ROSA LUXEMBURG

EPITAFFIO 1919 – Bertold Brecht

 

Ora è sparita anche la Rosa rossa,

non si sa dov'è sepolta.

Siccome ai poveri ha detto la verità

i ricchi l’hanno spedita nell'aldilà.

 

Rosa Luxemburg, la rosa rossa del socialismo..

di Josefina L. Martìnez (*); da: lahaine.org; 17.1.2017

 

Mehring disse una volta che la Luxemburg era “la più geniale discepola di Karl Marx”. Brillante teorica marxista e acuta polemista, come agitatrice di massa riusciva a commuovere le grandi masse operaie.

 Una delle sue parole d’ordine preferite era “primo, l’azione”; era dotata di una forza di volontà trascinatrice. Una donna che ruppe con tutti gli stereotipi che all'epoca ci si aspettava da lei, che visse intensamente la sua vita personale e politica.

 

Era molto piccola quando la sua famiglia traslocò dal paese di Zamosc a Varsavia, dove passerà la sua infanzia. Rozalia soffre di una malattia all'anca, mal diagnosticata, che la lascia convalescente per un anno a le produce una lieve zoppia che durerà per tuta la sua vita. Appartenente ad una famiglia di commercianti, sente nella propria carne il peso della discriminazione, come ebrea e come polacca nella Polonia russificata.

L’attività militante di Rosa comincia a 15 anni, quando si unisce al movimento socialista. Secondo il suo biografo P. Nettl aveva quell'età quando vari dirigenti socialisti furono condannati a morire sulla forca, cosa che colpì profondamente la giovane studentessa: “Nel suo ultimo anno di scuola era conosciuta come politicamente attiva e la si giudicava indisciplinata. Di conseguenza non le dettero la medaglia d’oro accademica, che le spettava per i suoi meriti studenteschi. Ma l’alunna più meritevole agli esami finali non era un problema solo nelle aule; allora era già, con sicurezza, un membro regolare delle cellule clandestine del Partito Rivoluzionario del Proletariato”.

 

 

Avvisata di essere nel mirino della polizia, Rosa intraprende la fuga clandestina a Zurigo, dove diventa una dirigente del movimento socialista polacco in esilio. Lì conosce Leo Jogiches, che sarà l’amante e il più caro amico di Rosa per molti anni, e suo compagno fino alla fine.

Dopo essersi laureata in Scienze Politiche –cosa allora inusuale per una donna – decide di trasferirsi in Germania per entrare nell’SPD, il centro politico della Seconda Internazionale. Lì conosce Clara Zetkin, con la quale instaura un’amicizia che durerà tutta la vita.

 

La battaglia per le idee

A Berlino dal 1898 Rosa si propone di misurare le sue armi teoriche con uno dei protagonisti della vecchia guardia socialista, Eduard Bernstein, che aveva iniziato una revisione profonda del marxismo. Secondo lui il capitalismo era riuscito a superare le sue crisi e la socialdemocrazia poteva raccogliere vittorie nel quadro di una democrazia parlamentare che sembrava ampliarsi sempre più, senza rivoluzione né lotte di classe.

Al “dibattito Bernstein” parteciparono molte penne, ma fu Rosa Luxemburg chi produsse la critica più acuta nell'opuscolo “Riforma o Rivoluzione”.

 

La Rivoluzione Russa del 1905, la prima grande esplosione sociale in Europa dopo la sconfitta della Comune di Parigi, venne percepita come una boccata di aria fresca dalla Luxemburg. Essa scrisse articoli e partecipò a molti comizi come portavoce dell’esperienza russa in Germania, finché riuscì a tornare clandestinamente a Varsavia per partecipare direttamente agli avvenimenti. E’ il “momento in cui l’evoluzione si trasforma in rivoluzione” scrive Rosa. “Stiamo vedendo la Rivoluzione Russa e saremmo degli asini se non imparassimo da essa”.

 

La Rivoluzione del 1905 aprì importanti dibattiti che dividero la socialdemocrazia. Su questa questione Rosa Luxemburg aveva la stessa posizione di Trotsky e di Lenin contro i menscevichi, difendendo l’idea che la classe lavoratrice doveva avere un ruolo da protagonista nella futura Rivoluzione Russa, contro la borghesia liberale.

Il dibattito sullo sciopero politico di massa attraversò la socialdemocrazia europea negli anni seguenti. L’ala più conservatrice dei dirigenti sindacali in Germania negava la necessità dello sciopero generale mentre il “centro” del partito lo considerava come uno strumento unicamente difensivo, valido per difendere il diritto al suffragio universale.

Rosa critica il conservatorismo e il gradualismo di quella posizione nel suo opuscolo “Sciopero di massa, partito e sindacati”, scritto in Finlandia nel 1906. Il dibattito si riapre nel 1910, quando la Luxemburg polemizza direttamente con il suo precedente alleato, Karl Kautsky.

 

Socialismo o regressione alla barbarie

L’agitazione contro la 1° Guerra Mondiale è un momento cruciale nella sua vita, una battaglia contro la defezione storica della socialdemocrazia tedesca che appoggia la propria borghesia, contro gli impegni assunti da tutti i Congressi socialisti internazionali.

Nella sua biografia, Paul Frölich segnala che, quando Rosa viene a sapere della votazione del blocco dei deputati della SPD, per un attimo cade in una profonda disperazione. Ma, come donna d’azione quale era, risponde rapidamente. Lo stesso giorno in cui si votano i crediti di guerra, nella sua casa si riuniscono Mehring, Karski e altri militanti. Clara Zetkin invia il suo appoggio e poco dopo si aggiunge Liebcknecht.Insieme pubblicano la rivista L’Internazionale e fondano il gruppo Spartacus.

 

Nel 1969 Rosa Luxemburg pubblica “L’opuscolo di Junius”, scritto durante la permanenza in una delle tante prigioni che sono diventate la sua residenza quasi permanente.

In questo lavoro esprime una critica implacabile alla socialdemocrazia e la necessità di una nuova Internazionale. Riprendendo una frase di Engels, la Luxemburg afferma che, se non si avanza verso il socialismo, resta solo la barbarie. “In questo momento è sufficiente guardarci attorno per capire cosa significa la regressione alla barbarie nella società capitalista. Questa guerra mondiale è una regressione alla barbarie”. Nel maggio 1916, Spartacus organizza la manifestazione del 1° maggio contro la guerra, dove Liebcknecht viene arrestato; ma la sua condanna al carcere provoca mobilitazioni di massa. Si annuncia un tempo nuovo.

 

1917: osare la rivoluzione

La rivoluzione russa del 1917 trovò in Rosa Luxemburg un fermo difensore. Senza smettere di esprimere le sue differenze e le critiche sul diritto all'autodeterminazione o sulla relazione tra l’assemblea costituente e i meccanismi della democrazia operaia – su quest’ultima questione cambierà posizione dopo essere uscita dal carcere nel 1918 – la Luxemburg scrive che “i bolscevichi hanno rappresentato tutto l’onore e la capacità rivoluzionaria di cui mancava la socialdemocrazia occidentale. La loro insurrezione di Ottobre non solo ha davvero salvato la Rivoluzione Russa, ma ha salvato anche l’onore del socialismo internazionale”.

 

Quando la scossa della rivoluzione russa colpisce direttamente la Germania nel 1918 con il sorgere dei consigli operai, la caduta del Kaiser e la proclamazione della repubblica, Rosa aspetta impaziente la possibilità di partecipare direttamente a questo grande momento della storia.

Il governo finisce nelle mani dei dirigenti della socialdemocrazia più conservatrice, Noske e Ebert, dirigenti del PSD – questo partito si era scisso con la rottura dei socialdemocratici indipendenti, il USPD.

Nel novembre di quell’anno il governo socialdemocratico raggiunge un accordo con lo Stato maggiore militare e con i Freikorps per liquidare la rivolta degli operai e delle organizzazioni rivoluzionarie.

Rosa e i suoi compagni, forndatori della Lega di Spartaco, nucleo iniziale del Partito Comunista Tedesco dal dicembre 1918, vengono duramente perseguitati.

 

Il 15 gennaio un gruppo di soldati arresta Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg alle nove di sera. Rosa “riempì una valigetta e prese alcuni libri”, pensando si trattasse di un altro periodo di carcere. Avvertito dell’arresto, il governo di Nolke lasciò Rosa e Karl nelle mani degli infuriati Freikorps – corpo paramilitare di ex veterani dell’esercito del Kaiser. Venne organizzata una messa in scena: essi furono fatti uscire dall'Hotel Eden ma, appena usciti dalla porta dell’hotel, furono colpiti alla testa coi calci dei fucili, trascinati per terra e uccisi.

Il corpo di Rosa fu gettato nelle scure acque del fiume dal ponte di Landwehr. Fu ritrovato tre mesi dopo.

 

Un anno prima, in una lettera dalla prigione inviata a Sofia Liebknecht la vigilia del 24 dicembre 1917, Rosa scriveva con un profondo ottimismo sulla vita: “E’ il mio terzo natale dietro le sbarre, ma non farne una tragedia. Io sono tranquilla e serena come sempre . (...)  Sto qui sdraiata, quieta e sola, avvolta nei vari panni neri delle tenebre, della noia, della prigionia in inverno (...) Io credo che il segreto non sia altro che la vita stessa: la profonda penombra della notte è così bella e morbida come il velluto, se una sa guardarla”.

 

Clara Zetkin, forse la persona che meglio la conosceva, scrisse sulla sua grande amica e compagna Rosa Luxemburg, condividendo quell'ottimismo, dopo la sua morte: “Nello spirito di Rosa Luxemburg l’ideale socialista era una passione soggiogante che trascinava tutto; una passione, ugualmente, del cervello e del cuore, che la divorava e la spingeva a creare. L’unica ambizione grande e pura di questa donna senza pari, l’opera di tutta la sua vita, fu di preparare la rivoluzione che doveva portare al socialismo. Il poter vivere la rivoluzione e prendere parte alle sue battaglie era per lei la suprema gioia (...). Rosa ha messo al servizio del socialismo tutto quello che era, tutto ciò che valeva, la sua persona e la sua vita. L’offerta della sua vita all'idea non l’ha fatta solo il giorno della sua morte; l’aveva già data pezzo per pezzo, in ogni minuto della sua esistenza di lotta e di lavoro. Per questo poteva legittimamente esigere lo stesso dagli altri, che dessero tutto, compresa la vita, per il socialismo. Rosa Luxemburg simbolizza la spada e la fiamma della rivoluzione, e il suo nome resterà scritto nei secoli come quello di una delle più grandiose e insigni figure del socialismo internazionale”.

 

(*)  Storica e giornalista spagnola.

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni

Scrivi commento

Commenti: 0

News