CONTRO L'EUROPA IMPERIALISTA

 

Pubblichiamo l’editoriale della rivista “nuova unità” che condividiamo.

L’EUROPA ERA E RIMANE NELLE MANI DEI CAPITALISTI, DELLE BANCHE, DELL’IMPERIALISMO

 

Di fronte ai tanti nemici e ai numerosi ostacoli i compiti dei comunisti sono enormi. L’organizzazione è indispensabile 

L’”Italia è migliore di come la intendiamo”, ha detto Renzi. Dal canto suo senz'altro. Da parte nostra possiamo rilevare che basta individuare la giusta strada del convincimento per far passare concetti socialdemocratici e liberali e riuscire ad influenzare grandi numeri, che comprendono anche lavoratori e pensionati (in attesa degli 80 euro del 2015), e raccogliere voti anche dalla destra. Sebbene il “fenomeno” Renzi riesca a far passare per 40% un risultato che, se calcolato sul corpo elettorale, rappresenta il 23%.

La stessa influenza si riscontra nelle amministrative, a Firenze stravince il delfino di Renzi, e poi dal Piemonte all’Abruzzo dove è stato eletto D’Alfonso riciclatore di candidati del centrodestra, imputato in due processi dovrebbe dimettersi ma ha subito annunciato: “non mi dimetto”.  

 

 

Il recupero di 80 euro (l’elemosina spacciata per ripresa dei consumi tolta dai servizi dell’amministrazione pubblica), il richiamo alla positività, alla stabilità, le tante promesse, delle riforme, del cambiamento, della crescita, in pieno stile democristiano e da uomo della provvidenza, hanno convinto parte dell’elettorato. A questo hanno contribuito i soliti sindacati confederali che, dopo anni di convincimento sulla delega che ha disarmato il movimento operaio, e anni di concertazione, continuano ad illudere sulle capacità “miracolistiche” di Renzi.

Che ha vinto le primarie e si è circondato da fedelissimi (premiati nel Governo e nelle liste europee) nella segreteria del partito, ha trasformato completamente il Pd e ora preannuncia un’ulteriore rottamazione sia all’interno che – secondo lui – in Europa ed ha la copertura per fare avanzare le sue porcate come quella sulla casa (più cresce il bisogno di alloggio, più il governo tutela la proprietà privata contro morosi e occupanti), quelle riforme costituzionali che, più che portare rinnovamento, ci catapulteranno in un processo di fascistizzazione. Renzi ha imparato bene dalle sue visite negli Stati Uniti, dai suoi rapporti con i repubblicani più reazionari e con i sionisti, fin da quando era presidente della provincia di Firenze da dove ha iniziato la scalata al Comune grazie ai tanti finanziatori che lo foraggiano. Uno stile molto simile a quello di Silvio Berlusconi.

Dopo mesi di martellamento di tutti i politici presenzialisti in ogni trasmissione durante la campagna elettorale, le fatidiche elezioni europee ci sono state ed ora assistiamo ad una nuova fase, quella delle… analisi. Per noi è una riflessione doverosa.

Renzi, più che il PD oscurato da lui e dai servili mass-media che gli sono favorevoli, ha giocato una carta evidentemente vincente. Sebbene, numeri alla mano, hanno votato Pd 11,1 mln, ma il doppio 20,1 mln si è astenuto (sui quali tutti tacciono) e non solo per qualunquismo, ma per protesta e mancanza di fiducia verso i politici parolai.

La stessa forma propagandistica di vittoria usata da Renzi non ha funzionato con Grillo. “Raggiungeremo il 50%, saremo i primi, manderemo tutti a casa, andremo dal Presidente, chiederemo le dimissioni ecc.” … oppure me ne vado… Non ce n’è uno che se ne va!

Grillo ha mirato troppo in alto con la grande avanzata in funzione di stimolare il voto verso il M5S, non gli ha giovato neppure l’incondizionato appoggio dei Carc. I suoi continui sbandamenti e oscillazioni tra populismo di destra e di “sinistra” e pure la comparsata a “porta a porta” l’hanno lasciato dov’era.

Sulla novità di chiara marca opportunista, la lista Tsipras, c’è poco da dire. L’accozzaglia di forze e individui anticomunisti – a partire da Curzio Maltese acceso anticubano - che lì sono raggruppati non ci fa capire se e come questa lista si evolverà in Italia. Ci interessa però denunciare che, pur essendosi presentati come sinistra, hanno scelto come richiamo il nome di un individuo socialdemocratico completamente inserito nelle istituzioni tanto da dichiarare in intervista ad Antenna tv (emittente greca) proprio in maggio “Dico con tutta la forza della mia anima che il nostro paese è realmente un paese che fa parte del quadro occidentale, appartiene all’Unione Europea, alla NATO e questo non si mette in discussione…”. Tsipras difende quell’alleanza militare che costa mille miliardi di dollari all’anno; che ha distrutto la Jugoslavia, che si è estesa all’est, che è penetrata in Ucraina addestrando i gruppi nazisti usati da Kiev contro i comunisti e gli antifascisti con la complicità di Usa, Israele, UE per entrare in un’Europa fallimentare.

La resuscitata Forza Italia si è fatta scippare i voti dal Pd, anche se, sommandosi con il Ncd mantiene la sua posizione.

Al contrario di altri paesi europei i fascisti di Fratelli d’Italia-An sono rimasti al palo. La loro politica nazionalista, razzista e xenofoba è stata coperta dalla Lega nord che, con la nomina del neosegretario Salvini, ha rafforzato il suo ruolo reazionario cercando l’alleanza con il FN francese ed è stato pagato con il voto.

Ma le elezioni hanno riguardato tutti i paesi europei dove l’astensionismo l’ha fatta da padrone, a partire dalla Repubblica ceca. Al tempo stesso si rileva un’avanzata delle forze fasciste, in Francia, Inghilterra, Ungheria, Danimarca, Austria, Polonia, Croazia, Olanda, Grecia, Malta. E i nostri rappresentanti, in particolare i populisti si precipitano – Grillo con l’UKIP inglese (svelando il suo vero volto), Salvini con il FN francese, per fare gruppo e rafforzare le loro posizioni reazionarie che inevitabilmente si ripercuoteranno nelle rispettive società.

A sentire le forze politiche sembra che l'Europa nasca da queste elezioni. Tutte verginelle, ma dov'erano fino ad ora? Perché non hanno fatto prima ciò che promettono ora? Cosa hanno fatto quelli che ora vogliono “abbellirla”?

Anche quelli che oggi si presentano contro l’euro strumentalizzando il malcontento, corrono ad occupare le poltrone e i cittadini – anche chi ha votato sperando in un’Europa riformabile (quanto possono incidere 73 variegati rappresentanti su 730?) – e illusi di poter scegliere il presidente di commissione, devono mantenere il carrozzone di servitori delle banche e del capitale.

L’Italia si è distinta per l’assenza di una lista comunista. Non tanto perché i comunisti credano nel cambiamento attraverso le elezioni, ma per l’attacco che sta crescendo, anche questo a livello europeo, contro organizzazioni e simboli comunisti – simboli di lotta e di lavoro - che sono equiparate a quelli fascisti e nazisti, che partecipano mascherati. 

Concludendo: bene i dati sull’astensionismo e sul numero di schede nulle e bianche. Ancora una volta le elezioni ci hanno dimostrato che il proletariato non può prendere il potere se non con la rivoluzione. L’Europa alla quale l’Italia, in continuità con la lettera inviata dalla BCE nel 2011 a Berlusconi, è vincolata economicamente – dal fiscal compact alle multe di inadempienza, ad esempio sulle carceri e le discariche che superano i 100 milioni al giorno - si riconferma un’oligarchia finanziaria che impone austerità e competitività che strangola economicamente e limita i diritti e le libertà di lavoratori e masse popolari. Un sistema imperialista che tiene sempre pronto l’uso della guerra. Il vertice Nato del 21 maggio a Bruxelles dei ministri della Difesa – taciuto dall’informazione - è un segnale di aggressività, oltre che di aumento di spese militari. Tra l’altro la Commissione europea ha deciso che dal 2014 la spesa per i sistemi d’arma, compresi gli F35, sia calcolata nel pil non come spesa, ma come investimento per la sicurezza del paese, ovvero come mascherare il debito. Incredibile, sempre su l’ingegnosa raccomandazione europea, l’aumento del pil calcolando – oltre all’economia del sommerso che già c’è - il commercio proveniente da attività criminali!

Sul piano interno si prospettano disoccupazione, ulteriore precarizzazione - attraverso il jobsact - tagli, privatizzazioni e liberalizzazioni (con accordi libertici sostenuti dai sindacati confederali) che equivalgono a peggioramento di condizioni di vita – si abbasserà sempre più la qualità dei servizi, soprattutto nella sanità – e di lavoro, carovita, repressione.

Per i comunisti i compiti sono sempre più gravosi. Devono lottare non solo contro il capitale e tutti i suoi mali, ma anche contro l’influenza della socialdemocrazia, del riformismo e del populismo. Che richiedono anche, di fronte all’avanzata delle organizzazioni fasciste e dei pericoli di guerra, il rafforzamento dell'impegno antifascista.

E lo devono fare con le proprie forze – interpreti e protagonisti delle necessità della classe operaia -, coscienti di avere molti nemici e molti ostacoli. Per questo è sempre più necessario che gli autentici comunisti si uniscano.

 

 

 

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