LIBIA.

La vera guerra comincia adesso

di Pepe Escobar(*); da: rebelion.org, 7.9.2011

 

Basta parlare della caduta del Grande G (Gheddafi). Ora siamo arrivati al nocciolo: Afghanistan 2.0, Iraq 2.0, o una miscela di entrambi.

I "ribelli della NATO" hanno sempre assicurato di non volere un’occupazione straniera. Ma la NATO - che ha reso possibile la vittoria - non può controllare la Libia senza soldati sul terreno.

Per questo al quartier generale della NATO a Mons in Belgio, si stanno ipotizzando diversi scenari sotto il manto di velluto delle Nazioni Unite.

In base ai piani già trapelati, prima o poi ci potrebbero essere truppe delle monarchie del Golfo Persico e degli alleati amici, come la Giordania e in modo particolare la Turchia, membro della NATO, anche essa molto ansiosa di ottenere grandi contratti commerciali. Quasi nessuna nazione africana vi parteciperà, visto che la Libia ora è stata "ricollocata" nell’Arabia.

Il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) accetterà - o verrà obbligato a farlo - se, o quando, la Libia verrà sommersa dal caos. Nonostante questo sarà molto difficile che lo accetti mentre le molto diverse fazioni dei "ribelli della NATO" stanno freneticamente consolidando i propri feudi, e si preparano a affrontarsi l’un l’altra.

 

Per ora non ci sono prove che il CNT – al di là dell’inginocchiarsi davanti all’altare dei paesi membri della NATO - abbia la minima idea di come gestire un paesaggio politico complesso.

 

Cannoni senza rose

 

In Libia, oggi, tutti sono praticamente armati fino ai denti. L’economia è paralizzata. E’ già cominciata un’oscena disputa per chi controllerà i miliardi di dollari scongelati della Libia.

 

La tribù Obeidi è furiosa con il CNT perché non c’è stata alcuna indagine su chi ha assassinato il comandante dell’esercito dei ribelli, Abdul Fattah Younis il 29 luglio. I membri della tribù hanno già minacciato di farsi giustizia con le proprie mani.

Il principale sospettato per l’omicidio è la brigata Abu Ubaidah bin Jarrah - una milizia islamica fondamentalista della linea dura - che rigetta l’intervento della NATO e si rifiuta di combattere sotto il CNT, definendo sia il CNT che la NATO "infedeli".

 

Poi c’è una domanda imbevuta di petrolio: quando la nebulosa del Gruppo di Combattimento Islamico della Libia (LIFG in inglese) organizzerà il proprio golpe per rovesciare il CNT?

In tutta Tripoli corrono voci terribili sull’inferno delle milizie in Iraq. L’ex agente della CIA ed ex detenuto della "guerra al terrore", generale Abdelhakim Belhaj – uscito dal circolo Derna, il ground zero del fondamentalismo islamico in Libia – è il leader del nuovo Consiglio Militare di Tripoli. Le altre milizie hanno già lanciato accuse: visto che non ha combattuto per la "liberazione" di Tripoli deve andarsene, qualsiasi cosa dica il CNT.

Questo vuol dire essenzialmente che la nebulosa LIFG-al-Qaeda prima o poi potrebbe combattere in una prossima guerra di guerriglia, contro il CNT, le altre milizie o entrambe.

A Tripoli, i ribelli di Zintan, nelle montagne occidentali, controllano l’aeroporto.

La banca centrale, il porto di Tripoli e gli uffici del Primo Ministro sono controllati dai ribelli di Misurata. I berberi dalla città di montagna di Yafran controllano la piazza centrale di Tripoli, ora cosparsa di scritte "Rivoluzionari di Yafran".

Tutti questi luoghi vengono chiaramente marcati, come avvertimento.

 

Intanto il CNT, come unità politica, già si comporta da governo; e, visto che le milizie non spariscono, non è difficile raffigurarsi la Libia come un nuovo Libano. La guerra in Libano iniziò quando ogni quartiere di Beirut fu diviso tra sunniti, sciiti, cristiani maroniti, nasseriti e drusi.

La “libanizzazione “ della Libia, oltretutto, comprende la letale tentazione islamica, che si sta propagando come un virus per tutta la Primavera Araba.

 

Almeno 600 salaafiti che hanno combattuto nella resistenza sunnita irachena contro gli USA sono stati liberati dai ribelli dalla prigione di Abu Salim.

È facile immaginarli ad approfittarsi del saccheggio generalizzato di kalashnikov e di missili sovietici antiaereo Sam7 lanciati a spalla per dar manforte alla propria milizia radicale islamica - che ha i suoi piani, ha la sua guerra di guerriglia.

 

Benvenuti nella nostra “democrazia” razzista

 

L’Unione Africana (UA) non riconoscerà il CNT; di fatto accusa i ribelli della NATO di omicidi indiscriminati dei neri africani, considerati tutti "mercenari".

Secondo Jean Ping dell’UA : " ….. il CNT sembra confondere i neri con i mercenari [Sembra che pensi] che tutti i neri siano mercenari. Con questa linea, un terzo della popolazione della Libia, che è nera, è allo stesso tempo mercenaria."

 

Il piccolo porto di Sayad, 25 km. a ovest di Tripoli, è diventato un campo profughi per i neri africani terrorizzati dalla "Libia libera". Medici Senza Frontiere ha scoperto l’esistenza del campo il 27 agosto. I rifugiati hanno detto che già da febbraio hanno iniziato a essere cacciati dai proprietari delle attività dove lavoravano, accusati di essere mercenari, e che è da allora che danno loro la caccia.

 

Secondo la mitologia ribelle, il regime di Muammar Gheddafi era protetto fondamentalmente dai murtazaka ("mercenari"). La realtà è che Gheddafi ha impiegato un contingente di combattenti neri africani -del Ciad, del Sudan e tuareg del Niger e del Mali. La maggioranza degli africani neri sub-sahariani sono lavoratori migranti con lavori regolari.

 

Per capire dove va a parare tutto ciò, bisogna dare un’occhiata al deserto.

L’immenso deserto meridionale della Libia non è stato conquistato dalla NATO.

Il CNT non ha praticamente accesso né a tutta l’acqua né ad una gran parte del petrolio libico.

Gheddafi ha la possibilità di "operare nel deserto", di negoziare con una serie di tribù, di comprare o consolidare la loro fedeltà e di organizzare una guerra di guerriglia.

 

L’Algeria è coinvolta in una lotta cruenta con al-Qaeda nel Maghreb. La vasto e porosa frontiera algerina con la Libia, lunga un migliaio di chilometri, rimane aperta. Per Gheddafi sarebbe facile stabilire la sua guerriglia nel deserto meridionale , con un rifugio sicuro in Algeria, o anche in Niger.

Il CNT è già terrorizzato davanti a questa possibilità.

 

Negli ultimi mesi l’operazione “umanitaria” della NATO ha fatto cadere almeno 30.000 bombe sulla Libia. È giusto ritenere che molte migliaia di libici siano morti per i bombardamenti. I bombardamenti non si sono mai fermati; la NATO potrebbe prendere di mira all’improvviso chi – civile o no – stava in teoria "proteggendo" fino a pochi giorni fa.

 

Un Grande G sconfitto potrebbe rivelarsi ancor più pericoloso di un Grande G al potere. La guerra vera inizia ora. Sarà infinitamente più drammatica, e tragica. Perché ora sarà una guerra darwiniana, nord africana, di tutti contro tutti.

 

(*) Scrittore e giornalista di Asia Time On Line

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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