IDEOLOGIA DEL MERCATO E MERCIFICAZIONE DEL PIANETA

Frei Betto
Frei Betto

Dittatura economica

di Frei Betto; da: alainet.org, 4.2.2012

 

La povertà già colpisce 115 milioni di persone dei 27 paesi dell’Unione Europea, cioè quasi il 25% della sua popolazione, e minaccia altri 150 milioni di abitanti.

In Spagna il tasso di disoccupazione arriva al 22,8%. Grecia e Italia si trovano sotto un intervento “bianco”, governati da primi ministri scelti dal Fondo Monetario Internazionale. Irlanda e Portogallo sono insolventi. In Belgio e nel Regno Unito le manifestazioni di piazza confermano che “la festa è finita”.

Ora la Banca Centrale dell’Unione Europea vuole nominare, per ogni paese in crisi, un commissario per controllare il bilancio. E’ l’ufficializzazione della dittatura economica. Il Regno Unito e la Repubblica Ceca hanno votato contro. Ma gli altri 25 paesi l’hanno approvato. Resta da vedere se la Grecia, il primo paese sulla lista della dittatura economica, accetterà di cedere la sua sovranità e di affidare i suoi conti ad un controllo esterno.

L’attuale crisi internazionale è molto più profonda. Non si riassume nella turbolenza finanziaria.

E’ in crisi un paradigma civilizzatore centrato sulla credenza che ci possa essere una crescita economica illimitata su un pianeta con risorse limitate…. Questo paradigma identifica la felicità con la ricchezza, il benessere con l’accumulazione di beni materiali, il progresso col consumismo.

Tutte le dimensioni della vita – la nostra e quella del pianeta – soffrono oggi un processo di mercificazione accelerato. Il capitalismo è il regno del desiderio infinito impantanato nel paradosso di trovarsi su un pianeta finito, con risorse naturali limitate e una ristretta capacità di accogliere popolazione.

La logica dell’accumulazione è più autoritaria di tutti i sistemi dittatoriali conosciuti nel corso della storia, perché ignora la diversità culturale, la biodiversità, e commette il grave errore di dividere l’umanità fra coloro che hanno accesso agli ultimi avanzamenti della tecnoscienza, specialmente della biotecnologia e della nanotecnologia, e quelli che non ce l’hanno. Da qui il suo aspetto più nefasto: l’accumulazione o il possesso della ricchezza nelle mani di pochi è possibile grazie alla spoliazione e all’esclusione di molti.

 

La questione non è di sapere se il capitalismo uscirà o no dall’infermeria di Davos in condizioni di sopravvivenza, anche se sarà obbligato a prendere medicine sempre più amare, come cancellare la democrazia e sostituire il voto popolare con le agenzie di qualificazione, e i politici con gli esperti finanziari, come succede ora in Grecia e in Italia.

La questione è sapere se l’umanità come civiltà sopravviverà al collasso di un sistema che associa la cittadinanza con il possesso e la civiltà con il paradigma consumista anglosassone.

 

Siamo alla vigilia di Rio+20. E nessuno ignora che questa casa che abitiamo – il pianeta Terra – soffre alterazioni climatiche sorprendenti. Fa freddo in estate e caldo in inverno. Le acque sono contaminate, i boschi devastati, gli alimenti avvelenati da agrotossici e pesticidi. Il risultato: siccità, inondazioni, perdita della diversità genetica, suoli desertificati… Vi è consenso nella comunità scientifica sul fatto che l’effetto “stufa”, e quindi il riscaldamento globale, è una conseguenza dell’azione deleteria dell’essere umano.

Tutti gli sforzi per proteggere la vita sul pianeta sono falliti finora. A Durban (Sudafrica) nel dicembre 2011, il massimo che si è raggiunto è stato la creazione di un gruppo di lavoro per negoziare un nuovo accordo di riduzione dell’effetto ”stufa” …. che sarà approvato nel 2015 e messo in pratica nel 2020! Il Dipartimento dell’Energia USA ha calcolato che , nel 2010, sono stati emessi 564 milioni di tonnellate di gas di riscaldamento globale, cioè un 6% in più dell’anno precedente.

Perché non si riesce ad andare avanti? Ma perché lo impedisce la logica della mercificazione.

Basti dire che i paesi del G8 si propongono non di salvare la vita umana e quella del pianeta, ma di creare un mercato internazionale del carbone o dell’energia sporca, in modo che i paesi sviluppati possano comprare quote di inquinamento non utilizzate dai paesi poveri o in via di sviluppo.

E l’ONU che dice? Niente, perché non riesce a liberarsi dalla prigione ideologica del mercato.

Propone quindi , a Rio+20, un inganno chiamato “Economia verde”. Crede che la soluzione stia nei meccanismi di mercato e nelle soluzioni tecnologiche, senza mutare le relazioni di potere, senza ridurre la disuguaglianza sociale né creare un mondo sostenibile dal punto di vista dell’ambiente in cui tutti abbiano diritto al benessere.
I padroni e i grandi beneficiari del sistema capitalista – il 10% della popolazione mondiale – si accaparrano l’84% della ricchezza globale e mantengono il dogma dell’immacolata concezione che sarebbe sufficiente limare i denti al pescecane perché smettesse di essere aggressivo …..

 

(*) Teologo e scrittore brasiliano

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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