PALESTINA 2012

Viaggio in Palestina 2012

Ritorno in Palestina dopo 22 anni !

Rifletto su quanto tempo è passato.... e quanto ne dovrà passare ancora per avere una soluzione

dignitosa a questo conflitto?

MILANO-ISTANBUL-TEL AVIV:l'aeroporto israeliano modernissimo ti accoglie con un

WELCOME IN ISRAEL che sento dentro stridere con la dura realtà di questa regione insanguinata

da una guerra che sembra non aver mai fine.

Sono ansiosa di verificare di persona come è la vita quotidiana dei palestinesi aldilà

dell'informazione dei mass-media che si nutre soltanto di episodi sanguinosi.

Eccomi arrivata a Beit Jala .

L'accoglienza è calda:bambini che sgranano gli occhi curiosi, adulti che ti sorridono.

Il mattino dopo mi mostrano il muro che circonda il campo di Aida:mi pervade un senso di

soffocamento pensando come imprigiona le persone e i loro movimenti.

Il pomeriggio io e gli altri della comitiva, visitiamo Gerico.Ci spingiamo fino ad un villaggio

beduino chiamato Faysal. Qui ci accoglie ABU NAHR, il capovillaggio .

La sua casa è stata demolita 2 volte: Ora vive sotto una tenda che non ripara dal caldo l'estate

(qui la temperatura tocca, i 50 gradi!)e dal freddo in inverno.

Ci racconta con grande dignità della demolizione delle case, della mancanza d'acqua e delle scarse

cure sanitarie(il medico passa una volta alla settimana).

Questo territorio confina con la Giordania , lasciamo il villaggio e mi rimangono gli sguardi dei

bambini.

Veniamo poi ospitati dal movimento JORDAN VALLEY SOLIDARITY composto da volontari

provenienti da varie parti del mondo.

Per aiutare la resistenza palestinese hanno costruito scuole, case, installato una rete idrica.

Qui si pranza tutti insieme.... intanto ci parlano del problema dell'acqua

Prendiamo il bus e ci dirigiamo ad AT-TAWANI un villaggio di pastori.

Qui l'occupazione israeliana significa minacce ed attacchi giornalieri da parte di coloni

mascherati,che sgozzano le pecore, gli asini....e che picchiano, lanciano pietre ai bambini

palestinesi che si recano a scuola.... qui cè un gruppo di internazionalisti che vive con loro.

Gli israeliani e i coloni impediscono il pascolo delle greggi e demoliscono case.

Ad HEBRON.... ci aspetta BADIA....e con lui giriamo questo martoriato territorio, a gruppi

andiamo nel cuore di Hebron a SHUHADAH street .

Ci racconta dell'aumento dei check point, dei 1800 negozi chiusi, delle case vuote.

Ma qui è anche più evidente l'apartheid sociale a cui è condannata la popolazione palestinesi

E' stata messa una rete sulla strada perchè i coloni lanciavano di tutto come spazzatura, scarpe,

bottiglie,ora i coloni lanciano liquami nocivi, e olio bollente.

Anche qui le aggressioni sono quotidiane e hanno l'infame caratteristica della pulizia etnica.

Siamo testimoni persino di un arresto di due ragazzini da parte dei soldati israeliani.

Certo cosa quotidiana.

Dicevo dell'apartheid :come non vederlo nell'immagine emblematica di povere case senz'acqua

vicino all'abitazione di un colono che si permette il lusso e l'arroganza di far scorrere l'acqua in

una fontana del giardino protetto dai soldati?

E ancora, la famiglia che ci ospita vive in una casa circondata dal filo spinato e sorvegliata dai

militari.Gli abitanti vivono sotto la quotidiana minaccia di soldati e coloni israeliani .

Mi rimangono nel cuore molte persone....grazie BADIA, grazie ISSA... e a tutti quelli di cui non

conosco i nomi.............

Anche il villaggio di ABOUD (2000 mila abitanti circa) ci rinnova questa impressione dove un'altro

muro ha espropriato la terra coltivabile sradicando non so quante piante di ulivo.

E che dire delle estenuanti code al check point di Betlemme, la mattina (alcuni palestinesi sono già

qui dalle 3 della notte e dormono su un cartone(uomini cartone)le persone cercano di uscire dalla

città per andare a lavorare... vengono sottoposte a continue umiliazioni ed angherie.

Obbligati a passare nei tunnel di ferro, dentro gabbie e tornelli ad ogni passaggio significa

sottoporsi

al rilevamento delle impronte digitali, carta d'identità, attese lunghissime .

Il soggiorno a Gerusalemme conclude questa settimana di testimonianza della sofferenza

di questo popolo che, nonostante la ferocia dell'occupazione israeliana, non si ARRENDE e

RESISTE.

Sicuramente a noi che viviamo lontano la Palestina sembra solamente l'immagine di un conflitto

endemico riempito di bollettini di guerra che raccontano di morti e feriti da ambo le parti.

Nella testimonianza diretta però ritroviamo la gravità della vita quotidiana della popolazione civile

stritolata dalla mancanza d'acqua, terra coltivabile, umiliata nei propri diritti elementari

che certo moltiplica gli sforzi per sopravvivere per denunciare ma che forse più di prima, non vede

considerata la propria sofferenza come primo effetto della politica espansionista di Israel

 

Nicoletta Delfino - Milano

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