e dallo sfruttamento dell’uomo sull'uomo per loro e per tutta l’umanità. 

 

Parafrasando Salvini anche noi diciamo che il nemico è in casa nostra ma non sono i migranti economici o i rifugiati politici, ma sono i padroni e i loro governi (oggi gialloverde).

 

Nella nostra lotta di resistenza, e per il potere operaio e il socialismo contro l’imperialismo mondiale cominciamo a combattere prima i padroni Italiani e il loro governo.

 

Sulle nostre bandiere riscriviamo il motto: Proletari di tutto il mondo uniamoci. 

 

 

(*) Anteprima del periodico comunista di politica e cultura nuova unità              n.4/2018

 

 

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