VIVA IL 25 APRILE

La resistenza continua fino alla liberazione dell’uomo sull’uomo e dalla schiavitù capitalista.

Nessuna pace sociale

È ora che il movimento operaio si ponga il problema della presa del potere

In questi giorni c’è tanto caos sotto il cielo, tranne per alcuni avvenimenti: la nomina del Papa, la difesa dei militari della Marina accusati di omicidio, il calo del silenzio sul finanziamento pubblico, quindi su stipendi d’oro ad amministratori delegati, notabili, clero, sull’acquisto degli F35, sul finanziamento delle grandi opere ecc.
Un Papa si dimette, erano secoli che non succedeva, ma la decisione è salutata come saggia e opportuna e approvata all’unanimità da tutte le forze clericali e politiche, e naturalmente benedetta dai vertici delle istituzioni cattoliche che di chiesa se ne dovrebbero intendere. Arriva un altro Papa, si chiama Francesco, apporta qualche modifica nello stile dei regnanti del Vaticano e giù tutti ad esaltarlo. L’operazione è riuscita: togliere un Papa altezzoso, screditato e col passato filonazista per sostituirlo con uno che sì, è stato zitto nell’Argentina del colpo di Stato di Videla (voci messe sapientemente a tacere), ma che è l’uomo giusto al momento giusto per far dimenticare gli scandali finanziari e bancari, di corruzione e di pedofilia che permeano la Chiesa, che parla ai poveri (per convincerli a rimanere tali) in un paese come l'Italia, come nel resto del mondo, dove la povertà sta diventando il problema di grandi masse popolari.

 

 

Allineamento totale anche per il caso dei cosiddetti marò che al largo dell’India uccidono due pescatori scambiandoli per pirati del mare. Il Governo postelettorale, ma ancora in carica, decide addirittura di tenerli in Italia a fine permesso elettorale. Il reazionario Terzi si dimette ed è un bene, scatenando una vergognosa canea nazionalista che porta i fascisti di Casapound (diretti, guarda caso, dall’ing. Luigi Di Stefano, autore della perizia difensiva volta a scagionare i due marò) pronti a scatenare una guerra contro l'India mentre il sindaco Alemanno insieme alla Meloni e a quelli di Fratelli d'Italia fa una manifestazione nostalgica ed eversiva tra saluti romani e baci alla bandiera della famigerata X Mas, alla faccia della Costituzione. Viene celata la verità sul perché questi militari della Marina italiana svolgono funzioni di difesa di un mercantile privato. Pagati dallo Stato a difesa della proprietà privata, è questo il loro senso di difesa della patria, difendere con le armi gli interessi dei capitalisti in tutto il mondo.
I marò tornano in India, il Papa riempie le piazze di propri fan il governo non cade e il "salvatore Monti" si prende anche la Farnesina. La vergogna è nascosta sotto il tappeto, le istituzioni si "salvano" ma ancora rimangono aperte le contraddizioni derivanti dai risultati delle tanto auspicate elezioni.

Ancora una volta abbiamo potuto constatare quanto siano stupidi e staccati dalla realtà i revisionisti e i riformisti del PD che, boriosamente, pensavano di avere la vittoria in tasca, sottovalutando quanto gli elettori siano influenzabili da false promesse, quando questi sono stati privati da anni da coscienza critica e abitudine alla partecipazione attiva. È bastato l’urlo (e la lettera personale) di Berlusconi sulla restituzione dell’IMU e sul condono tombale per far salire il consenso verso il PdL (che pure ha perso la metà dei voti).
L’affermazione del movimento 5Stelle, andato oltre le sue stesse aspettative, ha raccolto voti sulla base del malcontento, utile ad arginare il crescente e più pericoloso astensionismo, un voto di protesta che ha annientato Rivoluzione civile, un ammasso dove Di Pietro è considerato di sinistra e la “sinistra” rappresentata dal Prc di Ferrero e dal Pdci di Diliberto rinunciano ai loro stessi simboli, in cui non hanno peraltro mai creduto, illudendosi (dopo la dèbacle targata Arcobaleno) di rientrare in Parlamento con un magistrato alla testa senza programma immediato né futuro.

La scelta di votare M5S - da parte degli strati popolari è stata voglia di cambiamento contro questo sistema di corruzione e collusione. Una giusta rabbia popolare male indirizzata. Che rischia di instradare l'opinione pubblica sugli effetti più appariscenti del sistema capitalista e non sulle cause profonde che le determinano. Tra posizioni qualunquiste di superamento tra destra e sinistra, strizzate d'occhio ai fascisti e incontri con poteri statunitensi, molto interessati a destabilizzare l’Italia e con lei l’Europa, nel quadro della lotta tra potenze imperialiste, difendono il mercato e la proprietà privata baluardi del sistema capitalista, attenuando le loro critiche alle multinazionali, alla stessa UE, mentre tacciono sulla Nato. Un successo paragonabile al fenomeno della Lega Nord al momento della sua nascita, quando D'Alema la definiva addirittura una "costola della sinistra", vera stampella della destra liberista, con le sue posizioni xenofobe e razziste e che nonostante i miseri risultati delle ultime elezioni resta pericolosa per la sua presenza concentrata nel nord.

L’unico cambiamento per il proletariato e le masse popolari è prendere il potere attraverso il proprio Partito comunista e non – ancora una volta – affidandosi ad un movimento ambiguo e delegando a eterogenei parlamentari che si trovano a rappresentare sia l’operaio che l’imprenditore. Interessi completamente contrastanti! E neppure si vince con le illusioni elettorali e parlamentari. I comunisti il potere lo prendono solo attraverso la rivoluzione proletaria perché devono abbattere lo Stato capitalista dei borghesi e dei loro servi per edificare una nuova società, uno Stato socialista, dov’è eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Il PD ha vinto di misura e tutte le sue illusioni, il suo opportunismo, il suo revisionismo si sono infranti anche nella formazione del governo. Le ”difficoltà” di formare il governo postelettorale e trovare il nome per il prossimo presidente della Repubblica sono frutto delle contraddizioni della borghesia che in questa crisi capitalista privilegia privatizzazione, distruzione di interi comparti produttivi, internazionalizzazione delle società monopolistiche che hanno accumulato grandi quantità di capitali peggiorando le condizioni di vita e di lavoro del movimento operaio costretto ad un’estenuante lotta di difesa. Incrementando la repressione del movimento operaio e rivoluzionario, la militarizzazione dell'economia e il dispiegamento della guerra imperialista.

Opportunisti e revisionisti con il concetto della "difesa dei lavoratori" mantengono ancora un certo legame con il movimento operaio attraverso i sindacati Confederali, a partire dalla Cgil. Difesa che è sempre meno di tipo economico e sempre più di conciliazione con la borghesia e di favorimento dei monopoli, contrario agli interessi operai e ai loro più elementari diritti conquistati in decenni di lotte. Come sosteneva Lenin "L'opportunismo consiste nel sacrificare gli interessi fondamentali delle masse agli interessi temporanei di un'infima minoranza di operai, oppure, in altri termini, nell'alleanza di una parte degli operai con la borghesia contro la massa del proletariato".

Il loro intento è quello di garantire la pace sociale, la gestione delle imprese private e pubbliche, frenare la risposta operaia che possa trasformarsi - come conseguenza dell'aumento della sua combattività e della sua organizzazione - nello sviluppo della coscienza di classe, del passaggio di coscienza di classe in sé a coscienza di classe per sé, in alternativa rivoluzionaria al capitalismo agonizzante. In sintesi imporre un “patto sociale” per incatenare il movimento operaio scaricando sulle sue spalle le contraddizioni scoppiate con la crisi capitalista: tentare di frenare la tendenza alla caduta del tasso di profitto favorendo il ciclo di riproduzione allargata del capitale intensificando lo sfruttamento.

L’affossamento del tentativo di Bersani e l’affidamento di Napolitano – che continua ad agire come fossimo una Repubblica presidenziale nella quale il Parlamento è svuotato - a due commissioni ristrette e da lui nominate con il compito di elaborare il programma immediato su cui affrontare la crisi rappresenta, ancora una volta dopo l’incarico al Governo Monti, l’esigenza dei poteri forti: Usa, Nato, UE, Vaticano e Confindustria.

Il ruolo coperto dal revisionismo, che si manifesta anche livello internazionale e che sostiene che le condizioni socio-economiche sono cambiate, si manifesta apertamente ostile al marxismo rifiutando i principi fondamentali della sua scienza e della teoria della lotta di classe (propria dell’epoca imperialista) che sta alla sua base e che ci ha portato in una crisi sistemica che dimostra in modo lampante il fallimento del capitalismo. Come comunisti siamo obbligati a lottare contro le posizioni di destra e di falsa sinistra che cercano di adattare il movimento operaio alle posizioni di classe del nemico, con un attacco frontale e senza compromessi fino all’abbattimento del sistema capitalista generatore delle contraddizioni che lo mantengono in posizione sottomessa.

Editoriale di nuova unità, Rivista Comunista di Politica e Cultura

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