68 ANNI FA FINIVA LA 2° GUERRA MONDIALE

9 Maggio, Giorno della Vittoria

di Rodolfo Bueno (*); da:rebelion.org; 9.5.2013

 

68 anni fa, il 9 maggio 1945, finiva la II° Guerra Mondiale, una conflagrazione che ebbe luogo, fondamentalmente, sul fronte sovietico-tedesco, dove furono combattute le più importanti e decisive battaglie che decisero il cambiamento fondamentale della guerra e che spezzarono la spina dorsale della Werhmacht, l’esercito della Germania nazista, la più potente forza militare della storia. Delle 783 divisioni tedesche sconfitte durante quella guerra, 607 lo furono su questo fronte, dove vennero anche abbattuti 77.000 aerei e distrutti 48.000 carri armati e 167.000 cannoni, oltre a 2.500 navi da guerra, cosa che significò il completo disastro della Germania nazista.

 

Oggi il mondo riconosce che, grazie al coraggio e all’enorme spirito di sacrificio del popolo russo e delle altre nazioni che componevano l’Unione Sovietica, l’umanità è libera dall’essere stata schiavizzata dal nazi-fascismo, perché nel cuore di quel gigantesco ed eroico paese fu distrutto il 75% del più potente complesso militare bellico creato dalla specie umana, la Werhmacht, che aveva conosciuto solo vittorie nella sua trascinante marcia che attraversò tutta l’Europa continentale, impadronendosi delle sue ricchezze e schiavizzando i suoi abitanti.

 

 

Il piano Barbarossa, sviluppato per occupare l’URSS fino agli Urali e che aveva le stesse caratteristiche che così buoni risultati avevano dato ad Hitler, iniziò alle 4 di mattina di domenica 22 giugno 1941, quando il Fuhrer si era già impadronito di 6.500 centri industriali europei e possedeva due volte e mezzo le risorse dell’Unione Sovietica, ma fallì quando la Werhmacht non poté sfilare, il 7 novembre 1941, sulla Piazza Rossa di Mosca come aveva pianificato; lo fece invece l’Esercito Sovietico, per poi marciare direttamente al fronte di guerra ed infliggerle la prima sconfitta.

Sulla battaglia di Mosca, il generale Douglas Mac Arthur scrisse nel febbraio 1942: “Nella mia vita ho partecipato a varie guerre, ne ho osservato altre e ho studiato nei dettagli le campagne dei più importanti capi militari del passato. Ma da nessuna parte ho mai visto una resistenza a cui seguisse una controffensiva che facesse retrocedere l’avversario fino al suo territorio. L’importanza e la brillantezza di questo sforzo lo trasformano nel risultato militare più importante della storia”.

 

L’anno successivo vi fu la Battaglia di Stalingrado, la più sanguinosa e spietata della storia, con più di tre milioni di morti, la stessa che durò dall’estate del 1942 al 2 febbraio del 1943 e terminò, dopo combattimenti senza tregua casa per casa, con l’incredibile vittoria dell’esercito Sovietico sulla poderosa Sesta Armata tedesca, cosa che nessuno si aspettava nel mondo occidentale. Il generale Heinz Guderian scrisse in Memorie di un soldato: “Dopo la catastrofe di Stalingrado, alla fine del gennaio 1943, la situazione divenne piuttosto minacciosa, anche senza l’intervento delle potenze occidentali”.

 

A partire dalla battagli di Kursk in cui, secondo Hitler, i tedeschi “dovevano recuperare in estate quanto perso nell’inverno”, la Germania nazista restò senza iniziativa bellica e, nonostante la sua feroce resistenza, fu sconfitta dalle truppe alleate il 9 maggio 1945. Guderian scrisse, nel libro citato: “Abbiamo sofferto una sconfitta demolitrice a Kursk. Le truppe blindate, che erano state rinforzate con grande sforzo in conseguenza delle elevate perdite di uomini e materiale, rimasero inutilizzate a lungo. Era impossibile spostarle in tempo per i combattimenti difensivi, sia all’est che all’ovest, nel caso del minacciato sbarco degli alleati della primavera seguente. In conseguenza del fallimento del piano Cittadella, il fronte orientale assorbì tutte le forse stanziate in Francia”.

 

Dopo aver liberato vari paesi dal giogo nazi-fascista, le truppe sovietiche entrarono a Berlino il 1° maggio 1945 e issarono la bandiera del loro paese sul Reichstag, il parlamento tedesco. Una settimana dopo, il 9 maggio, le truppe tedesche rimaste si arresero a Praga al generale Koniev. Grazie all’eroico sacrificio di tutti gli uomini liberi, l’umanità si salvò dal vivere sotto il Terzo Reich, il sistema politico che Hitler aveva pianificato per i successivi mille anni.

 

Il 9 maggio, dopo 1.418 giorni di strenui combattimenti, ebbe termine uno scontro in cui morirono circa 60 milioni di esseri umani, dei quali 27 erano sovietici. La maggior parte di essi morirono in seguito alla selvaggia repressione esercitata dalle truppe occupanti contro la popolazione civile.

La storia non conosce la distruzione, la barbarie e la bestialità mostrata dai nazisti in terra sovietica, dove fu annientato il lavoro di molte generazioni.

Il noto giornalista inglese Alexander Werth scrive: “Di fatto, furono proprio i russi a portare il fardello più pesante nella guerra contro la Germania nazista; proprio grazie a questo sono sopravvissuti milioni di inglesi e di nordamericani”. Edward Stettinus, Segretario di Stato USA durante la 2° Guerra Mondiale, riconosce che il popolo nordamericano dovrebbe ricordare che nel 1942 era sull’orlo della catastrofe. Se l’Unione Sovietica non avesse sostenuto il suo fronte, i tedeschi sarebbero stati in condizioni di conquistare la Gran Bretagna. Sarebbero stati in condizioni di impadronirsi dell’Africa e, in quel caso, di creare una piazza d’armi in America Latina.

 

Questi sono alcuni dei fatti che i moderni falsificatori della storia odiano ricordare:

la guerra lasciò nell’Unione Sovietica 60 milioni di mutilati, distrusse 1.710 città, 70.000 villaggi, 32.000 installazioni industriali, 65.000 chilometri di linee ferroviarie, 98.000 cooperative agricole, 1.876 imprese statali, 6 milioni di edifici, 40.000 ospedali, 84.000 scuole. I nazisti portarono in Germania 7 milioni di cavalli,17 milioni di mucche, 20 milioni di maiali, 27 milioni di pecore e capre, 110 milioni di uccelli da cortile.

Le perdite totali dell’Unione Sovietica furono di circa 3 bilioni di dollari (un 3 seguito da dodici zeri): qualcosa che, secondo me, l’URSS non recuperò mai e che, alla fine, generò le cause della sua autodistruzione.

 

Forse la lezione più importante per le generazioni presenti e future è che la guerra va combattuta prima che scoppi.

 

(*) Scrittore, noto professore di matematica alla Scuola Politecnica Nazionale e all’Università Centrale dell’Ecuador.

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” Via Magenta 88 Sesto San Giovanni )

 

 

 

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