SIRIA

Il gas sarin è volatile quanto le promesse di Washington

di Thierry Meissan (*); da:lahaine.org; 27.6.2013

 

La questione dell’uso del gas Sarin da parte delle truppe regolari siriane sembra ormai un gioco stupido.

Quando gli è stata fatta una domanda in proposito, il 23 luglio 2012, il portavoce del ministero siriano degli Esteri, Jihad Makdisi, ha dichiarato che era possibile che il suo paese avesse questo tipo di arma, da utilizzare unicamente ed esclusivamente contro i suoi nemici esterni. Quella dichiarazione è stata interpretata dalla stampa dei paesi della NATO e del Consiglio di Cooperazione del Golfo come una “minaccia” contro i ribelli, poiché Damasco afferma che essi sono – come già è successo in Nicaragua – delle bande di “Contras” in cui si contano numerosissimi stranieri.

Ma la risposta siriana si riferiva chiaramente – e senza lasciar spazio a dubbi – ai paesi membri della NATO e ad Israele. Il portavoce siriano fu allora estremamente chiaro sul fatto che nessuna arma di quel tipo sarebbe stata utilizzata contro “insorti” siriani.

 

Poco importa, la netta dichiarazione di Jihad Makdisi era troppo conveniente per una NATO che, nel 2003, non ebbe dubbi nell’inventare l’esistenza di “armi di distruzione di massa” in Iraq. In due occasioni, il 20 agosto e il 3 dicembre 2012, il presidente statunitense Barack Obama avvertiva la Siria sull’uso delle armi chimiche.”Se cominciassimo a vedere quantità di armi chimiche circolanti o utilizzate, questo cambierebbe i miei calcoli e la mia equazione” dichiarò in prima battuta. Più tardi disse: “Voglio essere assolutamente chiaro con Assad e con quelli che sono al suo comando: il mondo li sta guardando, l’utilizzazione di armi chimiche è e sarà considerata completamente inaccettabile. Se voi commetterete il tragico errore di utilizzare quelle armi chimiche, ci saranno delle conseguenze e voi ne risponderete”.

I falchi liberisti e i neoconservatori fanno allora una campagna in favore di un intervento militare occidentale. Come dicono, la Siria sta vivendo una “primavera araba” selvaggiamente repressa da un “dittatore”. La comunità internazionale sarebbe quindi obbligata ad intervenire, in nome di tutta una serie di grandi ideali.

 

Naturalmente non dicono nulla degli anni di preparazione e del finanziamento che la NATO e le monarchie del Consiglio di Cooperazione del Golfo hanno dedicato a questa “primavera araba”, per impossessarsi delle risorse energetiche della Siria e imporre in quel paese un regime sionista-islamista. In un articolo pubblicato sul “Washington Post” la professoressa Anne-Marie Slaughter, ex direttore della pianificazione dell’équpe di Hillary Clinton dal 2009 al 2011, paragona l’atteggiamento presuntamente indolente di Obama in Siria con il caso del Ruanda (1).

 

Nel 2003 la prova delle “armi di distruzione di massa” dell’Iraq veniva da un testimone inaspettato. Il capo della missione degli ispettori dell’ONU conferma ufficialmente davanti al Consiglio di Sicurezza che quel tipo di armi non esiste più in Iraq dal 1991. Ma un tale Hussain al-Shahsristani – uno scienziato esiliato – fornisce una testimonianza che dà ragione all’allora segretario di Stato Colin Powell: Saddam Hussein possiede armi chimiche, batteriologiche e nucleari. Affermazioni confermate da Londra da parte dell’International Insistute for Strategic Studies (IISS).

I fatti si incaricheranno di smentire entrambe le dichiarazioni. Dopo aver invaso, saccheggiato e distrutto l’Iraq, Washington ammetterà che ... si era sbagliata ... mentre il suo falso testimonio diventa primo ministro aggiunto dell’Iraq “liberato” e l’IISS continua a distillare le sue tiritere.

 

Questa volta sono Francia e Regno Unito che si incaricano del lavoro di intossicazione. Le due potenze coloniali che si divisero il Medio Oriente nel 1916 mettono tutto il loro impegno per provocare un intervento militare occidentale, nonostante i 3 veti russi e cinesi. Il 27 maggio, proprio alla vigilia di una cruciale riunione dei ministri europei riguardo alla possibile fornitura di armi ai “ribelli”, il quotidiano francese Le Monde pubblica un lavoro di Jean-Philippe Remy, che dice di essere stato testimone dell’uso di gas sarin a Damasco. Il reporter francese porta con sé campioni di sangue e di urine e li consegna ad un laboratorio militare ... francese anch’esso. Reazione immediata del ministro francese degli Esteri, Laurent Fabius, e – immediatamente – del governo britannico, che denuncia un “crimine di guerra”. Per finire, secondo la Casa Bianca: “la nostra comunità di intelligence ritiene che il regime di Assad abbia utilizzato armi chimiche, compreso il gas Sarin, su piccola scala ontro l’opposizione in numerose occasioni durante l’anno scorso”.

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Nonostante Parigi, Londra e Washington si affannino “confermando” che le truppe regolari siriane hanno usato gas Sarin, il fatto è molto poco probabile.

Il caso che riporta il quotidiano Le Monde non potrebbe esser più sorprendente: l’Esercito Arabo Siriano lo utilizzò a Jobar, un quartiere di Damasco, senza che il gas attraversasse la strada e danneggiasse la popolazione civile del resto della capitale. I combattenti presuntamente colpiti non mostrarono convulsioni, il che indica una bassissima concentrazione di gas. E, a quanto pare, vennero curati con atropina e altri medicinali a carattere locale, come gocce per gli occhi, il che è perfettamente inutile trattandosi di un gas che penetra attraverso la pelle.

In altre parole, a fronte della realtà dei fatti, le prove franco-anglo-statunitensi risulteranno tanto deboli quanto quelle presentate da george W. Bush e Tony Blair per giustificare l’aggressione all’Iraq.

 

E se l’uso del gas Sarin è un abominio talmente grande da esigere un intervento internazionale, bisogna chiedersi perchè le dichiarazioni di Carla del Ponte, membro della Commissione di indagine dell’Alto Commissario per i Diritti Umani non hanno suscitato la stessa reazione. Il 5 maggio 2013 la signora Carla del Ponte dichiarava alla televisione svizzera che: “Durante la nostra indagine – cioè la nostra équipe interroga persone nei paesi vicini alle diverse vittime e i medici negli ospedali da campo sul terreno – ho letto settimana scorsa in una rapporto che vi sono indizi concreti, nonostante non sia provato in modo irrefutabile, che è stato utilizzato il gas sarin. E che lo hanno utilizzato gli oppositori, cioè i ribelli, non il governo”. Le parole del magistrato non facevano altro che confermare le dichiarazioni dell’ “Esercito Siriano Libero” stesso che , il 5 dicembre2012, rendeva pubblici i suoi sfrozi per dotarsi di armi chimiche e minacciava gli alawiti di usarle contro di loro (3). Ma non vi è stata alcuna reazione e anche la Commissione a cui appariene la signora Carla Del Ponte si è affretata a smentire decisamente le sue dichiarazioni, a richiesta dell’Alta Commissaria, Navy Pillay. In mancanza di un ordine politico, le dichiarazione dell’ex procuratore svizzera sono diventate una semplice iponione personale.

 

Avendo ammesso l’uso di gas sarin da parte dell’esercito regolare, la Casa Bianca ha ora un pretesto per legalizzare quello che già faceva dall’inizio del conflitto: fornire armi ai “Contras” (4). Approfittando dell’occasione, il generale Salim Idriss, comandante dell’Esercito Sirano Libero (ESL), ha fatto immediatamente richiesta di armamento anti-carro e di misili antiaerei. Questo materiali può essere utile ma non decisivo, perchè il suo “esercito” ha ora più bisogno di uomini che di armi.

Ma, dato che le forniture statunitensi si limiterebbero ad armi leggere e munizioni, la guerra si sta spegnendo. Washington non spera più di conquistare la Siria ma di ottenere che l’ESL liquidi il Fronte al-Nusra. Quelli che hanno creduto alle sue promesse finiranno per pagare il conto dei piatti rotti. La Turchia è paralizzata da una rivolta contro la politica della Fratellanza Musulmana, rappresentata dal primo mistro Erdogan, mentre Washington ha appena obbligato l’emiro Hamad al-Thani a cedere il trono del Qatar al figlio Tamim. Il momento della nuova sprtizione del Medio oriente, tra russi estatunitensi, è molto vicino.

 

 

Note:

[1] «Obama should remember Rwanda as he weighs action in Syria», di Anne-Marie Slaugter, The Washington Post, 26.4.2013.

[2] Cf. sito web ufficiale del OPWC, www.opcw.org.

[3] «I Contras siriani presentano il loro labratorio di armi chimiche», Red Voltaire, 6.12.2012.

[4] «Exclusive: Obama authorizes secret U.S. support for Syrian rebels», di Mark Hosenball, Reuters, 1º e agosto 2012.

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni, MI)

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