Iran

Riflessioni di Fidel

La pace mondiale

è appesa  ad un filo

Da: cubadebate.cu; 13.1.2012

 

Ieri ho avuto il piacere di conversare con calma con Mahmoud Ahmadinejad. Non l’avevo più visto dal settembre 2006, più di cinque anni, quando visitò la nostra Patria per partecipare al XIV vertice del Movimento dei Paesi non allineati che ebbe luogo all’Avana, dove fu scelta, per la seconda volta, Cuba quale Presidente di questa organizzazione per il periodo stabilito di tre anni. Io mi ero ammalato seriamente il 26 luglio 2006, un mese e mezzo prima, e a malapena potevo sedermi sul letto. Vari dei più eminenti leaders che assistevano all’evento ebbero l’ababilità di venire a trovarmi. Chavez e Evo lo fecero più di una volta. Un mezzogiorno lo fecero quattro pesone che ricordo sempre: Kofi Annan, Segretario generale dell’ONU; un vecchio amico, Abdelaziz Buteflika, presidente dell’Algeria; Mahmoud Ahmadinejad, presidente dell’Iran e un vice-Ministro degli Esteri del governo Cinese e attuale Cancelliere di quel paese, Yang Jiechi, in rappresentanza del leader del Partito Comunista e Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Hu Jintao. Fu davvero un momento importante per me, che con grande fatica rieducavo la mano destra che era stata danneggiata seriamente quando caddi a Santa Clara.

Con questi quattro discussi aspetti dei complessi problemi che il mondo affrontava in quel momento. Che sono diventati, in verità, sempre più complessi.

Nell’incontro di ieri ho trovato il Presidente iraniano assolutamente calmo e tranquillo, completamente indifferente alle minacce yankee fiducioso nella capacità del suo popolo di affrontare qualsiasi aggressione e nella capacità delle armi, che in gran parte producono essi stessi, di par pagare agli aggressori un prezzo impagabile. In realtà si è parlato poco del tema della guerra, la sua mente era concentrata sulle idee esposte nella conferenza effettuata nell’Aula Magna dell’Università dell’Avana, centrata sulla lotta per l’essere umano: “camminare fino ad arrivare ad ottenere la pace, la sicurezza, il rispetto e la dignità umana quale desiderio di tutti gli esseri umani nel corso della storia”.

Sono sicuro che da parte dell’Iran non ci si deve aspettare azioni irriflessive che contribuiscano allo scoppio di una guerra. Se questa, inevitabilmente, scoppierà, sarà frutto esclusivo dell’avventurismo e dell’irresponsabilità congenita dell’impero yankee.

Da parte mia penso che la situazione politica creata attorno all’Iran e e i rischi di una guerra nucleare legata a questa e che ci riguarda tutti, abbiano o no tali armi, sono terribilmente delicati perchè minacciano l’esistenza stessa della nostra specie. Il Medio Oriente è diventato la regione con più conflitti del mondo, e l’area dove dove si generano le risorse eenrgetiche vitali per l’economia del pianeta.

 

Il potere distruttivo e le sofferenze di massa che causavano alcuni dei mezzi usati nella Seconda Guerra Mondiale motivarono una forte tendenza a proibire alcune armi come i gas asfissianti e altri, utilizzati in quella guerra. Tuttavia il contrasto di interessi e gli enormi profitti dei produttori di armi li ha portati a costruire armamenti più distruttivi e crudeli, fino a che la tecnologia moderna fornì il materiale e i mezzi il cui impiego in una guerra mondiale condurrebbe allo sterminio.

 

Sostengo il principio, senza dubbio condiviso da tutte le persone con un elementare senso di responsabilità, che nessun paese - grande o piccolo – ha il diritto di possedere armi nucleari.

Queste non avrabbero mai docuto essere usate per attaccare due città indifese come Hiroshima e Nagasaki, assassinando e irraggiando con orribili e duraturi effetti centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, in un paese che era militarmente già vinto.

Se il fascismo obbligava le potenze coalizzate contro il nazismo a competere con quel nemico dell’umanità per la fabbricazione di tale arma, finita la guerra e creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il primo dovere di questa organizzazione era di proibire tale arma senza alcuna eccezione.

Ma gli Stati Uniti, la potenza più poderosa e ricca, impose al resto del mondo la linea da seguire. Oggi ha centinaia di satelliti che spiano e vigilano dallo spazio tutti gli aitanti del pianeta. Le sue forze navali, aeree e terrestri, sono equipaggiate con migliaia di armi nulceari, essi maneggiano a loro piacimento,attraverso il Fondo Monetario Internazionale, le finanze e gli investimenti del mondo.

 

Se si analizza la storia di ognuna delle nazioni dell’America Latina, dal Messico alla Patagonia, passando per Santo Domingo e Haiti, si potrà vedere che tutte, senza una sola eccezione, hanno sofferto per duecento anni, dagli inizi del secolo XIX fino ad oggi, e che in una maniera o nell’altra stanno ancor oggi soffrendo dei peggiori crimini che il dominio e la forza possano commettere contro il diritto dei popoli. Scrittori brillanti emergono sempre più: uno di essi, Eduardo Galeano, autore di “Le vene aperte dell’America Latina” è appena stato invitato ad inaugurare il prestigioso Premio Casa de Las Americas, in ricoscimento alla sua importante opera.

 

I fatti si succedono con incredibile rapidità; ma la tecnologia li trasmette al pubblico in una forma ancor più rapida. In un giorno qualsiasi, come quello di oggi, importanti notizie fluiscono con ritmo straordinario. Un cablogramma datato ieri 11 porta la seguente notizia: “La presidenza danese dell’Unione Europea ha affermato mercoledì che una nuova serie di sanzioni europee più severe contro l’Iran verranno decise il 23 gennaio a causa del suo programma nucleare, colpendo non solo il settore petrolifero ma anche la banca Centrale. ‘Andremo ogni volta più oltre per ciò che si riferisce alle sanzioni petrolifere e contro le strutture finanziarie’”, ha detto il capo della diplomazia danese Villy Soevndal nel corso di un incontro con la stampa straniera. Bisogna osservare con chiarezza che, per impedire la proliferazione nucleare, Israele può accumulare centinaia di ogive nucleari mentre l’Iran non può produrre uranio arricchito al 20%.

Un’altra notizia al riguardo, da parte di una conosciuta ed esperta agenzia informativa britannica, riferisce che: “la Cina non ha dato segnali, mercoledì, di cedere terreno a fronte delle richieste degli Stati Uniti perchè riduca gli acquisti di petrolio iraniano e consida un eccesso le sanzioni di Washington contro Teheran...”.

Chiunque si stupirebbe della tranquillità con cui gli Stati Uniti e la civilizzata Europa promuovono questa campagna con una sorprendente e sistematica pratica terroristica. Bastuno queste linee atrsmesse da un’altra importante agenzia europea di notizie: “L’assassinio, mercoledì, di un responsabile della centrale nucleare di Natanz, al centro dell’Iran, conta di tre precedenti dal gennaio 2010”.

Il 12 gennaio di quest’anno “un fisico nucleare internazionalmente riconosciuto, Masud Alì Mohamadi, professore all’Università di Teheran e che lavorava per i Guardiani della Rivoluzione, è morto nell’esplosione di una moto-bomba davanti alla sua casa di Teheran”.

29 novembre 2010: Majid Shahriari, fondatore della Società nucleare dell’Iran e ‘incaricato di uno dei grandi progetti dell?organizzazione iraniana dell’energia atomica .... è morto a Teheran per l’esplosione di una bomba magnetica fissata alla sua automobile.

“Lo stesso giorno un altro fisico nucleare, Fereydoun Abasi Davani, è stato oggetto di un attentato in condizioni identiche mentre fermava la sua auto davanti all’Università Shahid Behesti a Teheran, dove entrambi gli uomini erano professori”. E’ rimasto solo ferito.

23 luglio 2011: Lo scienziato Dariush Rezainejad, che lavorava a progetti del ministero della Difesa, è stato ucciso a pistolettate da sconosciuti che viaggiavano in moto a Teheran”.

11 gennaio 2011: (cioè lo stesso giorno in cui Ahmadinejad viaggiava dal Nicaragua a Cuba per partecipare alla conferenza all’Università dell’Avana) Lo scienziato Mostafa Ahmadi Roshan, che lavorara nella centrale di Natanz, di cui era vice-direttore per gli affari commerciali, è morot nell’esplosione di una bomba magnetica collocata sulla sua auto, vicino all’Università Allameh Tabatabai, a est di Teheran”. Come negli anni precedenti “L’Iran ha nuovamente accusato Stati Uniti e Israele”.

 

Si tratta di una carneficina di brillanti scienziati iraniani sistematicamente assassinati. Ho letto articoli di conosciuti simpatizzanti di Israele che parlano di crimini realizzati dai suo servizi segreti, in cooperazione con quelli degli Stati Uniti e della NATO, come di qualcosa di normale.

Nello stesso tempo, da Mosca, le agenzie informano che “la Russia ha avvertito oggi che in Siria sta maturando uno scenario simile a quello della Libia, ma ha messo in guardia che questa volta l’attacco verrà dalla vicina Turchia”.

“Il Segretario del Consiglio di Sicurezza Russo, nikolai Patrushev, ha sostenuto che l’Occidente desidera ‘castigare Damasco non tanto per la repressione dell’opposizione quanto per il suo rifiuto di interrompere l’alleanza con Teheran”.

“.... secondo lui in Siria sta maturando uno scenario come quello della Libia, ma in questo caso le forze di attacco non verranno da Francia, Gran Bretagna e Italia ma dalla Turchia”. “Ha anche anticipato che ‘è possibile che Washington e Ankara stiano già definendo varie opzioni di sone di esclusione di volo, dove eserciti armati di ribelli siriani potrebbero essere addestrati e concentrati”.

 

Le notizie non vengono solo dall’Iran e dal Medio oriente, ma anche da altri punti dell’Asia centrale vicini al Medio Oriente. Le stesse ci permettono di capire la complessità dei problemi che possono discendere da questa pericolosa zona.

Gli Stati Uniti sono stati condotti dalla loro contradditoria e assurda politica imperiale a seri problemi in paesi come il Pachistan, le cui frontiere con u altro importante Stato, l’Afganistan, furono tracciate dai colonialisti senza tener conto né della cultura né dell’etnia.

In questo ultimo paese, che per secoli difese la sua indipendenza contro il colonialismo inglese, la produzione di droga si è moltiplicata dall’invasione yankee, e i soldati europei apppoggiati dagliaerei senza pilota e dall’armamento sofisticato degli Sttai Uniti commettono vergognose mattanze che aumentano l’odio della popolazione e allontanano la possibilità di pace. Questo e altre schifezze ancora, si riflettono nei dispacci delle agenzie di notizie occidentali.

“Washington, 12 gennaio 2012: Il segretario statunitense alla Difesa, leon Panetta, ha giudicato questo giovedi ‘assolutamente spiacevole’ il comportamento di quattro uomini presentati come marines americani che orinavano su cadaveri in Afganista in un video diffuso su internet. Ho visto le immagnini e trovo il comportamento (di questi uomini) assolutamente deplorevole’...”. “Questo comportamento è assolutamente inappropriato da parte di membri dell’esercito statunitense e non riflette in alcun modo i criteri e i valori che le nostre forze armate giurano di rispettare ...”.

In realtà né lo afferma né lo nega. Chiunque può rimanere col dubbio, anche lo stesso Segretario alla Difesa.

Ma è anche terribilmente inumano che uomini, donne e bambini, o un commbattente afgano che lotta contro l’occupazione straniera, venga assassinato dalle bombe degli aerei senza pilota. Cosa altrettanto grave: decine di soldati e ufficiali pachistani, a guardia della frontiera, sono stati fatti a pezzi da queste bombe. Lo stesso Karzai, presidente dell’Afganistan, ha detto che l’oltraggio ai cadaveri era “semplicemente inumano” e ha chiesto al governo statunitense che “applichi la pena più severa a chi sarà condannato per questo crimine”.

Portavoci dei talebani hanno detto che “negli ultimi dieci anni sono accaduti centinaia di atti simili che non sono stati rivelati...”.

Si arriva anche a provare pena per quesi soldati, separati da familiari e amici, a migliaia di chilometri dalla loro patria, mandati a combattere in paesi che neanche hanno sentito nominare quando erano a scuola, dove gli si assegna il compito di uccidere o di morire per arricchire imprese multinazionali, fabbricanti di armi e politici senza scrupoli, che dilapidano ogni anno i fondi necessari all’alimentazione e all’educazione degli innumerevoli milioni di affamati e analfabeti nel mondo.

Non pochi di questi soldati, vittime dei traumi subiti, finiscono pre togliersi la propria stessa vita.

 

Esagero forse quando affermo che la pace mondiale è appesa ad un filo?

Fidel Castro Ruz

12 gennaio 2012

9 y 14 p.m.

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