LONDRA

Londra: ricordi del futuro

di Guadi Calvo (*)

 

Chi si è sorpreso per l’ultimo attacco a Londra dovrà accettare il fatto di soffrire del peggior male di cui un uomo contemporaneo può soffrire: l’innocenza. A Londra la violenza ha nuovamente colpito. Già nel 2005 un attacco coordinanto contro diversi punti del servizio di trasporto pubblico lasciò 56 morti e circa 700 feriti, anche se parlare del terrorismo del 2005 è parlare di vari secoli fa.

Quest’ultimo attacco al ponte di Westminster, in prossimità del Parlamento, fa parte di un’altra tappa di quella “guerra al terrorismo” che l’ex presidente George W. Bush iniziò per conto suo, per i suoi, e non mi riferisco ai cittadini nord-americani.

 

Nel maggio 2013 commisero un attacco simile a quello successo ieri Michael Adebolajo y Michael Adebowale, britannici di origine nigeriana i quali, dopo aver colpito il soldato inglese Lee James Rigby, veterano dell’Afganistan, cercarono di decapitarlo davanti a numerosi testimoni, che poterono registrare sui loro cellulari l’assassinio e i suoi responsabili inneggianti ad Allah.

 

Del tipo di terrorismo che ieri ha colpito Londra – che l’Europa conosce bene – si sa poco, ma verranno altre e altre ondate e saranno incontenibili, perché non si tratta di organizzazioni ma di uomini resi fanatici dall’estremismo wahabita e frustrati dalla rapina neoliberista.

 

 

Il fatto di ieri ha lasciato 5 morti, tra cui l’agente Keith Palmer e lo stesso attaccante, oltre a 40 feriti, 7 dei quali in stato critico, il che potrebbe aumentare il numero dei morti. E sì .... bisogna riconoscere che 5 morti di Londra pesano molto di più dei 200 a Damasco, Bagdad, Mogadiscio o Kabul.

 

Tutti ci aspettavamo questo attacco, forse non a Londra – o, perchè no? di nuovo a Londra – ma avrebbe potuto succeder anche a Vienna, ad Amsterdam o a Barcellona. Non per niente la settimana precedente era successo all’aeroporto parigino di Orly, quando un uomo aveva sparato contro un posto di polizia, ferendo un agente, poi aveva cercato di strappare l’arma regolamentare ad un soldato che gli ha sparato mentre cercava di fuggire.

 

La particolarità dell’attacco a Londra ha senza dubbio una meccanica comune a quelli già successi in passato nel Regno Unito e in altri luoghi d’Europa, dove la strategia dell’opportunismo è l’arma più efficace per violare i servizi di intelligence più addestrati, attivi e attenti del mondo.

L’attacco è avvenuto di fronte al Parlamento britannico, nel momento in cui la prima ministra Theresa May, come ogni mercoledì, era presente per rispondere alle domande dei membri della Camera dei Comuni.

 

L’attaccante potrebbe essere, anche se non è ancora confermato, il ‘convertito’ britannico di origine giamaicana Trevor Brooks, di 42 anni, cooptato nel 1993 da islamisti radicali e che la stampa inglese conosce come Abu Izzadeen, “il predicatore dell’odio”.

Brooks è stato detenuto per 3 anni per finanziamento e incitazione ad attività terroristiche. E’ stato in Turchia per unirsi ad alcune delle organizzazioni integraliste che combattono in Siria, ma è stato arrestato dalle autorità e rinviato a Londra nello scorso novembre. Alcune fonti citano l’avvocato di Brooks, che afferma che il suo cliente è ancora in prigione e quindi non può essere l’autore dell’attacco.

 

Anche se oggi è del tutto irrilevante il nome dell’autore - visto che non è certo nè il Califfo Ibrahim, leader del Daesh, nè Ayman al-Zawahiri, capo di al-Qaeda - Brooks è una metafora perfetta del profilo dell’attaccante spontaneo, che non è la stessa cosa del lupo solitario: un uomo appartenente all’organizzazione, addestrato e armato, mantenuto “in sonno” e attivato per una missione determinata, come è successo a Parigi o a Bruxelles.

 

Questo tipo di azioni assomigliano più a quanto accaduto a Nizza o a Berlino nelle ultime festività natalizie, dove un uomo spontaneamente entra in gioco per uccidere o morire; e come sempre essi muoiono, poco si sa della loro vera motivazione e delle loro ragioni per prendere tale decisione. Il protagonista dell’attacco potrebbe essere uno dei tremila militanti wahabiti schedati dalla sicurezza britannica e che vivono nelle isole.

 

L’attaccante di Westminster aveva affittato un fuoristrada a Birmingham, la seconda città del paese, e dopo aver guidato fino a Londra si è lanciato a travolgere la gente nel luogo più emblematico della capitale, il ponte di Westminster. Dopo essere andato a sbattere contro la cancellata del parlamento alla fine del ponte, è sceso dall’auto ed è penetrato nei giardini di Old Palace Yard, a fianco del Parlamento, prima di essere intercettato da due poliziotti. L’attaccante è riuscito a ferire uno dei due, che è poi morto, mentre l’altro agente è riuscito ad ucciderlo.

E’ abbastanza dubbioso, anche se non impossibile, che un combattente organico del Daesh o di al-Qaeda, che non hanno per ora rivendicato il fatto, usi un semplice coltello da cucina per un’operazione di questa grandezza.

L’attacco si è prodotto nel momento in cui si compiva un anno dagli attentati di Bruxelles che causarono 32 morti e più di 300 feriti. Non si saprà mai se quello di Londra è stato un omaggio pianificato o una coincidenza.

 

Le colpe dell’Unione Europea

 

L’Unione Europea (UE), compreso il Brexit, è responsabile di queste ultime cinque morti, e delle centinaia di migliaia che le hanno precedute non solo nel continente ma in Africa, Medio Oriente e anche Pakistan e Afganistan. L’UE, insieme al suo braccio armato, la NATO, segue le strategie nordamericane per la sua lotta al terrorismo.

 

Aver accettato di partecipare all’operazione “Primavera Araba”, che fu lo sparo di partenza della corsa il cui trofeo era non solo impadronirsi delle migliaia di milioni di dollari che la Libia del Colonnello Gheddafi aveva depositato in banche inglesi e nordamericane, ma anche distruggere il paese punto di attrazione del pan-africanismo; d’altra parte avanzare contro la Siria significava sterminare il maggior centro di resistenza anti nord-americani del Medio Oriente, insieme alla Repubblica Islamica dell’Iran.

 

Il piano comprendeva, o comprende, l’intento di spezzare paesi come la Siria stessa e l’Iraq in tre o quattro Stati diversi, promuovendo le differenze religiose e tribali, fomentando l’emancipazione kurda in Siria e Iraq, mentre si stava a guardare il presidente Recep Tayyp Erdogan che conduceva la sua guerra privata contro la minoranza kurda in Turchia.

 

L’Unione Europea ha anche fabbricato il colpo di stato in Ucraina, dove con un  accordo particolare le orde fasciste hanno portato al potere il più neoliberista degli imprenditori dell’Oriente europeo, Petro Poroshenko, le cui fabbriche di armi “casualmente” riforniscono i gruppi terroristi che operano in Siria, generando una guerra di notevoli proporzioni sulla frontiera russa, che ha riacceso la Guerra Fredda e riattivato tutti i movimenti neo-fascisti del continente, che oggi governano paesi come la Polonia e l’Ungheria, mentre nella stessa Francia sono un’opzione di potere indiscussa.

 

L’Europa è responsabile di ciascuno dei suoi morti, dei milioni di rifugiati che lottano per trovare un luogo in quello stato del wellfare che è ormai storia antica.

 

Per questo, quanto successo a Londra in numeri paragonati con altre realtà è disprezzabile. Un giorno prima in Somalia c’è stata la stessa quantità di morti in un attacco a 500 metri dal centro del potere a Mogadiscio, fatto che non è stato nemmeno ricordato dalla stampa internazionale.

Londra, come il resto dell’Europa, tornerà a soffrire di questi scossoni e ormai non importa se si vinca o no il Daesh o se si distruggerà una volta per tutte al-Qaeda.

 

Come ricordi del futuro questi attacchi continueranno a colpire per molto, moltissimo tempo le buone e democratiche coscienze occidentali e i corpi dei loro cittadini, così innocenti.. loro.

 

(*) Scrittore e giornalista argentino, analista politica; da: elfurgon.com.ar; 23.3.2017

 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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