IRAN: LE BUGIE E LE MINACCE ISRAELIANE

A Israele conviene non dimenticare l’Iran nucleare

di Robert Fisk (*); da: lajornada.unam.mx; 26.1.2012

 

Definire un fatto è uno dei lavori più difficili del giornalismo, e raramente è più problematico che nel caso dell’Iran, l’oscura minaccia rivoluzionaria islamica. L’Iran sciita, protettore e manipolatore del terrore mondiale, della Siria, del Libano, di Hamas. Ahmadinejad, il califfo pazzo. E, naturalmente, l’Iran nucleare, che si prepara a distruggere Israele nel mezzo di una nuvola a forma di fungo, fatta di odio antisemita. L’Iran che è pronto a chiudere lo Stretto di Hormuz. Si avvicina il momento di attaccare per le forze dell’Occidente (o israeliane).

Data la natura del regime teocratico, la repellente soppressione dei suoi oppositori postelettorali nel 2009, senza parlare delle sue massicce riserve di petrolio, tutto ciò fa sì che ogni tentativo di immettere del senso comune a questa storia porti con sé l’equivalente di una controindicazione medica: l’Iran non è un luogo piacevole, però …….

 

Prendiamo ad esempio quelle versioni israeliane che diamo per buone, nonostante che i servizi di intelligence israeliani siano più o meno efficienti di quelli della Siria, e che vengono ripetute dagli amici di Tel Aviv in Occidente. Nessuno, in Occidente, è tanto docile quanto i giornalisti.

Il presidente israeliano ci ha avvertito che l’Iran è ora al vertice della produzione di armamento nucleare. Che il cielo ci protegga.

Ma noi giornalisti non diciamo che Shimon Peres, quale primo ministro israeliano, disse esattamente lo stesso nel 1996. 16 anni fa.

Non ricordiamo neppure che l’attuale primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto – nel 1992 – che l’Iran avrebbe avuto la bomba atomica nel 1999. 13 anni fa. E’ sempre la stessa storia.

Il fatto è che non sappiamo se l’Iran sta davvero costruendo una bomba atomica. E dopo quello che è successo in Iraq, è sorprendente che i dettagli delle vecchie “armi di distruzione di massa” vengano fuori con la stessa frequenza con cui lo fecero, in quel momento, le scemate sul titanico arsenale di Saddam.

Questo senza parlare delle date. Quanto è cominciato tutto? Torniamo al tempo dello Scià. Il vecchio voleva la potenza nucleare. Dichiarò anche di voler avere la bomba perché gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano le bombe, e nessuno fece obiezione. Gli europei si affrettarono a procurare i mezzi perché il dittatore realizzasse i suoi desideri. Fu la Siemens, e non l’Unione Sovietica, a costruire le installazioni nucleari di Bushehr.

E quando l’ayatollah Komeini, il flagello dell’Occidente, divenne il leader dell’Iran nel 1979, fu lui a ordinare che venisse chiuso tutto il progetto nucleare perché era opera del diavolo. Solo quando Saddam Hussein invase l’Iran, con il nostro appoggio occidentale, e iniziò a usare i gas velenosi (i cui componenti chimici provenivano dall’Occidente) contro gli iraniani, Komeini fece marcia indietro e riprese i progetti nucleari iraniani.

 

Tutto questo è stato eliminato dalla storia. Sono stati i mullah, coi turbanti neri, a iniziare il progetto nucleare iraniano con gran gioia di Ahmadinejad; e questo implica che forse Israele si vedrà obbligata a distruggere gli armamenti terroristi per difendere la sua esistenza, garantire la sicurezza in Occidente, preservare la democrazia, eccetera eccetera.

 

Per i palestinesi in Cisgiordania Israele è un potere brutale, colonizzatore e di occupazione. Ma appena si menziona l’Iran, questa potenza coloniale si trasforma in un minuscolo, vulnerabile e pacifico Stato sotto minaccia imminente di estinzione. E Ahmadinejad – e qui cito nuovamente Netanyahu – diventa molto più pericoloso di Hitler.

Le testate nucleari di Israele, che sono molto reali e ora sono quasi 300, spariscono dalla storia.

La Guardia Rivoluzionaria iraniana sta aiutando il regime siriano a distruggere i suoi oppositori. Ai media può piacere questa versione, ma non c’è prova che sia vera.

 

Il problema è che l’Iran ha vinto tutte le sue guerre recenti senza un solo sparo. George W. E Tony hanno distrutto l’Iraq, la nemesi dell’Iran. Hanno ucciso migliaia di soldati sunniti a cui l’Iran si riferiva come i talebani neri. Intanto, gli arabi del golfo, nostri amici moderati, tremano nelle loro moschee dorate mentre in Occidente si pianifica la sorte che correranno nel caso scoppi una rivoluzione sciita iraniana.

Non è strano che Cameron continui a vendere armi a questi assurdi “popoli” i cui eserciti, in molti casi, sono a malapena in grado di organizzare mense per i poveri, non parliamo quindi dei sofisticati equipaggiamenti di migliaia di milioni di dollari che li obblighiamo a comprare sotto l’ombra terribile di Teheran.

Che vengano le sanzioni e facciano uscire i pagliacci.

 

(*) Giornalista e saggista inglese, corrispondente per il Medio Oriente di The Indipendent da 30 anni. E’ il corrispondente estero che ha ricevuto in assoluto più premi giornalistici

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

 

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