AMIANTO/ASBESTO

Un nuovo libro con nuove conoscenze sull’amianto.

ASBESTO/AMIANTO

IERI-OGGI-DOMANI

viaggio tra verità, ipocrisia, reticenza, dolore.

di Giancarlo Ugazio.

Abbiamo il piacere di segnalare questo libro appena uscito nel mese di luglio 2012, pubblicato da Aracne editrice S.r.l. Ariccia (Rm).Il prezzo di copertina è stato stabilito dall’editore in 28,00 euro. Copie dell’opera possono essere acquistate presso le librerie di cui al link: http://95.110.202.188/aracneweb/index.php/rete-vendita.html.

Il dott. Ugazio, “essendo certo che solo la conoscenza può contribuire alla prevenzione primaria dei rischi dell’inquinamento dell’ambiente, quale autore dell’opera, oltre che fondatore e presidente dell’associazione G.Ri.P.P.A. onlus (Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale)” si dichiara “ disponibile per svolgere attività divulgativa sui quesiti che i lettori vorranno proporre. Allo scopo di facilitare i contatti tra i lettori e l’autore, riportiamo i recapiti: Giancarlo Ugazio, piazzetta Madonna degli Angeli 2/D, 10123 Torino. Tel: 011-7640356; 335-5938275; e-mail: giancarlo.ugazio@grippa.org o ugazio.giancarlo@libero.it ; sito web: www.grippa.org.

Riportiamo la prefazione al libro di Michele Michelino e la presentazione dell’autore prof. Giancarlo Ugazio (medico non pentito)

PREFAZIONE

di Michele Michelino,

Presidente del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto San Giovanni (MI)

L’amianto non è un problema del passato, è un problema del presente e del futuro. Con questo libro Giancarlo Ugazio rompe il velo di omertà e di complicità fra industriali e istituzioni compiacenti che tendono a minimizzare i pericoli derivanti dall’amianto e in generale dai cancerogeni.

Attraverso il suo lavoro di ricerca sfata alcuni luoghi comuni, come quello che l’amianto sia pericoloso solo se inalato e che produca solo poche patologie come sostiene l’INAIL che spesso — nel riconoscimento delle malattie professionali—non si distingue molto da un’assicurazione privata.

La sinergia fra le varie sostanze cancerogene è conosciuta da molto tempo, ma la tesi di Giancarlo Ugazio che le fibrille di amianto «possano entrare nell’organismo sia per via inalatoria, sia gastrointestinale, poi, attraverso il circolo ematico, possano localizzarsi in qualunque tessuto» è un’affermazione che rivoluziona le tesi finora circolanti. Secondo l’autore, entrando in circolo le fibrille d’asbesto possono sviluppare la cancerogenesi «non solo a carico delle membrane sierose (pleura e simili) e del polmone, ma anche in: cervello, prostata, ovaio, mammella, colon, esofago». Oppure colpire il sistema nervoso centrale (morbo di Alzheimer, Autismo, Sclerosi Laterale Amiotrofica), e infine i tessuti emolinfopoietici (leucemie e linfogranulomi).

Incontrare medici che trattano la salute degli altri come fosse la propria è sempre più raro, eppure dovrebbe essere la normalità in virtù del giuramento di Ippocrate che ogni medico è chiamato a rispettare. Un vecchio proverbio popolare, sempre attuale, recita che «prevenire è sempre meglio che curare », ma questo entra sempre più in conflitto con chi specula sulla salute e la vita umana trasformandole in fonte di profitto. Le lobbies economiche da sempre condizionano la ricerca, la politica e le istituzioni finanziando singoli politici e partiti che sostengono leggi e normative funzionali ai loro interessi. Chi non si piega e li ostacola viene denigrato, sbeffeggiato e messo ai margini della società, impossibilitato a fare carriera. La società capitalista ha trasformato gli esseri umani in merce forza–lavoro, e per l’industria farmaceutica il lavoratore, il cittadino, non è altro che fonte di profitto dimenticando invece che prima di tutto questi sono esseri umani, (uomo, donna, bambino o anziano).

Anche dal punto di vista legislativo, sul fronte della prevenzione e risarcitorio, c’è ancora molto da fare. Le leggi dovrebbero servire a prevenire gli “incidenti” e le malattie con sanzioni adeguate, dissuasive.

Ma questo non succede, perché non è interesse della società del profitto punire i colpevoli di quello che è considerato un peccato veniale.

Le leggi supreme del mercato guidano gli stati e l’economia con conseguenze disastrose sulla popolazione. In questa società gli esseri umani sono trattati come merce, come cose e la natura è ridotta a qualcosa da saccheggiare selvaggiamente; da qui la causa delle “catastrofi naturali”, che di naturale non hanno niente.

Una società come quella italiana che ha il suo fondamento nella Costituzione repubblicana, che all’art. 32 recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività», arrivando a dichiarare che la stessa iniziativa private — pur essendo libera — «Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana » (art. 41 II comma cost.) richiederebbe delle leggi, un sistema sociale e una medicina veramente al servizio degli esseri umani per prevenire. Non si può subordinare la salute e la vita umana alla logica del profitto, ai costi economici aziendali o ai bilanci dello stato.

Come sostiene Giancarlo Ugazio, e noi lavoratori e cittadini lo abbiamo provato sulla nostra pelle, i limiti legali imposti per legge alle sostanze cancerogene non danno garanzia di tutela della salute.

La salute è continuamente esposta a rischi da chi ha interesse prima a farci ammalare per poi guadagnare curandoci. È inaccettabile che in questa società si continui a morire di lavoro e per il lavoro, per inquinamento ambientale, e che l’unico diritto riconosciuto alle vittime sia quello di ricorrere ai tribunali per cercare di avere una giustizia che non arriva mai e che, anche nei pochi casi in cui arriva, è tardiva e non va oltre il risarcimento economico.

In una società civile la difesa della salute e della vita umana viene prima di tutto. Occorre battersi affinché anche nella legislazione gli omicidi sul lavoro e di lavoro (malattie professionali) e i crimini ambientali siano equiparati o considerati crimini contro l’umanità. In sintonia con Giancarlo Ugazio, anche per noi la prevenzione primaria è la cosa più importante. Per questo quando ci presentiamo parte civile nei processi penali, lo facciamo perché vogliamo giustizia. Anche se è giusto che i famigliari dei morti e le parti offese chiedano e rivendichino anche un risarcimento economico, noi non vogliamo monetizzare né la morte né la salute. Per questo il nostro Comitato ha deciso che, nei processi in cui ci presentiamo parte civile, proprio perché non siamo in vendita, di chiedere UN euro di risarcimento, lasciando al giudice la possibilità di stabilire eventualmente una cifra che copra le spese. Questo ci permette di essere presenti in tutte le fasi del processo, facendo pesare la presenza dei lavoratori e delle vittime che come l’esperienza ci dimostra è molto importante.

Giancarlo Ugazio, medico “non pentito” e scienziato “non in vendita”, dal 2011 “socio onorario” del nostro Comitato di Sesto San Giovanni, con le sue ricerche e i suoi libri s’inserisce nella scia di chi usa le sue conoscenze al servizio di chi ne ha bisogno: gli esseri umani.

Come il dott. Giulio Maccacaro, e il prof. Lorenzo Tomatis, Direttore per dieci anni dell’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC), Giancarlo Ugazio ha dato una base scientifica a ciò che noi lavoratori avevamo appreso nella pratica lavorativa di anni a contatto con le sostanze cancerogene, cioè « che non esiste per gli agenti tossici cancerogeni, teratogeni e mutageni alcun valore limite (MAC o TLV) al di sotto del quale la salute degli esposti possa essere salvaguardata». Da questo deriva la necessità di battersi per la prevenzione primaria, rivendicando per davvero il “rischio zero” per chi viene a contatto o lavora con sostanze cancerogene. Questo libro — scritto da chi ha messo il suo sapere al servizio degli altri — è un’arma in più nelle mani di chi lotta per la difesa della salute e della vita umana, gliene siamo grati.

 

INTRODUZIONE

di Giancarlo Ugazio

L’uso dell’asbesto (amianto) fu uno dei costumi dell’uomo dagli albori delle civiltà di quei popoli che avevano la ventura di abitare zone che erano sede di giacimenti del minerale o prossime a essi. È verosimile immaginare che a questa pratica d’uso si accompagnassero inevitabilmente le ricadute sulla salute, sia per l’attesa di vita, sia per la qualità della vita dei nostri antenati, sia ancora sulla densità delle popolazioni di quei tempi. Nell’età moderna, per certo, le conseguenze dell’uso di questo magico–pestifero minerale a carico dell’umanità si sono adeguate all’entità delle esposizioni, vale a dire alla diffusione del materiale, in quei tre momenti che costituiscono la filiera dei suoi rapporti con l’essere umano: la produzione, l’impiego, e lo smaltimento del materiale di risulta, come sempre. Nel tempo, questa filiera, sempre più estesa, ha fatto sì che l’asbesto, da risorsa, divenisse problema, un problema grave per la salute della collettività, di oggi e di domani.

Il presente lavoro inizia elencando i misfatti operati dall’asbesto, redatta originariamente da Rom, e integrata dall’autore sia con una serie d’immagini esplicative, sia con la descrizione di alcune forme di tumori maligni provocati dall’asbesto in tessuti diversi dalla pleura e dalle sierose affini, oltre che di tecniche moderne che permettono il conteggio delle fibre localizzate nei tessuti e la loro speciazione

molecolare (cap. I–III).

Questi dati di fatto sono reperibili da anni per tutti quelli che volessero consultare la bibliografia biomedica invece di appellarsi alla pietà del prossimo per raccogliere finanziamenti a supporto di una ricerca scientifica “nuova” che corre il rischio di ripetere, magari in peggio, il già noto. Non è escluso poi che tale impresa riesca solo a soddisfare lo spirito narcisistico di scienziati “teste d’uovo”. Per inciso, sulla “impietà” delle pubbliche istituzioni che non sono nemmeno capaci di trattenere la “fuga dei cervelli”, con i tagli delle spese che sono divenuti ora di moda, è inutile farsi illusioni.

La trattazione continua illustrando i meccanismi d’azione biochimici della cancerogenesi da asbesto, secondo Voytek et al. (cap. IV). In seguito s’inoltra nella palude Stigia dei comportamenti disonesti di un nefasto e immondo combino tra imprenditori cinici da un lato e sanitari altrettanto disonesti dall’altro, così ben descritta da Abrams, secondo il quale pende il quesito su quante vite umane sarebbero state salvate, strappate alla morte da asbesto, se le conoscenze scientifiche su di essa, risalenti agli anni 1930, non fossero state pubblicate con tanto ritardo e previa censura. Solo dopo mezzo secolo, si giunse agli anni 1990 quando il legislatore italiano ed europeo si decise a mettere fuori legge l’estrazione, la lavorazione del minerale nocivo, e lo smercio dei manufatti contenenti l’asbesto (cap. V).

Il lavoro prosegue in modo piuttosto consolante, perché lascia aperto uno spiraglio sulla possibilità che l’asbesto, grave problema attuale, in un prossimo futuro possa ritornare a essere risorsa, sotto altre vesti da quelle che la natura gli ha attribuito. È presentato un processo tecnologico innovativo e geniale, inventato e brevettato per il nostro paese e per l’Ue da uno scienziato dell’Università di Modena

(Alessandro Gualtieri) mediante il quale è possibile inertizzare le fibrille cancerogene, col riscaldamento a 1600°C, trasformandole in un derivato vetroso omogeneo e innocuo, riciclabile come materia prima seconda per molte applicazioni pratiche (cap. VI).

Il VII capitolo riferisce e illustra alcuni esempi evidenti per cui si può immaginare che i rischi da asbesto sono destinati a durare ancora per lungo tempo. Tale previsione non scaturisce da pessimismo puro, ma dalla constatazione dei gravi errori prodotti dalla nefasta combinazione dell’ignoranza con lo smaccato diffuso conflitto d’interessi che rema contro la tutela della qualità dell’ambiente e della salute della collettività. Questi dati scientifici sono stati presentati dall’autore al 27° Simposio I.C.A.E.T. del 21–24 ottobre 2011 alla Columbia University di New York.

Il VIII–XI capitolo riferiscono i risultati delle ricerche, innovative e rivoluzionarie, del gruppo di ricerca I.C.A.E.T. che è stato fondato da Yoshiaki Omura, e che da molti anni lavora alla Columbia University di

New York. Essi derivano da pratiche diagnostiche non invasive alle quali fanno seguito efficaci trattamenti terapeutici che s’ispirano soprattutto all’antica saggezza popolare estremo–orientale. In pratica, questo gruppo di lavoro configura un circolo virtuoso nell’attività diagnostica, terapeutica, preventiva, poiché sa coniugare bene la scienza biomedica con la coscienza, senza aver bisogno di appellarsi pro–forma ai principi del giuramento di Ippocrate. Le Appendici riportano, tra l’altro, un sogno di vecchia data dell’autore che, nonostante le tante frustrazioni del suo passato accademico, ancora una volta, offre tutta la sua disponibilità per catalizzare una collaborazione interdisciplinare rivolta al miglioramento della tutela della salute pubblica che passi attraverso l’abbattimento “vero” del problema asbesto, cioè: “rischio zero” per il

futuro e inertizzazione sensata dell’esistente. L’autore non s’illude di poter annullare i colossali interessi che sono in conflitto con la salute, però, attraverso la diffusione della consapevolezza, con l’informazione, sogna di poter togliere la parola DOMANI dal titolo di questo libro.

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