IN RICORDO DEL PARTIGIANO ENZO GALASI

Foto di gruppo al Centro di Iniziativa Proletaria di Sesto San Giovanni, il primo a destra è il partigiano Enzo Galasi, quello a sinistra seduto al tavolo è Ettore Zilli partigiano e deportato nel campo di sterminio di Dachau, in mezzo Moni Ovadia.

 

  Riportiamo un brano e una lettera inedita pubblicata a pag. 100 del libro di

Antonio Masi e Michele Michelino  DALL’INTERNAZIONALE A FISCHIA IL VENTO A NIGUARDA che ricorda il compagno Enzo Galasi.

 Tra gli antifascisti aumenta la rabbia verso Togliatti che aveva, in nome della pacificazione concesso l’amnistia ai fascisti. Anche militanti del PCI scrissero lettere di protesta. Riportiamo il testo della lettera fornitaci dal partigiano Enzo Galasi, compagno di lotta di Sergio Bassi

“Caro Togliatti, sono un vecchio comunista compagno di Picelli . Lei mi crederà settario perché così sono chiamati quelli che hanno la propria fede e sono disposti a qualunque sacrificio. Intendo parlare dell’amnistia.

 

So già che lei mi dirà che si tratta di una mossa politica indispensabile e strategica. I lavoratori, anche se ignoranti, sono in grado di capire certe necessità date le condizioni in cui ci troviamo, gli alleati ecc. Ma i lavoratori capiscono anche che c’è un limite a tutto, specie se hanno sofferto. I migliori compagni pensano che lei ha passato ogni limite e non conosce i fascisti se pensa che questi si ammansiranno di fronte al generoso gesto dell’amnistia generale. Perché di questo si tratta non si è ridotta la pena di cinque o dieci anni. No signori.

Si sono mandati addirittura a casa uomini che avevano meritato l’ergastolo o trent’anni di galera, che sono fra i maggiori responsabili della rovina del popolo.

  Si è dato ragione in questo modo alle canaglie fasciste che si atteggiavano a martiri e che chiamano delinquenti i valorosi partigiani che hanno combattuto contro tedeschi e fascisti.

 Io che le parlo sono il padre di Sergio Bassi. A 19 anni si è battuto come un leone in difesa della libertà e ha compiuto circa venti azioni pericolose. Anche lui è morto abbattuto alla mitraglia insieme ad altri cinque giovani generosi come lui all’idroscalo di Milano.

Ma il compagno Togliatti queste cose riesce a comprenderle? Mio figlio non può avere pace se io tengo ancora la tessera del Partito per il quale egli è morto, di quel Partito che trascura i migliori che favorisce i profittatori, di quel partito che non rispetta più nemmeno i suoi morti perché manda in libertà i loro assassini. Lei mi dirà che è stato obbligato a questo da altri componenti del governo, ma piuttosto che commettere una cosa simile era molto meglio dimettersi.

Distinti saluti.

Bassi Roberto

 Via Carlo Imbonati 9, Milano

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