ELEZIONI IN PERU'. VINCE IL CANDIDATO DELLA SINISTRA OLLANTA HUMALA

I dilemmi di Ollanta

di Atilio Boron (*) da: atilioboron.org, 6.6.2011

 

Al momento di scrivere queste righe i “conteggi rapidi” di tutte le società di sondaggi davano come vincitore, anche se con uno stretto margine, Ollanta Humala.

Se si confermeranno questi pronostici, il clima di rinnovamento politica e sociale che si è installato in America latina dalla fine del secolo passato si troverà decisamente rafforzato.

Un Perù che eventualmente abbandonasse, con il nuovo governo, la sua figura di pedina dell’impero –situazione purtroppo a cui arrivò non per mano del conservatore Alejandro Toledo ma dall’ex leader aprista Alan Garcìa – sarebbe una boccata di aria fresca per i governi di sinistra e progressisti della Nostra America.

Non è un mistero per nessuno che Washington ha dispiegato tutto il suo arsenale finanziario, politico e propagandistico per impedire il trionfo di Humala. Il nervosismo espresso la settimana scorsa dalla “comunità degli affari” del Perù, che come i loro omologhi di altre parti del mondo ha accesso a informazioni che gli altri non hanno, rifletteva la preoccupazione causata nelle sue file dalla eventuale sconfitta del fujimorismo: per questo la Borsa di Lima ha registrato una caduta del 6 per cento.

L’establishment peruviano, personificato dal secolo diciannovesimo dal suo intellettuale organico, il giornale El Comercio, ha assunto il suo ruolo di organizzatore dell’anti-humalismo con tale sfrontatezza che persino lo stesso Mario Vargas Llosa ha rinunciato a scrivere sulle sua pagine. La CNN non gli è stata indietro: venerdì scorso la sua principale presentatrice, Patricia Janiot, ha sottomesso il candidato di Gana Perù (Vince Perù) ad un interrogatorio che per la sua forma e il suo contenuto la squalificano, una volta di più, come giornalista e la confermano invece come operatrice politica al servizio della Casa Bianca.

Il governo di Alan Garcìa, naturalmente, non si è tirato indietro in questa crociata di destra. Ma il suo discredito è così grande che il suo partito, l’APRA, non è neanche riuscito a presentare un candidato in queste elezioni presidenziali.

E’ comunque significativo che, nonostante il “successo” evidenziato dai suoi indicatori macroeconomici, il Perù non sia riuscito a ridurre la povertà e la diseguaglianza economica e sociale. Una volta di più si conferma che, in assenza di una forte vocazione riformista, la logica dell’accumulazione capitalista concentra la ricchezza e polarizza la società. L’ “effetto spargimento” è una superstizione astutamente fabbricata dai propagandisti dell’impero. E, come in altri casi nella regione, bisognerebbe chiedersi che cosa si vuole dire quando si parla di “successo”. Se si intende l’aumento dei profitti dei capitalisti, il neoliberismo è stato indubbiamente un successo: ma se “successo” vuol dire, come dovrebbe, maggior benessere e migliore qualità della vita per le grandi maggioranze nazionali, autodeterminazione nazionale, sovranità economica, o il “buon vivere” dei nostri popoli originari, l’esperimento neoliberale è stato un sonoro fallimento. Come se non bastasse, ha eroso gravemente la legittimità dei regimi democratici, sia in America Latina che in Europa.

Quando gli “indignati” di Spagna esigono una vera democrazia, stanno reagendo davanti alla degradazione politica causata dalle politiche di regolazione e stabilizzazione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Riprendendo il nostro ragionamento, cercando di ipotizzare cosa potrebbe riservare il futuro al Perù, converrebbe scartare ipotesi massimaliste: questo paese ha firmato un Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti – che ha preso il via il 1° febbraio 2009 – e i condizionamenti che l’impero ha introdotto non dovrebbero essere sottostimati.

D’altra parte la coalizione elettorale formata da Humala sarà un altro elemento restrittivo nel caso in cui nel nuovo presidente si svegli la vocazione “bolivariana” che molti gli attribuiscono ma che egli è stato attento ad agitare durante la sua campagna elettorale. E i suoi nemici: l’oligarchia e le multinazionali, entrambe sostenute da Washington, sono troppo potenti per sfidarle senza preparare la battaglia con cura.

Ma è un uomo che ha denunciato – come pochi – le ingiustizie che da tempo immemorabile si commettono in Perù, e ci sono ragioni per pensare che sarà fedele a sentimenti così nobili.

Inoltre, gli insegnamenti lasciati da recenti elezioni – Cile nel 2010; Spagna due settimane fa e Portogallo ieri – sono un sobrio promemoria del fatto che, davanti alla crisi capitalista e all’accentuazione della incapacità congenita di questo sistema per distribuire neppure con un minimo di equità i frutti della crescita economica (cosa più che evidente nel “miracolo peruviano”), l’adozione di una politica rassegnata e “possibilista” che segua il sentiero non esattamente luminoso tracciato dai suoi antecedenti è la strada sicura per una sonante sconfitta nel giro di pochi anni.

C’è un vecchio dictum della teoria politica che dice che i popoli preferiscono l’originale alla copia: questo l’hanno sofferto sulla loro stessa pelle la Concertaciòn in Cile, il PSOE in Spagna e il Partito (cosiddetto) Socialista in Portogallo.

 

Ma al di là di queste note che fanno appello alla cautela, si deve celebrare il fatto che – in un momento in cui in America Latina l’imperialismo e la reazione stanno passando alla controffensiva con inusitata aggressività, accerchiando la regione con basi militari – il trionfo di Hollanta Humala modifica sensibilmente la scacchiera geopolitica regionale in senso contrario agli interessi imperiali. La sua vittoria potrebbe segnare una pietra miliare che annuncerebbe il rovesciamento di questa nefasta tendenza. Per il momento, la lega reazionaria del Pacifico - costruita pazientemente da Washington per neutralizzare l’UNASUR e l’ALBA e che aveva come punte il Messico, la Colombia, il Perù e il Cile - ha perso uno delle sue pedine vitali per il controllo, niente meno, dell’Amazzonia.

Non è poca cosa, possiamo brindare con un buon pisco!(**)

 

(*) Politologo argentino.

(**) Bevanda nazionale peruviana

 

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

 

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