Cetriolo spagnolo, germogli di soia tedeschi o che altro? Chi sono i responsabili del nuovo ceppo di E.coli ?

Cetrioli, maiali e malattie

di Silvia Ribeiro (*) – da: lahaine.org, 6.6.2011

 

L’apparizione di un nuovo ceppo letale del batterio Escherichia coli (E.coli) negli alimenti in Europa mette in chiaro, di nuovo, il disastro sanitario in cui ci ha ficcato il sistema agroalimentare industriale. Lo trattano come un incidente, ma in realtà è qualcosa di sempre più frequente, perché è una conseguenza sistemica. C’era da aspettarselo, come con l’insorgenza dell’ influenza porcina e di quella aviaria.

 

Le autorità sanitarie del governo tedesco, dove per primo si è manifestato il focolaio, hanno accusato come colpevoli della contaminazione i cetrioli organici spagnoli. Hanno dovuto correggersi, perché era falso, ma già avevano causato grandi perdite. Accusano anche pomodori e lattuga, si specula su latte, carne e acqua imbottigliata.

Secondo l’Istituto Robert Koch di Germania, si tratta di un ceppo sconosciuto, prodotto della ri-combinazione di altri, che ha dato vita al nuovo E.coli enteremorragica O104:H4. All’inizio sospettavano del E.Coli O157:H4, che era stato trovato nella carne macinata di grandi imprese come la Cargill e che nel 2008 provocò il ritiro di 64 milioni di tonnellate di carne degli Stati Uniti e migliaia di infettati.

In questo caso dicono di non sapere da dov’è uscito né quando durerà, ma si è esteso a vari paesi europei e ha causato 18 morti e più di 2.000 ricoveri che possono avere conseguenze gravi. Si potrebbe fare una lunga lista di gravi incidenti del sistema alimentare industriale (carni contaminate, melamina, diossina, additivi e contenitori di plastica tossica, adulterazioni). La verità è che grazie all’industria agroalimentare controllata da una ventina di multinazionali, il cibo è passato dall’essere necessità, piacere e cultura a diventare una minaccia permanente alla salute.

 

Nel caso dei batteri E.coli, di cui esistono numerosi ceppi, questi sono usati e manipolati in forma intensiva e massiva dall’industria, che favorisce sempre la creazione di nuovi ceppi. Per esempio, sono un elemento importante nella costruzione dei transgenici (agro-alimentari, farmaceutici e veterinari), sono il vettore di fermentazione della biologia sintetica (manipolando con geni artificiali batteri E. coli e lieviti, perché sono rapidi e facili da usare), sono il vettore per fabbricare ormoni transgenici (ormoni di crescita bovina) perché le mucche producano assurde quantità di latte che le fanno e ci fanno ammalare. Nella maggior parte dei casi, per provare se la transgenìa è riuscita, si utilizzano antibiotici, per cui oltre al trasferimento orizzontale di materiale genetico tra batteri differenti (che di per sé promuovono i transgenici), aumentano anche la resistenza agli antibiotici.

 

Dato che gli E.coli sono presenti dappertutto ma aumentano in determinate condizioni (stoccaggio, trasporti, temperatura, ecc.), nelle grandi installazioni si combatte il loro aumento con battericidi, cosa che induce ancor più mutazioni e resistenza.

La presenza di batteri e virus, normali o per mancanza di igiene o per altre condizioni, può succedere tanto nelle piccole produzioni locali come nelle grandi. Ma in quelle piccole e decentralizzate, che sia l’allevamento animale o le coltivazioni, l’interscambio e la lavorazione di alimenti – i mercati locali – rimangono focalizzate o diluite in molte altre fonti di diversità animale o vegetale.

 

E’ proprio il carattere massivo e uniforme delle coltivazioni e dell’allevamento che li rende più vulnerabili, mentre gli attacchi continui con sostanze chimiche che creano sempre più resistenza, associato a lunghi trasporti e contenitori differenti che i supermercati esigono, quello che converge a creare ceppi più pericolosi. Nella spirale distruttiva, per controllare tutta questa pletora di malattie che creano – quelle che si vengono a sapere e le molte su cui non si fanno statistiche –già si aggiungono più sostanze chimiche come conservanti, si applicano irradiazioni agli alimenti e agli involucri con nanotecnologie perché i cibi sembrino freschi, anche se sono nocivi.

 

Come per l’influenza porcina, non è vero che le autorità non sappiano da dove è arrivato il nuovo ceppo. Anz,i potremmo già dire loro da dove verranno molti dei prossimi batteri e virus patogeni.

 

La vera origine del disastro è che il sistema agroalimentare sia stato sequestrato dalle multinazionali e che perché esse guadagnino di più il nostro cibo sia transgenico, ci renda obesi, contenga meno sostanze nutritive e sia pieno di veleni, siano essi chimici o nanotecnologici. Il sequestro dei mercati è stato così brutale che, invece di segnalare quei cibi che contengono tossici, si etichettano – con un alto costo per il produttore e per il consumatore – i prodotto organici, quelli che non contengono tossici. E in più dicono che sono questi sono l’origine dei ceppi patogeni.

 

Di conseguenza, il controllo dell’innocuità alimentare si è trasformato in una macchina commerciale che, lungi dal promuovere la salute pubblica e prevenire infermità, è un sistema selettivo di privilegi per le grandi imprese, per spostare e impedire la produzione e il consumo di prodotti contadini, di piccoli produttori e di molti paesi del Sud (raccomando di leggere il rapporto di Grain “Food Safety for Whom: Corporate Wealth vs. People’s Health”, www.grain.org).

 

Ciò nonostante, il 70% del pianeta si alimenta ancora della produzione contadina, comunitaria, familiare.

Per la salute di tutti e del pianeta, questo è ciò che dobbiamo riscattare e appoggiare, contro la voracità delle multinazionali.

 

(*) Ricercatrice del Grupo ETC, Messico.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0

News