Dobbiamo davvero la modernità al capitalismo?

 

Dobbiamo davvero la modernità al capitalismo?

 

La “narratura” del capitalismo

 

(n.d.t.: narratura: fusione di narrazione e natura)

 

di Jorge Majfud (*)

 

Una delle affermazioni che gli apologeti del capitalismo ripetono più spesso e che meno viene messa in discussione è quella che dice che esso è stato il sistema che più ricchezza e più progresso ha creato nella storia. Gli dobbiamo Internet, gli aerei, YouTube, i computers da cui scriviamo e tutti gli avanzamenti medici e le libertà sociali e individuali che ci troviamo oggi.

 

Il capitalismo non è il peggiore né il meno criminale dei sistemi che sono esistiti, ma questa interpretazione arrogante è, oltretutto, un sequestro che l’ignoranza fa alla storia.

 

In termini assoluti il capitalismo è il periodo (non il sistema) che ha prodotto più ricchezza nella storia. Questa verità sarebbe sufficiente se non considerassimo che è tanto ingannevole quanto, negli anni ’90, le parole di un ministro uruguayano che si inorgogliva del fatto che durante il suo governo si erano venduti più telefoni cellulari che nel resto della storia del paese.

L’arrivo dell’uomo sulla Luna non è stata una semplice conseguenza del capitalismo. Tanto per cominciare né le università pubbliche né quelle private sono, fondamentalmente, imprese capitaliste (eccetto alcuni – pochi - esempi, come per il fiasco della Trump University). Neanche la NASA è mai stata un’impresa privata bensì statale e, oltretutto, si è sviluppata grazie al preventivo ingaggio di più di mille ingegneri tedeschi, tra i quali Werner von Braun, che avevano sperimentato e perfezionato la tecnologia dei razzi nei laboratori di Hitler, che vi aveva investito una fortuna (naturalmente con un certo aiuto economico e morale delle grandi società nordamericane). Tutto, il denaro e la pianificazione, furono statali.

 

L’Unione Sovietica, soprattutto sotto la guida di Stalin, vinse la corsa spaziale nel mettere – per la prima volta nella storia – il primo satellite, la prima cagnetta e finalmente il primo uomo in orbita 12 anni prima dell’Apollo 11 e appena 40 anni dopo che la rivoluzione aveva trasformato un paese arretrato e rurale come la Russia in una potenza militare e industriale in pochi decenni. Niente di tutto questo suona come capitalistico.

 

Certo, il sistema sovietico è stato responsabile di molti peccati morali. Crimini. Ma non sono le deficienze morali quelle che distinguevano il comunismo burocratico dal capitalismo.

 

Il capitalismo si associa solo con le democrazie ed i Diritti Umani grazie ad una narrazione, ripetitiva e opprimente (teorizzata dai Friedman e praticata dai Pinochet), ma la storia dimostra che può tranquillamente convivere con una democrazia liberale, con le genocide dittature latinoamericane che arrivarono con la scusa della guerra contro il comunismo,  con imperi distruttori di democrazie e di milioni di abitanti in Asia, Africa e America Latina, come nei secoli XIX e XX furono Inghilterra, Belgio, Stati Uniti, Francia, ecc. ecc.

 

L’arrivo sulla Luna come la creazione di Internet e dei computers che si attribuiscono al capitalismo sono state, fondamentalmente (e, in alcuni casi, unicamente) progetti di governi, non di società come Apple o Microsoft. Nessuno degli scienziati che hanno lavorato a questi rivoluzionari programmi tecnologici lo ha fatto come uomo d’affari e cercando di diventare ricco. Di fatto, molti di essi erano ideologicamente anti-capitalisti come Einstein ecc. La maggioranza era composto di professori salariati, non dagli ora tanto venerati “imprenditori”.

 

A questa realtà vanno aggiunti altri fatti e un concetto di base: niente di tutto questo sorse da zero nel secolo XIX  o nel secolo XX.

L’energia atomica e le bombe sono figlie dirette delle speculazioni e degli esperimenti immaginari  di Albert Einstein, seguito da altri geni salariati.

 

L’arrivo dell’uomo sulla Luna sarebbe stato impossibile senza concetti di base come la Terza Legge di Newton. Né Einstein né Newton avrebbero sviluppato le loro meravigliose matematiche superiori (nessuna delle quali dovuta al capitalismo) senza un’infinità di scoperte matematiche introdotte da altre culture secoli prima.

Qualcuno può immaginare il calcolo infinitesimale senza il concetto di zero, senza i numeri arabi e senza l’algebra (al-jabr), per fare qualche esempio?

 

Gli algoritmi che usano i computers ed i sistemi di Internet non furono creati né da un capitalista né in alcun periodo capitalistico, ma secoli prima. Concettualmente furono sviluppati a Bagdad, la capitale delle scienze, da un matematico musulmano di origine persiana nel secolo IX, chiamato precisamente Al-Juarismi. Secondo Oriana Fallaci quella cultura non diede nulla alle scienze (ironicamente il capitalismo nasce nel mondo musulmano e il mondo cristiano lo sviluppa).

 Né l’alfabeto fenicio, né il commercio, né le repubbliche né le democrazie sorsero nel periodo capitalista, ma decine di secoli prima. Neppure la stampa nelle sue differenti versioni tedesca o cinese, un’invenzione più rivoluzionaria di Google, nacque grazie al capitalismo. Né la polvere da sparo, né il denaro, né gli assegni, né la libertà di espressione.

 

Nonostante Marx ed Edison siano stati conseguenza del capitalismo, nessuna grande rivoluzione scientifica del Rinascimento e dell’Età Moderna (Averroè, Copernico, Keplero, Pascal, Newton, Einstein, Turing, Hawkins) si deve a questo sistema. Il capitalismo selvaggio ha prodotto molto capitale e molti Donald Trump, ma molto pochi geni.

 

Per non parlare di invenzioni più pratiche come la leva, la vite o l’idrostatica di Archimede, scoperte più di 2.300 anni fa. O la bussola del secolo IX, una delle scoperte più fondamentali nella storia dell’umanità, ben più importante di qualsiasi telefono intelligente. O la ruota, che si usa in Oriente da circa seimila anni e che non è ancora passata di moda.

 

E’ ovvio che tra l’invenzione della ruota e l’invenzione della bussola passarono vari secoli, Ma il tanto vanagloriato “vertiginoso progresso” del periodo capitalistico non è affatto una novità. Salvo periodi di catastrofe come quello della peste nera del secolo XIV, l’umanità ha continuato ad accelerare l’apparizione di nuove tecnologie e nuove risorse disponibili per una parte crescente della popolazione, come ad esempio furono le diverse rivoluzioni agricole. Non è necessario essere un genio per capire che questa accelerazione si deve all’accumulazione di conoscenze e alla libertà intellettuale.

 

In Europa il denaro ed il capitalismo significarono un progresso sociale a fronte dello statico ordine feudale del Medioevo. Ma si trasformarono velocemente nel motore di genocidi coloniali e quindi in una nuova forma di feudalesimo, come quella del secolo XXI, con un’aristocrazia finanziaria (un pugno di famiglie accumulano la maggior parte delle ricchezze in paesi ricchi e poveri), con duchi e conti politici e con villici e vassalli smobilitati.

 

Il capitalismo capitalizzò (e i capitalisti sequestrarono) secoli di progresso sociale, scientifico e tecnologico. Per questa ragione, e per il fatto di essere il sistema globale dominante, è stato capace di produrre più ricchezza dei sistemi precedenti.

 

Il capitalismo non è il sistema di alcuni paesi. E’ il sistema egemonico del mondo. Si possono mitigare i suoi problemi, si possono smantellare i suoi miti, ma non si può eliminarlo finché non entra nella sua crisi o nel decadimento, come il feudalesimo. Fino a che non sia sostituito da un altro sistema. Questo nel caso che rimanga il pianeta e rimanga  l’umanità. Anche perché il capitalismo è l’unico sistema che ha portato la specie umana sul bordo della catastrofe globale.

 

(*) Scrittore e saggista uruguayano; da: rebelion.org; 29.7.2017

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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