BOMBE ISRAELIANE

 

Politica genocida, guerra genocida

 

di Diego Torres

 

La guerra è sempre la continuazione della politica con altri mezzi. Anche il caso delle attuali aggressioni  militari israeliane contro Gaza lo è. Le bombe israeliane sono state lanciate insieme a scuse e spiegazioni che cercano di mascherare gli obiettivi che perseguono, la politica dalla quale provengono. 

 

Israele afferma di essere stata “obbligato” ad attaccare a causa dei missili artigianali lanciatigli contro, che il suo obiettivo è distruggere alcuni tunnel alla frontiera, che la sua campagna è diretta solo contro obiettivi militari di Hamas, ecc. E vuole che la gente protesti contro ciò.
Se questi sono i suoi obiettivi, come si spiega che durante la sua offensiva la maggior parte del migliaio di morti siano civili, o che il suo esercito abbia ucciso, mediamente, un bambino all’ora?

 

Le donne e i bambini palestinesi non sono stati colpiti o mutilati in battaglia, sono caduti negli attacchi aerei preordinati a scuole, case e ospedali, compresi alcuni di quegli edifici chiaramente identificati come appartenenti all’ONU.

 

Alla fine, se diamo per buone le spiegazioni di Israele, forse che prima di vedersi “obbligato” a questi attacchi, lo Stato di Israele faceva una politica di buon vicinato? Vediamo alcuni antecedenti. 

 

Come risultato delle sue campagne espansioniste precedenti, quello che prima era la Palestina oggi è separata nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, che a sua volta è frammentata in 167 enclaves, attorniate a loro volta da 440 chilometri di muro.

 

Perché i palestinesi possano transitare tra queste enclaves del loro territorio, devono passare per vari dei 552 posti di controllo dell’esercito israeliano. All’interno della stessa Cisgiordania esistono 79 chilometri di strade ad uso esclusivo degli israeliani, e altri 155 chilometri di strade il cui accesso ai palestinesi è ristretto. 

 

Molte famiglie palestinesi si dedicavano alla coltivazione degli ulivi.

 

Dal 1967 le autorità israeliane hanno sradicato 800.000 alberi di proprietà palestinese, facendo sì che 80.000 famiglie abbiano perduto l’equivalente di un’entrata annuale di 12,3 milioni di dollari. 

 

Nell’attuale e nelle precedenti guerre, l’aviazione e l’artiglieria israeliane hanno bombardato le installazioni di trattamento e pompaggio dell’acqua e hanno danneggiato anche il sistema di drenaggio, contaminando la fornitura dell’acqua. Ma non solo, nel periodo di “pace” Israele ha bloccato l’entrata dei materiali di riparazione e riduce l’entrata delle forniture come l’acqua potabile. Allo stesso tempo, per mantenere le sue coltivazioni da esportazione e l’allevamento ittico. Lo Stato di Israele si è accaparrato il manto acquifero di frontiera e ha assorbito una quantità enorme di acqua della regione. Ad esempio il fiume Giordano è passato da un flusso di 1,3 bilioni di metri cubi all’anno a solo 70.000 metri cubi, il che a sua volta causa la riduzione di 1 terzo del mar Morto.

 

L’acqua contaminata da nitrati ed altri prodotti agroindustriali a sua volta viene scaricata nel sistema acquifero dal quale i palestinesi ottengono il liquido vitale. Dei pozzi presenti nelle 117 municipalità palestinesi, il 95%  è inadatto al consumo umano ed è sempre in vigore la proibizione dello scavo di nuovi pozzi.

 

Il risultato è che il 26% di tutte le malattie a Gaza sono legate al consumo di acqua, e che ogni famiglia israeliana ha a disposizione 300 litri d’acqua al giorno mentre le famiglie palestinesi dispongono di 70 litri d’acqua. 

 

La Striscia di Gaza è così precaria  che dipende dalla carità internazionale per sopravvivere.

 

Anche così, questi pochi aiuti sono controllati, ristretti e praticamente annullati a suo piacimento da Israele che - non soddisfatto di bombardare ospedali, scuole, impianti elettrici, lasciando la popolazione senza luce e senz’acqua – mette restrizioni al transito dei camion con alimenti, materiali da costruzione e medicine all’interno di Gaza. 

 

Prendendo i dati da settembre 2000 a ottobre 2008, il 13% delle morti sono avvenute in combattimenti, il 79% delle vittime sono palestinesi che sono morti in attacchi premeditati dell’esercito israeliano. La proporzione delle bombe lanciate da Israele dal 1967 è di 50 bombe per 1 palestinese che ha vissuto in questo periodo di tempo. 

 

Il governo sionista si è dato da fare per inculcare in una porzione pericolosamente grande della comunità ebrea un odio irrazionale contro i palestinesi. Così sono diventati costanti i barbari attacchi dei coloni ebrei contro i palestinesi. Ad esempio, in queste ultime due settimane sono stati aizzati contro i ragazzi bande di cani, hanno bruciato vivi bambini palestinesi, hanno sequestrato, legato e torturato palestinesi adulti e inondato le strade e internet con messaggi di appoggio allo sterminio. 

 

Nel periodo degli attacchi alla Striscia di Gaza e alla Cisgiordania dal 1967 al 2011, l’esercito israeliano ha distrutto 25.000 case palestinesi, lasciando 160.000 palestinesi senza un tetto, e ha espulso circa 5 milioni di essi, che ora vivono in esilio. Dal 1993 sono state distrutte 10.000 case palestinesi nei territori occupati, e al loro posto sono state costruite le case dei coloni israeliani. 

 

E chi ci guadagna?

 

Le imprese costruttrici israeliane ottengono contratti per un valore di 6,3 bilioni di dollari all’anno. Le società di armamenti, legate all’esercito israeliano, lo hanno fatto arrivare ad essere uno dei 10 più grandi esportatori di armi del mondo. Le imprese petrolifere che, lasciando la Striscia di Gaza senza fascia costiera, si sono impadronite del controllo delle riserve di petrolio e di gas nella zona limitrofa del Mediterraneo. 

 

E non dimentichiamo gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che tengono il loro sanguinario alleato israeliano in palma di mano contro regimi avversari ai loro interessi, come l’Iran, la Siria, ecc.

 

E’ chiaro che agli USA e alla Ue fa un po’ di vergogna essere associati a questo moderno genocidio, per cui fanno dichiarazione sul “mantenere le distanze”, “chiedere moderazione”, ecc.

 

E mentre il segretario Kerry spreca qualche parola, gli Stati Uniti continuano a ricompensare il loro alleato strategico nella regione con 8,5 milioni di dollari di aiuti militari, e i centri imperialisti li ricompensano con investimenti per impiantare stabilimenti di HP, di Intel ecc.,  all’interno del territorio che Israele occupa. 

 

E’ questa l’essenza del conflitto attuale, una guerra genocida e una politica genocida che risponde all’interesse della borghesia israeliana che, a sua volta, militarizza il resto della popolazione del suo paese per usarla come carne da cannone degli imperialisti nelle grandi guerre future. 

 

da: rebelion.org; 25.8.2014 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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