AHED TAMINI

Ahed Tamimi condannata a otto mesi di prigione per aver resistito ad uno scagnozzo israeliano

 

 

Da: lahaine.org; 22.3.2018

 

 

L’attivista palestinese Ahed Tamimi è stata condannata mercoledì (21 marzo) ad una ingiusta pena di otto mesi di prigione e ad una multa di 5.000 shekel (1.168 euro) per aver contrastato l’entrata illegale in casa sua di uno scagnozzo dell’esercito israeliano e per aver “convocato manifestazioni”, nonostante avesse 16 anni al momento della sua detenzione, secondo informazioni della Ong Avaaz.

 

L’adolescente,  in carcerazione preventiva da dicembre, verrà messa in libertà il prossimo luglio grazie alla pressione interna e internazionale che ha obbligato la Procura Militare di Israele e il Tribunale a cancellare alcuni dei dodici reati che pesavano su di lei e per i quali rischiava una pena di almeno tre anni di carcere.

 

La giovane di 17 anni è comparsa il pomeriggio davanti alla Corte Militare, ubicata nella prigione israeliana di Ofer, nel territorio occupato di Cisgiordania, accusata di dodici reati. “Non c’è giustizia sotto l’occupazione israeliana” ha detto alla Corte sulla sua condanna alla fine del giudizio, iniziato lo scorso 31 gennaio.

 

La condanna riguarda anche sua madre Narima, condannata ad altri otto mesi di prigione e ad una multa di 6.000 shekel (1.400 euro), che appare anch’essa nel video per il quale è stata arrestata Ahed, e la cugina di questa, Nour, che è in libertà provvisoria ma che sarà condannata alla prigione se verrà accusata di reati simili nei prossimi tre anni.

 

L’udienza è stata celebrata a porte chiuse, nonostante la difesa avesse chiesto che fosse pubblica, richiesta che il Tribunale militare del regime sionista ha rifiutato. La Polizia di Israele, in un comunicato, ha informato dell’arresto di una donna palestinese che era presente all’udienza e che ha schiaffeggiato un procuratore militare.

 

Il video per il quale Ahed è stata arrestata mostrava l’adolescente, allora di 16 anni, che insultava e resisteva ai soldati israeliani che erano entrati con la forza nel cortile di casa sua, nella città cisgiordana di Nabi Saleh. Ahed è stata accusata – tra altri reati, alcuni dei quali per fatti avvenuti nel 2016 – di aver attaccato le forze di sicurezza, di aver proferito minacce, di aver gettato pietre e di aver partecipato a manifestazioni ‘violente’.

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