Il popolo venezuelano ha nuovamente sconfitto, nelle urne, un tentativo di colpo di Stato

 

Il popolo venezuelano ha nuovamente sconfitto, nelle urne, un tentativo di colpo di Stato

 

Di Guillermo Cieza (*)  

 

Domenica 16 luglio il chavismo e l’opposizione hanno misurato le loro forze sul terreno elettorale in due consultazioni, diverse ma contemporanee.  

 

Il chavismo è stato convocato  – dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) –   a partecipare alla prova elettorale che si fa prima di ogni elezione per verificare il funzionamento dei seggi elettorali di voto, il sistema elettronico di conteggio, ecc.

 

L’opposizione ha partecipato ad una Consulta Popolare convocata dalla MUD (raggruppamento dei partiti di estrema destra, n.d.t.), che non era legale ma che, in termini politici, era stata pensata per dimostrare al mondo che la maggioranza dei venezuelani vogliono che il presidente se ne vada da Miraflores (il palazzo presidenziale, n.d.t.). 

Se la votazione fosse stata maggioritaria, il piano golpista si proponeva di farne il punto di forza per proclamare un governo parallelo e, da quello, chiedere l’intervento straniero, come Vicente Fox (presidente del Messico e osservatore alla consulta, n.d.t.) e Laura Chincilla (ex presidentessa del Costarica e osservatrice alla consulta, n.d.t.) (di Messico e Costarica, entrambi di destra), oltre alla macchina mediatica internazionale, si proponevano.  

Non ci sono ancora cifre ufficiali su quanti hanno partecipato alla prova elettorale obbligatoria precedente all’elezione dell’Assemblea Costituente convocata dal governo, e non ce ne saranno per quello che riguarda i partecipanti alla consultazione elettorale dell’opposizione perché l’opposizione stessa ha già bruciato i documenti elettorali.

 Ma la percezione nelle strade di tutto il paese è che la destra abbia ricevuto una batosta elettorale. 

Per avere questa percezione è bastato vedere le code nei seggi di votazione e il fatto che se (la consulta) della destra ha visto una certa affluenza nelle ore del mezzogiorno, i seggi autorizzati dal CNE hanno dovuto spostare la chiusura delle votazioni fino alle 22 per le code di quelli che non avevano ancora votato.  

Sorprendendo anche gli analisti più ottimisti del chavismo, era avvenuto un vero tsunami elettorale. 

Questa manifestazione della decisione politica della maggioranza del popolo venezuelano spoglia di ogni copertura interna le avventure golpiste e rafforza il cammino verso l’Assemblea Costituente, per la quale mancano solo 14 giorni. Ma – oltretutto, e riguardo all’interno del chavisno – rafforza il Presidente Maduro e il chavismo popolare, che hanno scommesso sul fatto che fosse il popolo venezuelano a prendere le decisioni per uscire dalla crisi.  

I grandi sconfitti sono stati la destra, il fascismo e la violenza, pesantemente rifiutata, anticipando la sconfitta che riceveranno il 30 luglio quando si voterà per l’Assemblea Costituente, dalla quale hanno deciso di auto-escludersi.  

Da alcuni anni insistiamo che “non sono la stessa cosa” un governo e dei processi politici che hanno scommesso sul socialismo rispetto a proposte politiche che non sono riuscite a superare un capitalismo “inclusivo” come quelle che si sono sviluppate in Argentina, Brasile, Uruguay o Cile. 

Non sono la stessa cosa dal punto di vista teorico ma, fondamentalmente, non sono lo stesso per i popoli. 

E i popoli lo dimostrano con la loro eroica resistenza quando, anche sottoposti a forti pressioni economiche, continuano a non voler rinunciare al futuro. 

 

(*) Scrittore argentino, vive in Venezuela; da: lahaine.org;  19.7.2017 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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