LA STORIA E LE MENZOGNE IMPERIALISTE

 

 

 

Test-media: quanto valeva la nostra informazione sulla frammentazione della Yugoslavia?

 

di Michel Collon (*)

 

(articolo pubblicato su lahaine.org il 13.3.2006, riprodotto ora nel momento della mediatica (e menzognera) propaganda occidentale sull’aggressione alla Yugoslavia dopo la condanna a Ratko Mladic). 

 

Le grandi potenze avevano delle strategie segrete? Ci furono menzogne e propaganda di guerra? Per avere le idee chiare e capire come vi informeranno nelle prossime ore i mezzi di comunicazione, ecco qui un piccolo media-test che vi proponiamo.

 

Venti o trent’anni dopo si finisce sempre per scoprire che i media ci avevano presentato una versione ingannevole e abbellita delle guerre fatte dai nostri governi: Suez, Algeria, Vietnam …. Quando dovremo ancora aspettare per fare un bilancio della guerra contro la Yugoslavia e scoprire quanto ci è stato nascosto?

 

 

Questionario

 

1. La guerra cominciò nel 1991 con le secessioni slavacche e croate?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

2. La Germania provocò deliberatamente la guerra civile?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

3. Gli USA rimasero davvero “passivi e disinteressati” in questa guerra?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

4. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale parteciparono alla frammentazione del paese?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

5. I massmedia presentarono un’immagine ingannevole di Tudjman e di Izetbegovic, “nostri amici”?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

6. I media nascosero i dati essenziali della storia e della geografia della Bosnia?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

7. Era corretto lo schema “serbi aggressori, croati e musulmani vittime”?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

8. La Serbia mise in atto un programma di pulizia etnica?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

9. I media ci informarono correttamente su Srebrenica?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

10. Le prime vittime della guerra furono assassinate dai serbi?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

11. Era falso il celebre annuncio dei “campi di concentramento”?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

12. Ci informarono della verità sui tre grandi massacri di Sarajevo?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

13. La più vasta pulizia etnica della guerra fu commessa dall’esercito croato?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

14. Gli USA utilizzarono bombe all’uranio anche in Bosnia?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

15. La guerra contro la Yugoslavia è stata l’unica “guerra buona” degli USA?

 

O Sí - O No - O Non lo so

 

 

Risposte

 

1. La guerra cominciò nel 1991 con le secessioni slavacche e croate?

 

NO. Nel 1979 il BND (la CIA tedesca) invia a Zagabria una squadra di agenti segreti. Missione: appoggiare Franjo Tudjman, razzista che diffonde attivamente l’odio etnico e predica la frammentazione della Yugoslavia. La Germania appoggia e finanzia questo Le Pen croato e gli invierà armi prima della guerra. Con che obiettivo? Berlino non ha mai ammesso l’esistenza dello Stato unitario yugoslavo che gli ha resistito coraggiosamente durante le due guerre mondiali. Nel tornare a spezzare la Yugoslavia in mini-stati facili da sottomettere, la Germania vuole controllare i Balcani. Una zona economica da annettersi, per posizionare lì le sue aziende, esportare i suoi prodotti e dominare il mercato. Una via strategica verso il Medio Oriente, il Caucaso, il petrolio e il gas. Nel 1992 il ministro bavarese dell’Interno dichiara: “Helmut Kohl ha ottenuto quello che non ottennero né l’imperatore Guglielmo né Hitler”.

 

 

2. La Germania provocò deliberatamente la guerra civile?

 

SI. All’inizio del vertice di Maastricht, nel 1991, il cancelliere tedesco Kohl è l’unico che vuole frammentare la Yugoslvia e riconoscere precipitosamente le “indipendenze” di Slovenia e Croazia, in spregio al diritto internazionale e alla Costituzione yugoslava, ma l’ascesa della potenza tedesca imporrà a tutti i suoi soci questa follia. Parigi e Londra si allineano. Secondo il londinese The Observer: “Il primo ministro (britannico) Major pagò un prezzo molto alto appoggiando la politica yugoslava della Germania che, secondo tutti gli osservatori, fece precipitare la guerra”. In effetti tutti gli esperti avevano avvertito che un simile “riconoscimento” avrebbe provocato una guerra civile. Perché? 1. In quasi tutte le repubbliche della Yugoslavia si mescolavano diverse nazionalità. Dividere i territori era assurdo tanto quanto dividere Parigi o Londra in quartieri etnicamente puri. 2. Favorendo il neofascista croato Tudjman e il nazionalista musulmano Izetbegovic (in gioventù collaboratore di Hitler) era evidente che si sarebbe provocato il panico tra la grande minoranza serba che da secoli viveva in Croazia e in Bosnia. Ogni famiglia serba aveva perduto almeno un membro nel terribile genocidio commesso dai fascisti croati e musulmani, agenti della Germania, tra il 1941 e il 1945. Solo la Yugoslavia di Tito aveva potuto riportare la pace, l’uguaglianza, la coesistenza. Ma Berlino, e poi Washington, volevano spezzare a qualsiasi costo questo paese “troppo a sinistra” (vedi domanda n.4)

 

3. Gli USA rimasero davvero “passivi e disinteressati” in questa guerra?

 

NO. Lord Owen, inviato speciale dell’Unione Europea in Bosnia, e quindi osservatore privilegiato, scrisse nelle sue Memorie: “Rispetto molto gli USA. Ma, durante questi ultimi anni (1992-1995), la diplomazia di questo paese è colpevole di aver inutilmente prolungato la guerra in Bosnia”. Qual è il loro obiettivo? Dato che i tedeschi erano occupati nel prendere il controllo della Slovenia, della Croazia e di lì a poco della Bosnia, allora Washington fece pressioni su Izetbegovic, il dirigente nazionalista musulmano di Sarajevo: “Non firmate alcun accordo di pace proposto dagli europei. Faremo sì che voi vinciate la guerra sul terreno”. In questo modo Washington prolungò per due anni le terribili sofferenze inflitte a tutta la popolazione della Bosnia. Quali erano i motivi? 1. Spogliare Berlino delle sue posizioni acquisite nella regione strategica dei Balcani. 2. Dividere e indebolire l’Unione Europea. 3. Fare della NATO il gendarme del continente europeo. 4. Togliere alla Russia qualsiasi accesso al Mediterraneo. 5. Imporre la propria direzione politica e militare per le altre guerre in preparazione. Perché, allo stesso tempo, la guerra contro la Yugoslavia era una guerra larvata contro l’Europa. Dopo la caduta del Muro, gli strateghi USA volevano impedire a qualsiasi prezzo che emergesse una superpotenza europea. Per questo è stato fatto l’impossibili per indebolirla politicamente e militarmente.

 

 

4. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale parteciparono alla frammentazione del paese?

 

SI. Nel dicembre 1989 il FMI impone condizioni draconiane alla Yugoslavia, il cui primo ministro liberale, Markovic, mendica l’aiuto di Geoge Bush padre. L’obiettivo dell’ “aiuto” sarà in realtà destabilizzare e far crollare le grandi imprese statali. La Banca Mondiale smantella il sistema bancario, licenzia 525.000 lavoratori in un anno  e, poi, reclama la soppressione di due posti di lavoro su tre. Il livello di vita scende drammaticamente. Questi diktat e l’aumento degli scioperi di solidarietà in tutte le repubbliche esacerbano le contraddizioni tra i dirigenti delle distinte repubbliche a cui Belgrado non può più inviare fondi. Per uscire da tale situazione, questi dirigenti ricorsero alla tattica della divisione e alla promozione dell’odio nazionalista. Questa guerra fu incoraggiata dall’esterno. Come molte altre. La guerra contro la Yugoslavia fu una guerra di globalizzazione. Tutte le grandi potenze occidentali cercavano di liquidare il sistema economico troppo di sinistra della Yugoslavia: un settore pubblico forte, importanti diritti sociali, relativa resistenza alle multinazionali … Il 4 agosto 1996 il Washington Post  esponeva le vere ragioni delle diverse guerre contro la Yugoslavia con questo rimprovero (questa minaccia?): “Milosevic non è riuscito a capire il messaggio politico della caduta del Muro di Berlino. Altri politici comunisti hanno accettato il modello occidentale, ma Milosevic è andato in un’altra direzione”.

 

 

5. I massmedia presentarono un’immagine ingannevole di Tudjman e di Izetbegovic, “nostri amici”?

 

SI. I dirigenti ultra-nazionalisti croati e musulmani furono presentati come autentiche vittime, come grandi democratici antirazzisti. E, invece, sia il loro passato che il loro presente avrebbe dovuto metterci in guardia. Nel prendere il potere, Franjo Tudjman dichiarò: “Sono contento che mia moglie non sia né ebrea né serba”. Egli si affrettò a cambiare i nomi delle vie che portavano il nome degli antifascisti, ristabilì la moneta e la bandiera del regime fascista genocida e modificò la Costituzione per cominciare l’espulsione dei serbi. Nel 1990 Izetbegovic fece la sua campagna elettorale tornando a pubblicare la sua “Dichiarazione islamica”: “Non esiste pace né coesistenza tra la religione islamica e le istituzioni sociali e politiche non islamiche”. Instaurò un regime corrotto e mafioso, basato principalmente su un lucroso mercato nero e sull’appropriazione degli aiuti internazionali. Con la benedizione di Washington invitò i mercenari islamisti, specialmente al-Qaeda. Una volta cominciata la guerra, vennero commessi crimini terribili nei tre campi, ma, nel nascondere questi precedenti, si riuscì a far sì che la situazione fosse incomprensibile.

 

 

6. I media nascosero i dati essenziali della storia e della geografia della Bosnia?

 

SI. Ci hanno fatto credere che i serbi fossero gli aggressori che invadevano la Bosnia “dall’esterno”. In realtà in Bosnia abitavano, da secoli, tre gruppi nazionali: musulmani (43%), serbi (31%) e croati (17%). Senza dimenticare un 7% di “yugoslavi” nati da matrimoni misti o coloro che avevano preferire lasciarsi dietro la miseria. Spartire la Bosnia tra i gruppi nazionali, come l’Unione Europea continuava ad imporre, era assurdo e pericoloso, visto che queste diverse popolazioni erano completamente mescolate: i musulmani vivevano soprattutto nelle città, mentre serbi e croati erano principalmente contadini ed erano dispersi in tutta la regione. Non si poteva dividere la Bosnia senza una guerra civile. Di fatto la popolazione serba di Bosnia non lottava per invadere i territori “degli altri” ma per conservare le sue terre o per creare corridoi di comunicazione tra esse. Una situazione assurda e sanguinosa con tutti i disordini di una guerra civile, ma questa guerra civile fu provocata dalle grandi potenze (vedi domanda 4.)

 

 

7. Era corretto lo schema “serbi aggressori, croati e musulmani vittime”?

 

NO. Il generale belga Briquemont, al comando delle forze dell’ONU in Bosnia dal giugno del ’93 al gennaio del ’94, si trovava in posizione privilegiata per dichiarare: “la disinformazione è totale (...) La televisione ha bisogno di un capro espiatorio. Al momento c’è totale unanimità nella condanna dei serbi e questo non facilita la ricerca di una soluzione. Non credo si possa considerare il problema della ex Yugoslavia e della Bosnia-Erzegovina unicamente dal punto di vista anti-serbo. E’ molto più complicato di così. Un giorno, in piena guerra croato-musulmana, avevamo informato sui massacri commessi dall’esercito musulmano. Un giornalista statunitense mi disse: ‘Se lei dà questo tipo di informazione, i telespettatori statunitensi non capiranno niente”. Non si tratta di negare i crimini commessi dalle forze serbe. L’ideologia dei testi del dirigente serbo-bosniaco Karadzic è di estrema destra. Ma in realtà, dalla divisione della Yugoslavia, in tutte le parti alcune forze politiche e mafiose hanno utilizzato metodi di guerra per appropriarsi di territori e di ricchezze. Nei tre campi – croato, musulmano e serbo – le milizie hanno commesso crimini tremendi, contro tutte le popolazioni. Così, nell’agosto del ’94, il dirigente di Sarajevo, Izetbegovic, attaccò la regione musulmana di Bihac controllata da Fikret Abdic, che si stava allontanando da lui e voleva vivere in buona armonia con i suoi vicini serbi e croati. Izetbegovic fu aiutato, in questa offensiva, da sei generali degli USA.

 

Tacere dei crimini dei “nostri amici”, ma demonizzare tutto quello che ci si oppone, è un classico della propaganda di guerra. Molte menzogne mediatiche sono state chiaramente fabbricate da un’agenzia statunitense di “relazioni pubbliche”, Ruder Finn, compagna della nota Hill & Knowlton che inventò le menzogne mediatiche delle incubatrici “rubate” dagli iracheni.

 

 

 

8. La Serbia mise in atto un programma di pulizia etnica?

 

NO. Se si crede che la pulizia etnica fosse davvero il programma del “dittatore” Milosevic, bisogna ammettere che la sua efficacia è stata miserevole visto che, alla fine di tutti questi anni e fino ad oggi, uno di ogni cinque abitanti della Serbia non era né è serbo. A Belgrado continuano a vivere, e senza problemi, numerose minoranze: musulmani, gitani, albanesi, macedoni, turchi, ungheresi... In realtà, contrariamente all’immagine che ha dato la stampa, la Serbia oggi è l’unico stato della ex Yugoslavia, insieme alla Macedonia, che continua ad essere “multinazionale”. Al contrario, tutti gli (stati) protetti dalla NATO – Croazia, Bosnia e Kosovo – hanno praticato una pulizia etnica praticamente totale. Milosevic disapprovava gli eccessi commessi dalle milizie serbe in Bosnia. Sua moglie ha fatto molte, violente, dichiarazioni contro di esse. La Serbia applicò anche un embargo contro Karadzic. E’ chiaro che una parte dell’opinione pubblica serba si è volta verso il nazionalismo razzista. Ma è esattamente responsabilità della Germania e delle grandi potenze aver precipitato il paese in una guerra civile e, di conseguenza, nell’odio.

 

 

9. I media ci informarono correttamente su Srebrenica?

 

NO. Prima questione: anche se si tratta di condannare i crimini abominevoli, non si serve la verità storica – imprescindibile per la riconciliazione – con procedimenti propagandistici come l’uso indiscriminato del termine “genocidio”, col nascondere il fatto che una parte delle vittime persero la vita nei combattimenti, o con l’esagerazione sistematica delle cifre. Le ricerche hanno rivelato che numerose “vittime” furono trovate mesi più tardi che votavano alle elezioni e anche che prendevano parte ad altri combattimenti con l’esercito di Izetbegovic. Questo è rimasto nascosto. Non entreremo qui nella polemica sulle cifre che solo gli storici rigorosi potranno chiarire definitivamente. Seconda questione: perchè i media hanno nascosti avvenimenti essenziali per poter capire il dramma? Al principio questa regione era abitata da musulmani. E serbi. Questi ultimi erano stati espulsi nel 1993, a seguito di una pulizia etnica commessa dalle truppe nazionaliste musulmane di Izetbegovic. Il generale francese Morillon, che dirigeva le forze dell’ONU in loco, accusa: “Durante la Vigilia del Natale ortodosso, notte sacra del gennaio 1993, Nasser Oric lanciò un’incursione sui villaggi serbi ... Si tagliarono teste, ci furono massacri abominevoli commessi dalle forze di Nasser Oric in tutti i villaggi vicini.” (Documenti di informazione dell’Assemblea Nazionale, Srebrenica, t.2, pp.140-154). Il desiderio di vendetta non giustifica i crimini commessi successivamente. Ma perchè nascondere sistematicamente i crimini dei “nostri amici”? Terza questione: come altre “enclaves” chiamate demilitarizzate, in realtà Srebrenica era una zona in cui le forze di Itzebegovic si stavano riaggregando, e l’ONU le protesse da una sconfitta totale. Sorprendente: le truppe di Oric si ritirarono da Srebrenica proprio una settimana prima del massacro. Il generale francese Germanos si stupiva: “Oric ha dichiarato ampiamente che gli fecero abbandonare Srebrenica, visto che volevano che Srebrenica cadesse. Il “volevano” era Izetbegovic”. Ma... perchè? Sarebbe interessante riprendere un curioso rapporto dell’ONU, redatto un anno e mezzo prima da Kofi Annan: “Izetbegovic sapeva che era possibile un intervento della NATO in Bosnia-Erzegovina. Ma questo non avrebbe avuto luogo salvo che se i serbi si fossero introdotti con la forza a Srebrenica e avessero massacrato almeno 5.000 persone” (sic!). Un massacro annunciato un anno e mezzo prima! (Rapporto ONU 28-29 novembre). Il generale Morillon ci dice anche che “Furono le autorità di Izetbegovic ad opporsi all’evacuazione di coloro che lo chiedevano, ed erano molti”. La sua conclusione: “Mladic cadde in una trappola a Srebrenica”.

 

 

10. Le prime vittime della guerra furono assassinate dai serbi?

 

NO. Il 28 giugno 1991 la polizia slovena uccise (almeno) due soldati disarmati dell’esercito nazionale yugoslavo che si erano appena arresi al posto di frontiera (con l’Austria) di Holmec. Il fatto fu riconosciuto dal giornale Slovenske Novice. Allo stesso modo “si stabilì dall’inizio” che tre soldati dello stesso esercito yugoslavo fossero uccisi alla frontiera con l’Italia dopo essersi arresi (fatti e testimoni comunicati al Tribunale Penale Internazionale (TPI) dell’Aja) (cfr. Forgotten Crimes, Igor Mekina, AIM Ljubljana, 11/02/99).

 

 

11. Era falso il celebre annuncio dei “campi di concentramento”?

 

SI. Fabbricato da Bernard Louchner e da Médecins du Monde, questo annuncio mostrava “prigionieri” detenuti, apparentemente, dietro il filo spinato. Uno di loro aveva le costole magrissime. Kouchner aveva incollato sulla foto quella di una torre di osservazione di Auschwitz e l’accusa era di “stermini di massa”. Per sottolineare il messaggio “Serbi = nazisti”. Così Kouchner dava continuità alla campagna di demonizzazione lanciata dall’agenzia statunitense di “pubbliche relazioni” Ruder Finn. Ma tutto questo era falso in questa immagine apparsa in un reportage della TV britannica ITN. La trappola è evidente quando si vedono le immagini girate nello stesso momento da una TV locale. In realtà la cinepresa britannica venne collocata deliberatamente dietro gli unici due tratti di filo spinato che appoggiavano su un vecchio recinto agricolo ancora in piedi. E i “prigionieri” stavano sul “lato giusto” del filo spinato. Liberi, nonostante si fossero rifugiati in quel campo per sfuggire dalla guerra e dalle milizie che li arruolavano a forza. Nelle immagini complete, l’unico prigioniero che parlava inglese dichiarava, per ben tre volte, alla giornalista della ITN che stavano bene ed erano trattati bene e “salvi”. All’uomo ‘pelle e ossa’ (gravemente malato) avevano destinato un primo piano, visto che gli altri godevano di buona salute. Il montaggio di Kouchner era una crassa menzogna (cfr. Poker menteur, p.34). E’ vero che esistevano alcuni campi in Bosnia. Non erano campi di sterminio ma campi in cui si preparava l’interscambio dei prigionieri. Là vennero commesse violazioni dei diritti umani. Ma perché ci sono stati nascosti i rapporti dell’ONU su questo tema? Questi rapporti menzionavano 6 campi croati, 2 serbi e 1 musulmano.

 

 

12. Ci hanno detto la verità sui tre grandi massacri di Sarajevo?

 

NO. Per tre volte l’opinione pubblica occidentale si è commossa davanti a immagini terribili: decine di vittime fatte a pezzi davanti ad una panetteria o al mercato di Sarajevo. Immediatamente i serbi furono accusati di aver deliberatamente assassinato la gente bombardando la città. Nonostante le numerose contraddizioni dei comunicati ufficiali. Ma l’opinione pubblica non fu mai informata dei risultati di ulteriori indagini dell’ONU. Questi rapporti accusavano le forze del presidente Izetbegovic. Oltretutto i massimi responsabili occidentali lo sapevano, ma lo nascosero accuratamente. Solo molto più tardi il capo redattore del Nouvel Observateur, Jean Daniel, ammise: “Oggi devo dirlo. Ho ascoltato, uno dopo l’altro, Edouard Balladur (primo ministro francese del momento), Francois Léotard (ministro dell’Esercito), Alain Juppé (ministro degli Affari esteri) e due generali “molto responsabili”, la cui fiducia non tradirò ... dirmi che l’obice lanciato sul mercato era anch’esso musulmano! ‘Provocarono un massacro tra i loro!’ osservai con spavento. ‘Si’ mi disse il primo ministro senza esitazioni..” (Nouvel Observateur, 21.8.1995). Perché queste  manipolazioni? Casualmente ogni massacro avveniva proprio prima di una riunione decisiva per una misura occidentale: embargo contro i serbi (1992), bombardamenti della NATO (1994), offensiva finale (1995). La NATO e Izetbegovic applicarono un principio fondamentale della propaganda di guerra: giustificare la loro offensiva con una menzogna mediatica, un “massacro” che commuovesse l’opinione pubblica. La versione ufficiale su Sarajevo nasconde vari punti: 1. le forze serbe hanno commesso certamente crimini tremendi. Ma ai civili che volevano fuggire attraverso un tunnel che permetteva di abbandona la città, la fuga fu impedita dal regime di Izetbegovic. Questi voleva mantenere il massimo numero di clienti per il suo mercato nero, prodotto dell’appropriazione degli aiuti internazionali. 2. Aveva soprattutto bisogno di presentare un ‘immagine in bianco e nero di un popolo vittima dei suoi aggressori. In realtà, nella stessa Sarajevo, i franchi tiratori di Izetbegovic assassinavano con regolarità gli abitanti dei quartieri serbi della città, senza che si sia mai parlato di questo. 3.  Atrocità ugualmente terribili furono commesse, ad esempio a Mostar. Ma là stavano lottando contro le forze croate e musulmane (i “nostri amici”) che da molto avevano espulso tutti i serbi.

 

 

 

13. La più vasta pulizia etnica della guerra fu commessa dall’esercito croato?

 

SI. Il 4 agosto 1995 centomila soldati croati, centocinquanta carri armati, duecento veicoli da trasporto, più di trecento unità di artiglieria e quaranta lanciarazzi attaccarono la popolazione serba di Krajina. Più di 150.000 serbi furono così obbligati ad abbandonare questa regione che abitavano da secoli. Vennero commesse le peggiori atrocità: le forze croate abbatterono i vecchi che non potevano fuggire, bruciarono l’85% delle case abbandonate. Clinton giudica l’offensiva “utile”. Il suo ministro degli Affari esteri anche: “La riconquista di Krajina può condurre ad una nuova situazione strategica che può esserci favorevole”. Peggio ancora: gli USA consigliarono la Croazia su come effettuare l’offensiva, secondo la confessione del ministro croato degli Esteri. E fu Washington ad occuparsi della formazione “democratica” di questo esercito. 

 

 

14. Gli USA utilizzarono bombe all’uranio anche in Bosnia?

 

SI. Nell’incontro internazionale “Uranio, parlano le vittime”, organizzato a Bruxelles nel marzo 2001, un medico di Bosmia presentò un guardiaboschi serbo di Bosnia, vittima come altri di “cancri multipli” atipici e fulminanti dopo essere stato esposto all’uranio impoverito nelle zone di bombardamento USA. Un responsabile della sanità di Bosnia ha messo insieme le statistiche: gli abitanti di un quartiere serbo di Sarajevo, bombardato da aerei statunitensi nel 1995 (abitanti espulsi immediatamente dalla città) hanno visto moltiplicarsi per cinque i diversi tipi di cancro. I proiettili ricoperti di uranio chiamano ‘impoverito’ permettono agli USA – ma anche a Francia e Regno Unito – di sbarazzarsi dei residui tossici delle loro centrali nucleari. Questi residui contaminano gravemente il suolo e la falda freatica, provocando cancri, leucemie e mutazioni genetiche mostruose (compreso ai bambini nati a soldati statunitensi contaminati). Riassumendo, i proiettili di uranio impoverito trasformano numerosi paesi in bidoni della spazzatura per l’eternità.

 

 

15. La guerra contro la Yugoslavia è stata l’unica “guerra buona” degli USA?

 

NO. Gli USA hanno cercato di far credere che combattevano una guerra umanitaria, e di presentarsi come i difensori, per una volta, dei musulmani. Ma in realtà Washington e Berlino hanno provocato questa guerra. Deliberatamente. Con l’interesse egoistico di conquistare obiettivi strategici: colonizzazione economica dei Balcani, controllo delle vie del petrolio, lotta per la supremazia mondiale. Gli USA non hanno mai fatto alcuna guerra umanitaria. Questo paese non è il vigile del fuoco della guerra in Yugoslavia, è il piromane. E’ il primo colpevole della sofferenza inflitta a tutta la popolazione. Gli USA non sono da una parte amici dei musulmani nei Balcani e dall’altra il loro peggior nemico in Palestina e Iraq. Sono il loro peggior nemico dappertutto. E il nemico più pericoloso dei popoli del mondo. Minacciano la Siria, l’Iran, la Corea, Cuba e, un giorno, anche la Cina. Perchè la loro strategia di guerra ha l’unico obiettivo di mantenere un ordine economico ingiusto, di dominare e sfruttare tutti i paesi del globo per arricchire ancor più un pugno di super-milionari. Per questo è importante smascherare tutte le menzogne mediatiche e far conoscere la verità sulla guerra in Yugoslavia: è stata una guerra di aggressione.

 

 

Per finire, un appello

 

Non vi daremo un voto per valutare il grado di manipolazione mediatica che avete sofferto. Sarebbe indecente. Durante questo decennio troppi innocenti hanno sofferto, e soffrono ancora a causa della disinformazione orchestrata dalle grandi potenze ai fini della dominazione imperialista.

 

E altre persone, a voi più vicine, e forse anche voi stessi, hanno sofferto: sapere esattamente cosa si tramava dietro quelle menzogne orchestrate ma senza poter fare nulla, tanto forte era l’indottrinamento dell’opinione pubblica. Le risposte che abbiamo dato qui sono il risultato di lunghe inchieste, che ci hanno preso molto tempo, e della necessità di studi minuziosi per far risplendere la verità. Il nostro desiderio era unicamente di mostrarvi che ognuno di noi ha la possibilità di sfuggire all’ipnosi mediatica che finisce sempre per farci accettare l’inaccettabile.

 

Che fare? Non basta dire, dopo le menzogne mediatiche di ogni conflitto, “Mai più!”. E’ necessario cercare costantemente di capire le vere sfide economiche e strategiche in gioco di ogni guerra. Smascherare gli attori che muovono i fili sul telaio. Organizzarci collettivamente per indagare il più rapidamente possibile. E diffondere il più possibile i risultati di questi “test-media”.

 

 

 

(*) Saggista e giornalista belga, specialista sulla “disinformazione mediatica”; da: lahaine.org; 23.11.2017 .

 

 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria «G.Tagarelli»

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

News