ESPANSIONISMO ISRAELIANO

L’espansionismo israeliano e la balcanizzazione del Levante

di Alfredo Jalife-Rahme (*)

“Le strutture etniche della Siria la espongono ad uno smantellamento che potrebbe dar luogo alla creazione di uno Stato sciita lungo la costa, ad uno Stato sunnita nella regione di Aleppo, di un altro a Damasco e di un’entità drusa che potrebbe desiderare di creare il suoStato – forse nel nostro Golan – in ogni caso con l’Huran e il nord della Giordania. Uno Stato così sarebbe, sul lungo periodo, una garanzia di pace e di sicurezza per la regione. E’ un obiettivo che è già alla nostra portata”.

 

Oded Yinon, «Una strategia per Israele negli anni 1980», Kivunim, febbraio 1982.

 

Durante la sua visita di 5 gioni negli USA, il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha affermato, sul Morning Edition in un’intervista con Steve Inskeep della NPR, che “le frontiere del Medio Oriente sono sulla via per cambiare definitivamente” (1).

Yaalon segue alla lettera le balcanizzazioni del Piano Yinon, ex funzionario della cancelleria israeliana (2): per Yaalon “le frontiere sono già cambiate” nel momento in cui la Siria non può essere unificata dal suo presidente Bashar al-Assad, che “controlla solo un 25% del territorio”, contenzioso che  Israele “dovrà affrontare”.

Poverini!

Secondo il giudizio paleobiblico di Yaalon esistono paesi con storia diversa e altri le cui frontiere sono state tracciate artificialmente da Francia e Gran Bretagna, riferendosi agli accordi Sykes-Picot del 1916, per spartirsi il feretro del’Impero Ottomano.

Moshe Yaalon sputa sentenze perentorie: “L’Egitto continuerà ad essere l’Egitto”, ma “la Libia fu una nuova creazione, una creazione occidentale come risultato della prima Guerra Mondiale. La Siria, l’Iraq lo stesso – stati/nazione artificiali – e quello che vediamo ora è il collasso dell’idea occidentale”.

 

Ma il “nuovo Israele” non è per caso una creazione dei banchieri schiavisti Rotschild e del mazzo di avvocati di Lloyd George, che poi sarebbe diventato primo ministro del Regno Unito?

Dopo il suo assestamento e l’ulteriore persecuzione in Russia nel 1883, ancora nel 1903 il sionismo errante si baloccava con l’impianto “artificiale” di insediamenti esogeni in paesi dell’anglosfera: Canada, Australia, Africa orientale, la parte sudoccidentale del Texas, Angola e Uganda (3).

Non è già riuscito il sionismo finanziario – più letale del suo irredentismo territoriale – a incorporare i citati paesi dell’anglosfera nella loro totalità nel secolo XXI tramite la de-regulation bancaria?

 

In un altra intervista con Charlie Rosen, Yaalon si scaglia contro il presidente turco Erdogan, che bolla come “noto seguace” della Fratellanza Musulmana (4).

Il giornale israeliano Haaretz commenta che Yaalon “non ha discusso se le frontiere di Israele, che furono anch’esse determinate dalle potenze occidentali dopo la Prima Guerra Mondiale, cambierebbero” (5).

 

Yaalon sputa altre ingiurie razziste contro i palestinesi, arrivando fino all’oltraggio del loro “trasferimeno etnico”.

Il viaggio di Yaalon negli Stati Uniti è stato programmato per raffreddare gli animi dell’equipe di Obama dopo i velenosi affronti di Naftali Bennet – leader del partito religioso fondamentalista di ultra destra The Jewish Home – contro John Kerry, segretario di Stato, che ha messo in relazione l’ascesa dello Stato islamico con la mancanza di soluzione del conflitto palestinese-israeliano. Precedentemente Kerry aveva affermato che Israele “è quasi uno Stato-paria”.

Quasi?

Haaretz dice che Yaalon è stato “umiliato pubblicamente” dagli USA, che gli hanno negato la possibilità di riunirsi con alti funzionari dell’équipe di Obama, come il vice-presidente Joe Biden, Kerry e la consigliere alla Sicurezza nazionale Susan Rice.

 

Con l’usuale convergenza, la rivista The Economist – proprietà con The Financial Times del gruppo Pearson, che controlla Black Rock, la maggiore banca di investimento del mondo, diretta dall’israelo-statunitense Larry Fink (6) – sentenzia che la maggior parte dei 3 milioni di rifugiati siriani contemplano “la perdita del loro paese” (7).

Il governo di Bashar al-Assad controlla il 25% della Siria e la maggior parte del paese si trova in mano degli yihaidisti del Califfato dell’Emirato Islamico (la cui capitale è la città di Raqqa, oggi controllata dalla multinazionale mercenaria di incappucciati telediretti), mentre una piccola porzione del territorio a nord est è ancora in mano ai kurdi-siriani alla frontiera della Turchia – il cui simbolo è diventato la città martire di Kobane, dove può essere che l’Emirato Islamico abbia usato armi chimiche (8), il che è “stranamente” nascosto dal macchinario di propaganda nera degli USA e di israele (la bugiarda “Hasbarà”) ( N.d.T.: Hasbará, ("spiegazione, chiarimento") è un termine usato dallo Stato di Israele e da gruppi indipendenti per descrivere gli sforzi fatti per spiegare le politiche del governo, uno strumento per propagandare l’immagine di Israele nel mondo).

Esistono altre enclaves ad Aleppo, nei dintorni di Damasco, e sulle alture del Golan (dove Israele gioca la carta di Al-Nusra) in mano alla strana coalizione cucinata dall’ “Occidente”: Esercito Libero (sic!) Siriano/Al-Nusra/Al-Qaeda/yihaidisti dell’Emirato Islamico.

Lo schema balcanizzatore degli isareliani Yinon e Yaalon progredisce vertiginosamente grazie alla creazione del califfato dell’Emirato Islamico, i cui tentacoli emergono nel Maghreb (la parte occidentale e nord africana del mondo arabo) (9) e il cui paradigma è la Libia .

Gli yihaidisti dell’Emirato Islamico costituiscono il coltello destinato a sezionare sottilmente e selettivamente il mondo arabo, secondo gli schemi dei funzionari israeliani Yinon e Yaalon, la cui portata giunge fino alla Yemen? (10).

 

L’innocenza del pensiero lineare, non usa ai marchingegni israelo-anglosassoni, rimarrebbe stupita al vedere che gli aerei USA “si sono sbagliati” nel consegnare  le armi destinate agli assediati kurdo-siriani di Kobane, che sono invece finite nelle mani degli yihaidisti dell’Emirato Islamico (11). Ah, ah!

 

Nessuno conosce meglio la perfidia degli schemi balcanizzatori – dal duo Yinon/Yaalon passando per gli yihaidisti dell’Emirato Islamico fino ai geostrateghi USA (“la formula Brzezinski/Rice/Peters/Clark/Wright” (12) – che il robusto presidente turco Erdogan – con la sua agenda relativa ai kurdi (appoggiati da Israele e dalla NATO) che costituiscono tra il 15 e il 25% di una Turchia al bordo dell’implosione – e che ha fustigato i nuovi Lawrence d’Arabia (13), vecchia spia della Gran Bretagna, massimo espeto in balcanizzazione.

 

Israele prepara la sua ennesima guerra a Hezbollah in Libano, sull’orlo dell’implosione, mentre su una scala strategicamente superiore, la convergenza balcanizzatrice di tutto l’arsenale propagandistico di Tel Aviv è diffusa dal centro MEMRI – con sede a Washington e fondato da Yigal Carmon, spia militare israeliana, e da Meyrav Wurnser, amazzone del Hudson Institute legata al partito fondamentalista sionista Likud – che progetta quattro punti del “nuovo ordine in Medio Oriente” in base alla convenienza unilaterale del “Grande Israele”, grazie all’avanzata fulminante degli yihaidisti  dell’Emirato Islamico: contenzioso nucleare con l’Iran (senza diritto a possedere bombe  nucleari a differenza degli “eletti” celestiali di Israele);  conflitto arabo-israeliano (congelato); processo turco-kurdo (implosione della Turchia ed epansione del “Grande Kurdistan”?); conglitto sciita-sunnita (prolungare teologicamente una nuova “Guerra dei 30 anni”?.

 

Per pudore lascio da parte la gravissima accusa del presidente Putin sul fato che “gli USA promuovono il terrorismo con il loro finanziamento agli yihaidisti dell’Emirato islamico” (14).

 

La balcanizzazione del “Grande Medio Oriente”  e il suo “nuovo ordine” hanno radici nel piano del duo  israeliano Yinon/Yaalon assemblati con la “formula Brzezinski/Rice/Peters/Clark/Wright” e con l’intrepida avanzata selettiva dei loro pulcinella yihaidisti?

 

 

Note:

[1] “Israel’s Defense Minister: Mideast Borders ’Absolutely’ Will Change”, NPR, 23.10. 2014.

[2] “A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties (The "Yinon Plan")”, di Oded Yinon,  Kivunim (Israele), Voltaire Network, 1.2.1982. «Une stratégie pour Israël dans les années 80» frammenti in francese,  Réseau Voltaire.

[3] “Zionist Congress:The Uganda Proposal”, 26.8.1903, Jewish Virtual Library.

[4] «Fratellanza Musulmana: denuncia israeliana e inchiesta britannica», Red Voltaire, 23.10.2014.

[5] http://www.haaretz.com/news/diploma...

[6] «BlackRock: il maggior investitore del mondo dietro la privatizzazione di  Pemex», Alfredo Jalife-Rahme, La Jornada, 11.12. 2013.

[7] “Syrian refugees: The loss of a nation”, The Economist, 23.10. 2014.

[8] “Kurds fear ISIS use of chemical weapon in Kobani”, Emma Graham-Harrison, The Guardian, 24.10.2014.

[9] “Is an ‘Islamic State in the Maghreb’ following in the footsteps of ISIS?”, Adam al-Sabiri, Al-Akhbar, 23.10. 2014.

[10] “Southern Yemen separatists demonstrate calling for their independence”, Al-Akhbar, 23.10. 2014.

[11] «La resistenza a Kobane resiste», Red Voltaire , 29.10. 2014.

[12] «"Fórmula Brzezinski/Rice/Peters/Clark/Wright" para balcanizar Medio Oriente», Alfredo Jalife-Rahme, La Jornada, 17.8. 2014. «La coalizione statunitense è diisa in merito agli obiettivi»,  Thierry Meyssan, Red Voltaire, 10.11.2014.

[13] «Turkish President Declares Lawrence of Arabia a Bigger Enemy than ISIS», Jamie Dettmer, The Daily Beast, 13.10. 2014.

[14] “US promotes terrorism by funding Takfiris: Putin”, PressTV, 25.10. 2014.

 

(*) Analista messicano, specializzato in relazioni internazionali. Professore alla UNAM , scrive su la Jornada e El Financiero, oltre a fare il commentatore su CNN e TeleSUR.

Da: lahaine.org; 20.11.2014

 

 (traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)


Scrivi commento

Commenti: 0

News