RIFLESSIONI SULLA STRAGE DI NIZZA

Nota del traduttore: Corsi e ricorsi della storia: qualcuno ricorda il clima sociale e le lotte operaie in Italia alla vigilia della strage di Piazza Fontana a Milano?

Qual’è la strana relazione tra i drammatici fatti di Nizza e la riforma del lavoro di Hollande?

           di Màximo Relti (*)

Alcuni precedenti

Storicamente la si conosce come “Kristallnacht”. La traduzione è “Notte dei cristalli”. Con questo nome si identificano i fatti accaduti in Germania tra il 9 e il 10 novembre 1938. Durante quella notte, i nazisti iniziarono tutta una catena di attacchi violenti combinati contro i beni e le persone di altri tedeschi di etnia ebrea.

Quel “pogrom” fu presentato dalla stampa di allora come una reazione spontanea della popolazione tedesca contro gli ebrei per l’assassinio, due giorni prima, del segretario dell’ambasciata tedesca a Parigi, Ernst von Rath, per mano di un giovane tedesco di origine ebrea.

Ma oggi è ampiamente provato che quegli atti di “ripudio” antisemiti furono organizzati in precedenza dal ministro della propaganda del Reich, Joseph Goebbels, e ordinati personalmente dallo stesso Adolf Hitler.

Settantasei anni dopo quella tragica notte, nel marzo del 2004, fra i treni pendolari che portano alla città di Madrid ebbe luogo un barbaro attentato che costo la vita a 193 passeggeri che viaggiavano su di essi. Il ministro dell’Interno di allora, Angel Acebes, affermò che l’organizzazione responsabile di quel massacro era il gruppo armato basco ETA. Il governo ultra-conservatore di José Maria Aznar, a sua volta, diede rapide istruzioni al suo corpo diplomatico perchè l’informazione fornita ai mezzi di comunicazione stranieri fosse una sola: “l’organizzazioneresponsabile dell’attentato è ETA”. Con questa premeditata attribuzione dell’attentato, il Partido Popular (PP) voleva orientare i risultati delle elezioni che avrebbero avuto luogo tre giorni dopo.

 

Tanto nell’una che nell’altra circostanza, la ricerca e l’etichettatura di ipotetici “colpevoli” aveva un solo proposito: far sì che la rabbia della popolazione coincidesse politicamente con gli interessi governativi del momento.

 

I due riferimenti di cui sopra non sono fatti storici isolati. Fatti simili si sono ripetuti in infinite occasioni. Sia adesso che durante il nostro passato più immediato. Questa contorta forma di procedere è usuale tra i gruppi che detengono il potere. La sua finalità è strumentalizzare a proprio favore l’opinione pubblica.

Si potrebbe anche dire che si tratta di uno strumento abitale nella pratica del governare, sia nelle società di ieri che in quelle di  oggi.

 

Una catena di contradizioni e menzogne

Speculare su questo tipo di fatti è sempre stata un’attività carica di rischi. Primo, perchè non si hanno i dati sufficienti per poter incastrare i pezzi dei rompicapi che li accompagnano. In secondo luogo perchè, trattandosi di un tentativo di manipolare i sentimenti collettivi da parte degli apparati di potere e dei loro grupppi mediatici, coloro che osano emettere un giudizio diverso dal discoso ufficiale corrono il pericolo di essere squalificati in modo fulmineo, senza mai contare sulla minima possibilità di replica sui media di maggiore audience.

 

Fin dalle prime ore della notte in cui ha avuto luogo il brutale investimento di centinaia di cittadini che commemoravano a Nizza la data dell’assalto alla Bastiglia, è stato chiaro che nel racconto ufficiale trasmesso, sia dai mezzi di comunicazione francesi che da quelli internazionali, c’erano dei dati che non tornavano, che risultavano contradditori e che non rispondevano ai canoni di un attentato yihaidista classico.

Generalmente la raccolta delle testimonianze sul campo non coincide con le vensioni elaborate nelle sale delle redazioni dei grandi media, o nei discreti laboratori dei servizi di spionaggio. E questo caso non è stato un’eccezione.

L’informazione data dagli organismi ufficiali affermava che si trattava, senza alcun dubbio, di un altro atto della “guerra aperta che l’Islam ha cominciato contro l’Occidente”.

Per corroborarlo, essi accompagnavano questa attribuzione di responsabilità con dati che poi sono risultati essere incerti:

-          Che il camion era carico di armi;

-          Che avevano preso degli ostaggi in un importante hotel di Nizza;

-          Che il guidatore del camiom e chi lo acompagnava sparavano dal veicolo contro i passanti, testimonianza smentita da uno spagnolo che era personalmente presente quando il camion e il suo unico guidatore sono stati crivellati;

-          Che da differenti punti della città di mare si stavano udendo raffiche di mitra, il che aveva provocato una disordinata fuga che aveva messo doppiamente in pericolo la vita della gente, ecc. ecc.

Ma nel corso dei giorni seguenti, anche se il contenuto del messaggio per la cittadinanza continuava ad essere che si trattava di un attentato yihaidista, i dati che cominciavano a filtrare con il contagocce non permettevano già più di accettare l’ipotesi, non abbandonata fino al momento in cui scriviamo questo articolo, che l’attentato fosse il risultato di una cospirazione organizzata del Daesh.

 

Quello che oggi sappiamo con sicurezza è che:

1) In base alle testimonianze dei suoi familiari e vicini, il guidatore del camion non rispondeva all’archetipo del musulmano. Non era di religione musulmana, si ubriacava spesso, mangiava carne di maiale ed era di frequente sotto gli effetti delle droghe che prendeva.

2) Come ha affermato suo cugino, Mohamed Boulahouaieij, Bouhlel non andava mai alla moschea. Mai è stat visto pregare e mai ha digiunato durante il Ramadan.

3) Dalle testimonianze dei suoi parenti più vicini, tra cui il suo stesso padre, Bouhlel era uno squilibrato mentale che era stato in cura. Violento con coloro che lo attorniavano e aggressivo con sua moglie, aveva finito per spingerla a divorziare.

4) Allo stesso modo Bouhlel aveva un pessimo comportameno lavorativo. Aveva perduto il lavoro perchè si era addormentato mentre guidava, provocando una grave collisione con quattro auto parcheggiate. Per questo aveva perso il lavoro.

5)  Bouhlel era conosciuto dalla polizia di Nizza. Figurava nelle loro schedature, ma non era inserito nella lista dei potenziali terroristi o legato ideologicamente ai religiosi ultraconservatori del Daesh.

 

Senza che oggi si possa ancora fare ipotesi a causa dell’assenza di dati verosimili, l’unica cosa che si può affermare con sicurezza è che il presidente Hollande ha prorogato lo Stato di Eccezione in Francia per altri tre mesi.

Questo non è un fatto che si possa considerare “casuale”, nè manca di importanza nel quadro della situazione sociale che la Francia attraversa.

I sindacati e le organizzazioni sociali francesi hanno annunciato che tra un mese e mezzo ricominceranno la loro dura lotta con la Riforma del lavoro che i padroni francesi vogliono imporre ai salariati. Si tratta di un violentissimo scontro sociale in cui entrambe le classi sociali, la borghesia e la classe lavoratrice, si stanno giocando il futuro.

 

Per chiarire le chiavi di quello che è successo dietro i drammatici eventi di Nizza, forse è necessario ricordare che, per mesi, l’Esecutivo socialdemocratico francese ha utilizzato le leggi di eccezione come strumenti legali per paralizzare le mobilitazioni di massa e gli scontri sociali generati da un’intensa lotta sociale.

 

Qualsiasi cosa si nasconda dietro l’evidente manipolazione informativa dei fatti di Nizza, l’azione individuale di uno squilibrato è venuta a coincidere, millimetricamente, con gli interessi del grande padronato francese e dei suoi capi nell’Esecutivo di questo paese.

 

(*) Quotidiano digitale  spagnolo; da:canarias-semanal.org; 19.7.2016

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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