RUSSIA - CINA

Russia e Cina si burlano del “dividi e vincerai”

di Pepe Escobar (*)

Roma e Pechino. L’Impero Romano lo fece. L’Impero Britannico lo copiò. L’Impero del Caos l’ha sempre fatto. Tutti lo fanno. Divide et impera. Dividi e vincerai o dividi e conquista. E’ osceno, brutale ed efficace. Ma non per sempre, come i diamanti, perché gli imperi crollano. 

Una stanza con vista sul Panteon può essere una celebrazione di Venere, ma anche un’occhiata all’opera di Marte. Ero stato a Roma principalmente per un convegno – Global WARning – organizzato da un gruppo molto attivo, valido, diretto da un ex membro del Parlamento Europeo, Giulietto Chiesa. Tre giorni dopo, quando è scoppiato il casino sul rublo, Chiesa è stato arrestato ed espulso dall’Estonia come persona non grata, un’ulteriore dimostrazione dell’isteria anti-russa che si impadronisce delle nazioni baltiche, e del controllo orwelliano che ha la NATO sui deboli legami dell’Europa.

Semplicemente, il dissenso non è permesso.

Nel convegno, realizzato in un antico refettorio domenicano del secolo XV con affreschi divini che ora è parte della biblioteca del Parlamento italiano, Sergey Glazyev, al telefono da Mosca, ha presentato una lugubre interpretazione della Guerra Fredda 2.0. Non esiste un vero “governo” a Kiev; ne fa le veci l’ambasciatore USA. A Washington è stata cucinata una dottrina anti-Russia per fomentare la guerra in Europa e i politici europei sono i suoi collaborazionisti. Washington vuole una guerra in Europa perché sta perdendo la competizione contro la Cina.

Glazyev ha commentato la demenza delle sanzioni: la Russia cerca contemporaneamente di riorganizzare la politica del Fondo Monetario Internazionale, di combattere la fuga di capitali e minimizzare gli effetti della chiusura delle linee di credito a molti uomini d’affari. Ma il risultato finale, egli dice, è che i perdenti economici in ultima istanza saranno in Europa; la burocrazia in Europa ha perso la messa a fuoco economica  da quando i geo-politolici statunitensi se ne sono impadroniti.

 

Solo tre giorni prima della corsa sul rublo chiedevo a Mikhail Leontyiev del Rosneft (Segretario-Direttore della Stampa del Dipartimento di Informazione e Pubblicità) notizie riguardo ai crescenti pettegolezzi sul fatto che il Governo russo si preparasse ad applicare controlli sulle divise. In quei giorni nessuno sapeva che l’attacco al rublo sarebbe stato tanto rapido e concepito come uno scacco matto per distruggere l’economia russa. Dopo alcuni sublimi caffè alla Tazza d’Oro, a fianco del Panteon, Lentyev mi disse che i controlli sulle divise erano sicuramente una possibilità. Ma non ancora. Sottolineò che si tratta di una guerra finanziaria propriamente detta, agevolata da una quinta colonna nell’establishment russo.

L’unico componente uguale in questa guerra asimmetrica sono le forze nucleari. E la Russia comunque non si arrenderà. Leontyev non ha definito l’Europa come un soggetto storico, ma  come un oggetto: “Il progetto europeo è un progetto statunitense”. E la “democrazia” è diventata fantascienza.

 

La speculazione sul rublo è arrivata e se ne è andata come un devastante uragano economico. Ma non si minaccia con uno scacco matto un esperto giocatore di scacchi a meno che il proprio potere di fuoco sia più forte del fulmine di Giove. Mosca è sopravvissuta. Gazprom ha acconsentito alla richiesta del presidente Vladimir Putin e venderà le sue riserve di dollari statunitensi sul mercato locale.

 

Il Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha ufficialmente espresso la sua opposizione a che la UE aumenti la pressione con sanzioni controproducenti contro Mosca. E nella sua conferenza annuale Putin ha sottolineato che la Russia sopporterebbe con successo la crisi.

Ma a me è interessato in particolar modo quello che non ha detto .

 

Quando Marte si è accollato, in un’accelerazione frenetica, la storia, mi sono ritirato nella mia camera di fronte al panteon cercando di sintonizzarmi su Seneca: dall’eutimia – serenità interiore – a quello stato di imperturbabilità che gli stoici definivano aponia. Nonostante tutto è difficile coltivare l’eutimia quando si scatena la Guerra Fredda 2.0.

 

Mostrami il tuo imperturbabile missile

La Russia potrebbe sempre dispiegare un’opzione economica “nucleare”, dichiarando una moratoria del suo debito estero. Allora, se le banche occidentali si impadronissero degli attivi russi, Mosca potrebbe impadronirsi di tutti gli investimenti occidentali in Russia.

In ogni caso l’obiettivo del Pentagono e della NATO di un conflitto armato nel teatro europeo non avrebbe luogo. A meno che Washington fosse abbastanza insensata da cominciarlo lei stessa.

Nonostante tutto, questa continua ad essere una possibilità seria, se l’Impero del Caos accusa la Russia di violare il Trattato sulle Forze Nucleari a Medio Raggio (INF) anche mentre si apprestare a forzare l’Europa ad accettare il dispiegamento dei missili da crociera nucleari statunitensi.

 

La Russia potrebbe essere più abile dei mercati finanziari occidentali, nel separarli dalla sua ricchezza di petrolio e gas naturale. I mercati collasserebbero inevitabilmente, caos fuori controllo per l’Impero del Caos (o “caos controllato”, secondo le stesse parole di Putin).

Immaginate il crollo di più di 1.000 bilioni di dollari di derivati. L’ “Occidente” avrebbe bisogno di anni per sostituire il petrolio e il gas naturale russo, ma l’economia della UE sarebbe istantaneamente devastata.

Proprio quando questo vertiginoso attacco occidentale contro il rublo – e i prezzi del petrolio – con l’utilizzo dello schiacciante potere delle grandi compagnie di Wall Street aveva già scosso le banche europee esposte fino al midollo, le loro permute di copertura per gli insoluti sono andate alle stelle.

Immaginate queste banche che collassano come il castello di carte di Lehman Brothers se la Russia dichiarasse il default, provocando così una reazione a catena.

Pensate ad una Distruzione Mutuamente Assicurata (MAD) senza una guerra.

 

Nonostante tutto la Russia è autosufficiente in tutti i campi dell’energia, è ricca di minerali e di agricoltura. L’Europa no. Questo potrebbe essere il risultato letale di una guerra imposta attraverso le sanzioni.

In sostanza, l’Impero del Caos va a tastoni e utilizza l’Europa come pedone. L’Impero del Caos è debole sia negli scacchi che in storia. Esagera con l’aumento delle scommesse per obbligare la Russia a cedere. La Russia non cederà.

 

L’oscurità appare all’inizio del caos

Parafrasando Bob Dylan in When I Paint My Masterpiece, ho lasciato Roma e sono atterrato a Pechino.

I “marco polo” dei nostri giorni viaggiano con Air China. In 10 anni lo faranno in senso inverso, prendendo il treno ad alta velocità da Shangai e Berlino .

Da una camera nella Roma imperiale ad un’altra in un pacifico hutong, una reminiscenza laterale della Cina imperiale. A Roma i barbari si ammassano  dentro le porte, saccheggiando delicatamente le briciole di un patrimonio molto ricco, e questo comprende la Mafia locale. A Pechino tengono i barbari sotto stretta vigilanza; naturalmente questo contiene un elemento panoptico, essenziale per assicurare la pace sociale interna. La direzione del Partito Comunista Cinese – dalle riforme fondamentali del Piccolo Timoniere Deng Xiaoping – è perfettamente cosciente del fatto che il suo Mandato Celestiale è direttamente condizionato dalla perfetta e sottile sintonizzazione di nazionalismo e di quanto potremmo chiamare “neoliberismo con caratteristiche cinesi”.

Su un piano differente a quello dei “morbidi letti d’Oriente” che sedussero Marco Aurelio, i setosi splendori della Pechino moderna offrono l’idea di una potenza emergente estremamente sicura di sé. Dopo tutto, l’Europa non è altro che un catalogo di sclerosi multiple e il Giappone si trova alla sua sesta recessione in 20 anni.

Per finire, nel 2014 il presidente Xi Jinping ha dispiegato una frenesia diplomatico/geostrategica senza precedenti, legata in ultima analisi al progetto a lungo periodo di continuare a cancellare, lentamente ma decisamente, la supremazia statunitense in Asia e a riorganizzare la scacchiera globale. Quello che Xi ha detto in maggio a Shangai traccia il progetto: “E’ ora che gli asiatici dirigano gli affari dell’Asia”. Nella riunione dell’OPEC a novembre ha raddoppiato, promuovendo il “sogno dell’Asia-Pacifico”.

 

Nel frattempo la frenesia è la norma. A parte due enormi accordi per il gas di 725.000 milioni di dollari – il gasdotto Potere della Siberia e dell’Altai – ed una recente offensiva legata alla Nuova Via della Seta in Europa Orientale, virtualmente nessuno in Occidente  ricorda che in settembre il Primo Ministro cinese Li Keigiang ha firmato non meno di 38 accordi commerciali con i russi, compreso un accordo di interscambio e un accordo fiscale, che implicano una completa interazione economica.

 

Si può affermare che il giro geopolitico verso l’integrazione Russia-Cina sia la più grande manovra strategica degli ultimi 100 anni. Il grandissimo piano maestro di Xi non è ambiguo: un’alleanza commerciale Russia-Cina-Germania. Gli impresari e imprenditori tedeschi lo desiderano ardentemente, anche se i politici tedeschi ancora non se ne rendono conto.

Xi – e Putin – stanno costruendo una nuova realtà economica nel campo euroasiatico, piena di ramificazioni politiche, economiche e strategiche cruciali.

 

Certo sarà una strada estremamente accidentata. Ancora non è filtrato sui media corporativi occidentali, ma accademici di mente indipendente in Europa (sì, esistono, quasi come una società segreta) sono sempre più allarmati per il fatto che non esista un modello alternativo al nucleo caotico dell’entropico nucleo duro di neoliberismo/capitalismo da casino promosso dai Padroni dell’Universo.

 

Anche se l’integrazione euroasiatica prevarrà con il passare del tempo e Wall Street  si trasformerà in una specie di Borsa valori locale, la Cina e il mondo emergente multipolare sembrano ancora essere impigliati nel modello neoliberista esistente.

E nonostante tutto, proprio come Lao Tzu già ottuagenario diede al giovane Confucio uno schiaffo intellettuale, l’ “Occidente” avrebbe bisogno di essere svegliato. Divide et impera? Non funziona. E probabilmente fallirà miseramente.

 

Per come stanno le cose, quello che sappiamo è che il 2015 sarà un anno orripilante in una miriade di aspetti. Perché dall’Europa all’Asia, dalle rovine dell’impero romano al riemergente Regno del Medio, tutti continuiamo ad essere ancora sotto il segno di un temibile, pericoloso e sfrenatamente irrazionale Impero del Caos.

 

(*) Analista politico e giornalista di Asia Time.

Da: rebelion.org; 29.12.2014

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

 


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