UN NUOVO LIBRO SULLA RESISTENZA AL NAZI-FASCIMO.

 

Dall’Internazionale a Fischia il vento a Niguarda.

 

Il lbro scritto a quattro mani da Antonio Masi e Michele Michelino racconta, basandosi su testimonianze inedite e documenti reperiti nell'archivio dell'ANPI di Niguarda, la storia dei partigiani e degli operai che insorsero il 24 aprile 1945, un giorno prima che il CLN diede l'ordine dell'insurrezione. Riportiamo l'introduzione di uno degli autori.

 

 

 

Agli antifascisti niguardesi

 

Lo ricordo bene. Lasciai il Molise con rabbia.

 

Nei momenti liberi, a Milano, ritornai alle mie letture giovanili:

Gramsci e la questione meridionale, Jovine e il conformismo piccolo-

borghese; Battaglia e la storia della lotta partigiana; Cervi e l’eroismo

contadino nel Nord e ripensavo al ‘piccolo mondo antico’ della mia

regione, legato all’Italia prefascista, contadina e monarchica, con i

concetti dominanti di famiglia, fedeltà, fede.

 

Ancora letture e ricerche nell’archivio dell’ANPI di Niguarda, con

interviste a partigiani e antifascisti nei Circoli Familiare, Risorgimento e Fratellanza, raccolte nel volume “Antifascismo e Resistenza. Niguarda e dintorni dal 1921 al 1945”. Ripensavo al Sud, che tranne

fatti isolati, non fu scosso dal vento del Nord, dal “vento partigiano”.

Il Sud votò Monarchia. Al Nord già dall’Ottocento la tensione verso

la libertà si era manifestata con anni di carcere, con l’esilio, con il

confino, mentre al Sud sprazzi di libertà si cristallizzarono con la retorica dell’“Italia proletaria” di pascoliana memoria. Arrivò la guerra

fredda e la retorica continuò con: l’Italia è stata liberata dal Male

(URSS) dalle forze del Bene (USA), e per questo motivo i governi democristiani non potevano essere criticati; avevano assicurato agli italiani il pane con tre quarti di farina americana donataci dal Piano

Marshall.

 

 

Con gli ideali non si riempiva lo stomaco. Occorreva impegnarsi

per la ricostruzione e ai partigiani fu imposto di consegnare le armi.

Si parlò di solidarietà nazionale, ed io soffrivo per l’uccisione dei

contadini a Portella delle Ginestre e avevo imprecato contro i carabinieri che convocarono in caserma mio padre Giuseppe e tanti mezzadri che, con il dirigente dei contadini, Antonio Rinaldini, sulle aie

reclamavano la divisione dei prodotti al 60% a favore dei contadini.

Allora bastava dire “Sessanta per cento” per essere accusati di turbare l’ordine pubblico e il governo mosse guerra a due milioni di mezzadri. Seguì un nuovo esodo dalle campagne. Ed io giunsi a Niguarda, dove continuai a sognare una “Repubblica socialista, democratica

e popolare” e a gridare “Addavenì Baffone”, ma di certo arrivò il

crollo dei miti e la fine dei partiti tradizionali.

 

La ricerca raccontata in questo libro è una rilettura dei documenti

conservati nell’archivio della sezione ANPI di Niguarda, sezione della

periferia di Milano, attenta ai problemi dell’occupazione, allo svilup

po della cooperazione a proprietà indivisa, alle trasformazioni politiche e sociali della città e dell’Italia.

 

Una motivazione profonda è anche il recupero della Memoria

partigiana e antifascista. Occorre fare Memoria anche della lotta che

continuò nelle fabbriche e nelle campagne, dove partigiani e lavoratori furono protagonisti del tumultuoso sviluppo economico degli

anni Cinquanta e Sessanta, continuato fino al “biennio rosso” degli

anni 1968/70, con il sentimento antiautoritaristico delle nuove generazioni.

 

Michele Michelino, con il quale ho condiviso questa ricerca, precisa: “In questo periodo le lotte operaie produssero nuove forme di

organizzazione dei lavoratori: i consigli di fabbrica. Nel contratto

nazionale dei metalmeccanici si ottenne la riduzione dell’orario di

lavoro a 40 ore settimanali. Al termine di un anno di dure lotte, il 12

dicembre 1969, con la bomba fascista esplosa nella Banca Nazionale

dell’Agricoltura di Milano, che provocò 17 morti e 88 feriti, comincia la strategia della tensione. Settori della borghesia e apparati statali aprono il capitolo delle ‘stragi di Stato’ e di tentativi di golpe tuttora impuniti”. Nel 1970 diventa legge lo Statuto dei Lavoratori e, nel

1975, i lavoratori conquistano il “punto unico di contingenza”. (da

 

M. Michelino, 1970-1983. La lotta di classe nelle grandi fabbriche

di Sesto S. Giovanni).

ANTONIO MASI

 

 

 

P:S: chi è interessato al libro lo può richiedere agli autori scrivendo alle seguenti mail: Antonio Masi

               antonio37ma@gmail.com)

 

              Michele Michelino

               michele.mi@inwind.it      

Cop_Dall’Internazionale a Fischia il ven
Documento Adobe Acrobat 629.2 KB

Scrivi commento

Commenti: 0

News