DEBITO PUBBLICO MONDIALE

Debito pubblico: bilioni di menzogne

di Armando B. Ginés (*)

 

Voi e io, Bill Gates, Amancio Ortega e un immigrante che cerca di saltare il muro criminale di Melilla per entrare in Europa, tutti noi abbiamo contratto un debito di uguale importo, derivato dai prestiti chiesti e non ancora restituiti dai nostri governi, da comunità regionali e municipi: 6.800 euro a testa. Sembra assurdo … e lo è. Ma così dice la statistica degli economisti al soldo del signor Capitale.

 

Il debito pubblico su scala mondiale ascende a quasi 50 bilioni di euro, mentre il PIL di tutti i paesi supera di poco i 70 bilioni. Di questa produzione mondiale trasformata in denaro o valori finanziari il 25% - circa 18 bilioni – si trovano nascosti in paradisi fiscali. L’incredibilmente assurdo di queste cifre inumane è che 85 persone accumulano tanta ricchezza quanto più della metà della popolazione mondiale, cioè 3.570 milioni di esseri umani.

Se si sommasse al debito pubblico l’astronomico fardello di quello privato (banche, società, famiglie), entreremmo in un assurdo di classe ancor più alta: il mondo sarebbe (è?) in bancarotta tecnica perché i debiti sono infinitamente maggiori della produzione. In effetti rimarrebbero le esistenze, il risparmio nascosto in vecchie  tasche a costo del consumo e del livello di vita presente e la ricchezza prigioniera nelle mani dei possessori delle grandi fortune, ma i capitoli riveduti non contano nella barbarie assurda del capitalismo, che basa la sua ragion d’essere nella gestione della scarsità e nel profitto proveniente dallo sfruttamento del lavoro.

 

Plusvalore e debito

Obbligazioni di debito, salari controllati, eccedenze imprenditoriali, dividendi bancari e colpacci borsistici sono aspetti di un amalgama chiamato regime capitalista. Il quid della questione risiede nella forma di ridistribuzione della ricchezza. Disponiamo di una produzione sufficiente per dar da mangiare varie volte al giorno all’Umanità al completo, solo per fare un esempio più che significativo, ma il cibo non si divide con l’equità necessaria. L’etica e la morale non possono nulla davanti all’alleanza religiosa tra economia e politica.

 

Come è possibile che un prestatore accumuli un eccedenza di ricchezza che, trasformata opportunamente dall’ingegneria finanziaria, cederà poi a terzi tramite un interesse monetario, come se fosse denaro suo?

Grazia alla rapina, legalizzata o no. O al plusvalore ottenuto precedentemente in affari non lavorativi che genera un risparmio particolare straordinario. O alla speculazione con quantità non necessarie per la spesa vitale minima. O attraverso la gestione collettiva di piccoli fondi di privati. O estraendo risorse e materie prime da paesi poveri a prezzi da saldi. O … in ogni caso gli eccessi che si destinano ai prestiti non provengono mai dal lavoro personale dei detentori del capitale, ma da processi finanziari o imprenditoriali che accumulano plusvalore che ha la sua origine nella produzione di fatto e in serie del sistema capitalista.

Il valore aggiunto è l’aggregato di fattori intangibili che fanno evaporare il frutto reale della produzione, (questo è) la merce, il bene, il servizio o oggetto finale.

La ricchezza reale non si cristallizza più in oggetti o mezzi d’uso ma in simulazioni finanziarie che nascono dal margine rubato al lavoro dall’imprenditore e da agenti invisibili di interscambio di valori costruiti al di là del consumo diretto e delle necessità umane imprescindibili per la riproduzione della vita.

 

I paesi debitori delle banche

Così si nasconde uno dei trucchi del concetto di debito pubblico.

I paesi captano i fondi del mercato e si indebitano, in fin dei conti, con le istituzioni private che operano come fantasmi sullo stesso. In poche parole, i paesi sono debitori delle società, e mai il contrario. Quando, ad esempio, si dice che la Grecia ha contratto un debito con la Germania, ciò è completamente falso: sono le banche tedesche i creditori dei greci, non il paese in quanto tale.

Se si trattasse di obbligazioni contrattuali tra paesi, i debiti globali e particolari tra loro verrebbero ridotti, mortificati o condonati in modo più semplice e trasparente, togliendo quantità che si sovrappongono tra loro e ottenendo saldi semplici a favore o contro. Ma la realtà è più sofisticata e complessa.

Banche spagnole possono essere creditrici rispetto a Germania, Grecia e Spagna. E entità di qualsiasi paese di altri terzi. Per questo, quando i governi di turno difendono gli interessi di tutti gli abitanti nel debito di un paese dato, la menzogna diventa colossale: essi in realtà parlano solo nell’interesse di banche o società private anonime, mai del mal utilizzato interesse pubblico o generale.

 

Quindi il debito pubblico è un inganno ideologico e politico per come viene presentato dai guru finanziari, dagli analisti del mercato e delle borse e dai ministri delle finanze o dell’economia dei paesi occidentali.

Su questo inganno e sulla sua logica assurda riposa il sistema neo-liberista della globalità contemporanea. 

Spingiamoci ancor più lontano: tutto il debito pubblico è illegittimo perché si è fondato, dall’inizio, sull’espropriazione di parte del lavoro realizzato tramite il plusvalore ottenuto dal capitale.

Ogni accumulazione di capitale deve essere necessariamente realizzata rubando tempo di lavoro non remunerato.

Nel caso particolare delle banche e delle entità finanziarie, questi enti non sono altro che depositi di capitale e lavoro mescolati, che muovono a loro piacimento ingenti quantità di denaro altrui come se fosse loro per rendere redditizio unicamente il loro modus operandi particolare e quello dei clienti di maggior rango commerciale, industriale e finanziario. Il risparmio domestico qui gioca un ruolo subalterno, senza voce e senza voto.


Paragonare i debiti

Vediamo esempi e comparazioni circa il debito pubblico e anche quello privato, prendendo la Spagna come paese di riferimento. Sono dati che in ben poche occasioni si meritano titoli esplicativi sui principali.

Sapete qual è il paese con il maggior debito pubblico rispetto al suo PIL? La Spagna, che deve a banche ed entità finanziarie più di 1 bilione di euro, al di sopra del 100% della sua produzione annuale. Gli USA devono più di 4,5 milioni ma questa quantità rappresenta meno di un terzo del suo PIL. Quindi noi spagnoli siamo i campioni mondiali cum laude in debito estero ponderato. Un dubbio merito, ma così paradossale e falso è il consunto ‘marchio’ Spagna.

Continuiamo con la Spagna. Il nostro debito pubblico, un bilione di euro, rappresenta quasi il 100% del PIL. Ogni abitante deve più di 20.000 euro. A chi? Questa risposta i governanti la nascondo sempre e i creditori non hanno mai il coraggio di presentarsi con nome e cognome..

Prima sorpresa: il principale creditore dello Stato è la banca spagnola (250.000 milioni di euro?), il Banco di Santander e il BBVA che tirano il motore lucrativo con circa 90.000 milioni tra i due. Un altro creditore di rango sono le nostre future pensioni e, per dirla con più classe, il Fondo di Riserva della Sicurezza Sociale. Alcune stime indicano che l’appropriazione indebita della Sicurezza Sociale sfiora i 60.000 milioni di euro.

Altri creditori di peso: la Banca Centrale Europea, entità bancarie tedesche e francesi, società assicuratrici e fondi di investimento (BlackRock, JP Morgan, PIMCO, Fidelity, Carmignac …), privati (lì1%) e società spagnole a carattere non finanziario.

Anche se si mette sempre l’accento sul debito pubblico, quello privato in Spagna rappresenta circa l’85% della somma di entrambi. Del 16% che corrisponde al debito pubblico, i tre quarti sono imputabili all’amministrazione centrale, il 20% alle comunità autonome ed il resto ai municipi. Circa un quinto del debito privato è imputabile alle famiglie e più del 60% è attribuibile a banche, entità finanziarie e imprese.

 

Il debito spagnolo totale potrebbe raggiungere l’ineffabile quote di 4,25 bilioni di euro, quattro volte il PIL, essendo i principali creditori del debito estero istituzioni d enti, tra altri per minori quote, di Germania, Francia, USA, Gran Bretagna e Italia. In  parole povere questo vuol dire che saremo sempre indebitati.

Ora: perché un creditore vuole debitori che non potranno mai saldare il loro debito?

Una cosa è chiarissima: cliente morto non paga. Il meglio sarebbe asfissiare all’estremo per trarre tutto il sugo possibile al fattore lavoro (sfruttamento lavorativo intensivo, detto produttività selvaggia; pluriimpieghi …). Per la vita intera.

In fondo questa è la filosofia delle ipoteche a lungo periodo: stringere, ma non soffocare mai del tutto, salvo che in tempi di crisi acuta..

 

Il binomio debito pubblico/PIL ha qualche relazione specifica con la ricchezza o la stabilità economica di un paese concreto? Bene, dipende dalla prospettiva che si adotta.

Nessuno direbbe che Giappone e USA siano paradigmi di paesi poveri, ma i giapponesi sono i leaders rinomati nella classifica mondiale del debito pubblico, se si lega questo fattore alla percentuale che occupa nel suo PIL. Nel caso del Giappone, più del 250%: 12,5 bilioni di euro. Ogni giapponese ha un debito simbolico, o nominale, di 85.000 euro.

Da parte sua, ogni statunitense deve più di 40.000 euro di un debito pubblico globale di circa 18 bilioni di euro, più del cento per cento del PIL USA.

I dati della grandiosa e potente Germania di Merkel non producono neppure essi risultati spettacolarmente positivi. Il suo debito pubblico supera i 2 bilioni di euro, l’80% del suo PIL, per cui ogni tedesco deve al mondo (cioè alle banche) circa 25.000 euro.

Le cifre precedenti contrastano abbastanza con quelle di altri paesi che la propaganda capitalista teme, sottovaluta o minaccia ideologicamente in modo sistematico. La Cina registra un debito pubblico di 2 bilioni di euro, il 20% del suo PIL e ognuno dei suoi abitanti deve circa 1.000 euro. Nel caso della Russia, il suo debito pubblico è circa il 10% del PIL, meno di 300 mila milioni di euro, circa 1.200 euro di debito pro capite. Il debito pubblico del Venezuela, in ultima, è stimato in circo 50 milioni di euro, il 60% della sua produzione annuale lorda. Ogni  venezuelano ha un debito di circa 7.000 euro.

 

Debito e spesa militare

Il debito pubblico, quindi, è uno strumento o un meccanismo di dominio e di egemonia del mondo ricco sui paesi poveri, di dimensioni medie o periferiche nell’ordine capitalistico della globalità.

Non esiste una relazione diretta e assoluta di causa-effetto tra debito e peso politico nel concerto internazionale. Di fatto i paesi più indebitati sono gli esponenti prediletti del capitalismo più genuino e avanzato: Giappone e USA.

In altri termini, il debito rappresenta la subordinazione del potere politico, della geografia, della storia, della cultura e della demografia alle multinazionali, al mercato, ai paradisi fiscali e al potere finanziario. In questo senso, il debito pubblico è un puro artefatti ideologico che esprime l’egemonia dell’élite dominante del regime capitalista.

 

Ma … oltre all’ideologia e alla politica, senza il braccio militare nulla sarebbe come è nella realtà attuale.

La falsità ideologica bisogna difenderla  anche a colpi di guerre umanitarie e di incursioni  chirurgiche a carattere bellico per chiarire bene chi comanda in ultima istanza, è questo il luogo dove abita la santa verità ufficiale.

Ogni giorno il mondo spende nel settore militare circa 4.930000000 (quattromiliardinovecentotrentamilioni). Moltiplicateli e vedrete l’incredibile cifra che nel esce trasformata in periodi di settimane, mesi, anni…

Ma non tutti i paesi spendono lo stesso. La spesa militare USA rappresenta il 40% del totale mondiale. Con i loro alleati della NATO, ascende al 60%.

Austerità non fa rima con militare.

Gli USA dedicano 3,5 volte più risorse economiche per il loro status militare che la Cina e 7 volte di più della Russia. Dopo i tre paesi citati, investono di più nel capitolo militare l’Arabia Saudita (!!!!), la Francia, la Gran Bretagna. La Germania, il Giappone (!), l’India e la Corea del Sud (!!!).


Elite, classe lavoratrice e poveri

Come finale, potremmo segnalare che il mondo del debito pubblico segmenta le persone in tre terzi ben definiti: l’élite, la classe lavoratrice attiva e i soliti poveri più gli emarginati di ogni tipo e condizione. In questa divisione, ad una prima occhiata sembrerebbe che i poveri e gli emarginati non apportino nulla alla produzione globale, ma si tratta di una valutazione equivoca. La povertà e l’emarginazione, oltre che esercito di riserva lavorativo, servono a ricordare a lavoratrici, lavoratori e classi medie che si può sempre cadere più in basso nella miseria se non si accettano le condizioni inerenti al sistema capitalista.

Dalla loro materialità – ci riferiamo ai poveri e agli emarginati – si producono paure emozionali dirette alla popolazione standard ed essi servono anche per modellare, a partire dal loro magma indifferenziato, agenti sociali malvagi, carpi espiatori con cui sviluppare conflitti trasversali che non permettano di vedere con chiarezza i processi di dominio biologico, tecnologico, ideologico e politico che vanno di comune accordo con il capitalismo occidentale.

 

Potete immaginare un mondo senza debito pubblico né debito privato?

Perché i sogni non diventassero collettivi o si elevassero a coscienza politica si inventò la spesa militare.

L’equazione è evidente: a maggior debito pubblico nel suo insieme e di rischio di non pagamento, più spesa militare in generale.

Anche in termini sociali c’è la formula correlata: più disoccupazione o povertà, maggiore repressione legale e poliziesca.

La storia è qui a validare questa tesi.

 

(*) Analista, scrittore e giornalista spagnolo; da: rebelion.org; 1.6.2015

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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Commenti: 2
  • #1

    Roberto Zanetti (sabato, 06 giugno 2015 06:21)

    Cari compagni,
    nell'articolo Debito pubblico: bilioni di menzogne ho riscontrato un grave errore che si trova anche nell'originale in lingua spagnola. Mi riferisco al paragrafo Debito e spesa militare, dove si afferma:

    Ogni giorno il mondo spende nel settore militare 70 milioni di euro.

    Il dato e' palesemente errato perche', solo l'Italia, spende 80 milioni di euro al giorno, mentre nel mondo la spesa giornaliera e' di 3,9 miliardi di Euro, quindi una spesa assolutamente diversa.
    Non so se in qualche modo e' possibile una rettifica che sarebbe utilissima per i lettori.
    Vi aggiungo, come esempio, due link per una verifica di quanto sostengo:

    http://ilmanifesto.info/litalia-spende-80-milioni-al-giorno-in-spese-militari/

    http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_spesa_militare

    Approfitto per augurarvi un buon lavoro, Roberto

  • #2

    cip tagarelli (sabato, 06 giugno 2015 21:24)

    Caro compagno Roberto, grazie della segnalazione dell'errore. Infatti la cifra che si spende nel settore militare è di circa 4 milardi930milioni al giorno. La redazione.

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