Continua la lotta in Val di Susa

No TAV: lo Stato contro la Val di Susa

di Gorka Larrabeiti, da: rebelion.org, 3.7.2011

 

Ieri si è svolta la manifestazione nazionale contro il Treno ad Alta Velocità Torino-Lione, un’opera prioritaria per il governo Berlusconi che costerà, secondo le previsioni più prudenti, 22.000 milioni di euro e che prevede la perforazione di un tunnel di 54 km. La manifestazione era stata convocata dai comitati NO TAV e sostenuta da 22sindaci della Valle di Susa.

In mattinata 70.000 persone si erano riunite pacificamente. Nel pomeriggio sono iniziati gli scontri tra attivisti dei centri sociali e le forze di polizia che proteggevano l’entrata del cantiere a Chiomonte, zona militarizzata da quel 27 giugno in cui 2.000 agenti delle “forze dell’ordine” conquistarono l’accampamento costruito dai cittadini che si oppongono alla costruzione della TAV.

Il risultato della battaglia di ieri è di 188 agenti feriti. Fonti No Tav parlano di 200 manifestanti feriti o intossicati. Il corrispondente di Al Jazeera ha denunciato che la polizia ha sparato ad altezza d’uomo. Un manifestante è stato ricoverato con traumi multipli toracico e addominale per uno sparo di lacrimogeno. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni CS (chlorobenzylidene malomonitritile ), che è considerato un’arma chimica.

Se la battaglia in Val di Susa è stata dura, non lo è stata meno la stampa. I giornali a grande tiratura sottolineano la parte violenta della manifestazione e insistono sull’organizzazione dei “nuovi black bloc”, senza entrare nel dibattito delle ragioni contro quest’opera faraonica. “Armati, allenati e militarizzati” dice La Repubblica; “Strategia militare” il Secolo XIX; “200 stranieri venuti dai centri sociali più pericolosi d’Europa”, dice La Stampa; “la guerra delle Brigate Rosse dei No Tav”, titola Il Giornale. La blogger Debora Billi denuncia la censura su Twitter del blog No Tav. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiede “fermezza” contri “i violenti”.

Il Comitato No TAV di Torino sintetizza così ciò che è successo ieri: “Esattamente come a Genova giusto 10 anni fa. Oggi a Chiomonte si sono sfiorati due mondi inconciliabili: la lotta ventennale contro il TAV determinata ma pacifica delle famiglie che difendono i beni comuni e, in reazione alle provocazioni della polizia, quella idiota e violenta che è fine a se stessa e prescinde dalle ragioni e dai luoghi."

La stampa mostra naturalmente le immagini violente, oscurando le ragioni del movimento No TAV che considera quest’opera inutile, non giustificata neppure dalle previsioni del traffico di persone e di merci; insostenibile economicamente, perché scarica i debiti sulle future generazioni togliendo risorse ad altri beni pubblici come l’educazione o la sanità; che rischia di favorire un’economia mafiosa dovuta all’intreccio politica/affaristi/mafia ed è ecologicamente devastante.

Secondo Berlusconi l’opera deve essere eseguita perché l’Italia resterebbe “fuori dall’Europa”. L’inizio dei lavori era fondamentale, si dice, per ricevere i 680 milioni di euro dei fondi europei previsti. L’Unione Europea NON chiede che si faccia la TAV Torino-Lione, ma che i trasporto di merci e passeggeri nel corridoio 5 migliori la sua efficienza, cosa che si potrebbe ottenere migliorando le linee già esistenti, che funzionano solo al 25% della loro capacità, rispondono gli esperti contrari alla realizzazione dell’opera.

In Val di Susa si scontrano due modelli di progresso. Uno è quello che ha vinto poco tempo fa i referendum per l’acqua pubblica e contro le centrali nucleari, che scommette sui beni pubblici e su un diverso concetto di crescita; l’altro è quella della alta politica bipartisan, che continua a pensare in termini di punti del PIL e che continua a vedere un’appetitosa torta da 15.000 milioni di euro, presi da debito pubblico italiano.

Sono due mondi che continueranno a scontrarsi a lungo in Val di Susa.

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Così vede la battaglia della Val di Susa il giornalista e traduttore basco Gorka Larrabeiti. Noi vogliamo solo aggiungere alcune cose.

. Come in Grecia, come in Spagna (per ricordare soltanto quanto sta succedendo nelle ultime settimane in Europa), popolazioni e gruppi sociali non accettano più che vengano messe in pratica decisioni che favoriscono solo i profitti di pochi e vengono pagate invece a caro prezzo sulla loro pelle. Non solo le spese della TAV ricadranno su tutti noi, mentre ci tagliano pensioni, lavoro, sanità, educazione ecc. ecc., ma su tutti noi ricadranno le spese delle malattie e dei lutti che aspettano la popolazione valsusina: oltre all’inquinamento che porterà il tunnel, già molti esperti hanno messo in guardia sulla presenza massiccia di amianto nella montagna, fatto che nessuno in questi giorni ricorda.

 

. Ogni volta che, democraticamente questa volta perché si tratta di una popolazione intera che da più di 10 anni lotta contro la TAV, coloro che subiscono i danni - e anche la beffa di doverli poi pagare di tasca propria - protestano, ricevono in cambio, da destra e da “sinistra” violenze di tutti i tipi, si tratti dei valsusini o delle vittime degli incidenti sul lavoro che protestano quando i padroni vengono assolti. E mentre tutti, dalla Confindustria ai partiti di tutto l’arco costituzionale, si riempiono la bocca di “diritti umani”, la violenza dello Stato borghese, rappresentante del capitale, è sempre “democratica e legale”.

. Sempre in tema di “diritti umani”, il gas CS utilizzato dalla polizia è considerato dalla Convenzione sulle armi chimiche firmata nel 1997 un’arma chimica che, oltre a danneggiare i polmoni, può provocare danni a cuore e fegato. Una volta metabolizzato il gas, nei tessuti delle persone esposte si trovano tracce di cianuro.

 

La repressione contro una popolazione può contenere, può ritardare l’esplosione della protesta, ma non può impedire le lotte e il loro esito vittorioso.

 

 

Comitato per la Difesa della salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

 

Mail: cip.mi@tiscali.it

 

Sesto San Giovanni, 4 luglio 2011

 

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