1° MAGGIO 2016

1° maggio 

 

Fra storia e attualità

 

Michele Michelino

 

Da sempre la crisi economica è utilizzata dai padroni per aumentare la concorrenza fra proletari, peggiorare le condizioni di vita della classe operaia, tagliare i salari, allungare la giornata lavorativa. Per i padroni usare sgherri armati contro chi minaccia la pacifica accumulazione del capitale quando non si riesce con altri mezzi, è normale. Dividere gli operai occupati dai disoccupati, mettere i disoccupati contro gli immigrati o, in alcuni casi, usarli come crumiri contro gli scioperi per mantenere bassi i salari, fa parte della politica antioperaia.

 

La lotta per la riduzione della giornata lavorativa iniziata dagli operai americani, e sostenuta dal movimento operaio internazionale, in particolare dall’Associazione Internazionale dei Lavoratori nata nel 1866 e guidata da Karl Marx, ha sempre avuto una visione internazionale della lotta di classe.

 

Intorno al 1870 - con la nascita del Knights of Labor, i Cavalieri del Lavoro, la prima organizzazione di massa degli operai americani - il motto del movimento operaio diventa: “l’offesa verso uno riguarda tutti” e gli operai cominciano a riconoscersi come classe internazionale con gli stessi interessi, mettendo alla base della loro azione il principio della solidarietà di tutti i lavoratori senza tener conto della razza della nazionalità o della qualifica. Questi operai cominciano la lotta per le otto ore di lavoro nel momento in cui la crisi economica del 1873 vede i padroni all’offensiva contro ogni rivendicazione operaia e qualsiasi tipo di organizzazione sindacale indipendente, reprimendo ogni sciopero, pestando, manganellando e arrestando ogni scioperante, licenziando ogni iscritto al sindacato conflittuale.

 

La solidarietà e l’unità di classe sono sempre state l’arma che ha permesso ai proletari di resistere e in alcune occasioni di vincere. Lo storico obiettivo della riduzione dell’orario di lavoro, la parola d’ordine scritta su tutti i loro striscioni “8 ore per lavorare, 8 ore per dormire, 8 ore per educarsi”, ha segnato l’inizio dell’emancipazione

 

Oggi l’Europa capitalista e imperialista, dopo aver depredato interi continenti aggredendo paesi sovrani e seminando morte e terrore con le bombe e guerre, subisce gli “effetti collaterali” della sua azione. Le guerre hanno costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla violenza e dalla miseria frutto della politica imperialista, trasformandoli in immigrati e la guerra e la paura è entrata nei suoi confini.

 

Per far fronte a questa marea umana che scappa da violenza, fame e miseria, che lei stessa ha creato, l'Europa chiude le frontiere e lancia l’allarme contro gli immigrati e gli stranieri usando qualunque menzogna.

 

Dopo aver fatto affari con i peggiori regimi del mondo, impadronendosi delle loro risorse e vendendo armi a tutti, “amici e nemici”, oggi l’imperialismo responsabile dei più grossi crimini contro l’umanità, delle stragi di stato, usa le azioni terroristiche in Europa, frutto delle sue politiche di rapina, per creare paura, confusione e disorientamento fra gli sfruttati alimentando la guerra fra poveri. Non è una novità che i servizi segreti dell’imperialismo siano implicati nelle principali stragi e che si servano di queste per calpestare i diritti dei lavoratori e dare svolte autoritarie agli stati.

 

L'imperialismo Europeo chiama i lavoratori europei a unirsi ai loro padroni, “contro gli immigrati che invadono il nostro paese” accusandoli di ogni nefandezza. Le campagne di stampa contro la violenza e il terrorismo islamico sono la foglia di fico dietro cui nascondere la loro violenza e i loro massacri in Africa, Asia e America Latina.

 

Che dietro IS ci siano diversi Stati, e ci siano ancora gli USA e l’Europa, è ormai risaputo.

 

Oggi la lotta contro il terrorismo islamico a parole è diventata la bandiera che unisce tutti.

 

In ogni guerra il terrorismo è praticato su larga scala. Gli eserciti degli Stati nazionali sotto la bandiera della NATO o dell'ONU applicano il terrorismo di stato che è legale, chiamandolo “difesa della democrazia” o della “patria”, bombardando e uccidendo in nome del progresso intere popolazioni inermi per incutere terrore e far pressione sui nemici che si oppongono alla penetrazione imperialista e alla rapina delle loro risorse.

 

In guerra ognuno combatte con le armi di cui dispone. L'imperialismo usa la violenza “legale” dell'esercito, gli aerei e le cannoniere e altri armi sofisticate. Chi resiste e si ribella, i più deboli nella guerra usano il terrorismo considerato “illegale” dall'imperialismo..

 

Noi crediamo, come Karl Marx, che tutte le regioni non siano altro che oppio per i popoli, e che l’unica guerra giusta sia quella degli sfruttati contro gli sfruttatori. Per noi il nemico non è lo straniero, ma quello che ci sfrutta entrambi. Noi crediamo che IL NEMICO CHE ABBIAMO IN CASA NOSTRA SONO I NOSTRI GOVERNI E I PADRONI.

 

Dalla rivista “nuova unità”

 

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