DEBITO ESTERO

Debito estero: un meccanismo di estorsione impagabile, diceva Fidel (30 anni fa).

di Leonardo Buitrago

Nel 1980 il volume del debito estero dei paesi dell’America Latina e dei caraibi era di 257 mila 400 milioni di dollari e nel 2012 si era moltiplicato per cinque fino ad arrivare a 1 bilione e 191 mila milioni di dollari, secondo gli studi della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL).

 

Nel 1958 il comandante della rivoluzione cubana Fidel castro avvertì che, a meno che i governi agissero insieme e affrontassero il problema nelle sue cause di fondo, il debito estero che le nazioni latinoamericane avevano contratto con istituzioni finanziarie nordamericane si sarebbe trasformato in un’ipoteca eterna, impagabile e inesigibile.

 

“Noi diciamo: è impagabile. Ma impagabile per ragioni matematiche, economiche, non implica un giudizio morale del problema, o legale o politico del problema. Ma noi diciamo anche: è un impossibile politico. I governi non sono in condizioni, in alcun paese dell’America Latina, di applicare queste misure(di alto costo sociale) del Fondo Monetario Internazionale, in alcun paese; né possono farlo a ferro e fuoco” disse (Fidel) durante il suo discorso nell’incontro sul debito estero dell’America Latina e dei caraibi, che ebbe luogo il 5 agosto 1985 all’Avana.

 Nella sua allocuzione, il leader rivoluzionario pose la necessità di studiare la struttura e il funzionamento del capitalismo a livello mondiale e il suo impatto sulle economie dei paesi della regione, visto che l’interscambio commerciale disuguale, le restrizioni la fuga dei capitali, la stagnazione economica e la profonda dipendenza rendevano impossibile il pagamento del debito. “Il problema è che i fatti dimostrano che non è facile pagarlo, visto che ci vuole il mercato, e dove stanno i mercati? Il Fondo Monetario dice: ‘Tutti a esportare’, ma cosa andiamo a esportare? Ah! Più caffè, più cacao, più zucchero, più carne? No, visto che ogni volta ce li pagano di meno. E esportare dove, se il protezionismo si moltiplica tutti i giorni con misure doganali e non doganali..” disse egli riferendosi alle politiche protezioniste delle potenze imperialiste sulle loro economie.

 

Il comandante cubano definì il debito estero come un cancro “che si moltiplica, che liquida l’organismo, che distrugge l’organismo; e che richiede un’operazione chirurgica”.

“L’imperialismo ha creato questa malattia, l’imperialismo ha creato questo cancro che deve essere estirpato chirurgicamente, totalmente. Non vedo altra soluzione” disse nel suo discorso.

 

Unità dei popoli per affrontare l’aggressione

Per Castro la soluzione a questo male non sarebbe solo quella dell’abolizione o dell’annullamento del debito ma richiederebbe l’unione dei popoli in via di sviluppo per poter far fronte all’imperialismo e ai suoi interessi di dominazione e di sfruttamento.

Torneremo ad esser uguali perché i fattori che determinarono questa situazione sono qui presenti. E noi progettiamo queste due cose molto legate tra sé: l’abolizione del debito e lo stabilire un Nuovo ordine Economico Internazionale”, disse allora.

E’ molto importante che siamo coscienti del fatto che questa non è una lotta solo dell’America Latina, deve essere una lotta di tutto il Terzo Mondo, perché è quanto ci dà forza. Hanno gli stessi problemi e alcuni ne hanno di peggiori dei nostri, solo che chi può guidare questa lotta è l’America Latina, che è quella che ha più sviluppo sociale e più sviluppo politico; una struttura sociale migliore, milioni di intellettuali, di tecnici, decine di milioni di operai e di contadini, un livello di preparazione politica, e parla la stessa lingua”, disse in quell’intervento.

 

30 anni dopo queste parole l’America latina e i Caraibi hanno sommato i loro sforzi per promuovere l’unione tra i loro popoli e dispongono di meccanismi di integrazione e cooperazione, come l’Unione delle nazioni Sudamericane (UNASUR), la Comunità degli Stati Latinoamericani (CELAC), l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della nostra America-Trattato di Commercio dei Popoli (Alba-TCP) e l’alleanza energetica di PetroCaribe, che permettono di potenziare lo sviluppo sociale, politico, economico e culturale della regione.

 

Questa cooperazione contrasta con la situazione che attraverso il continente europeo, in cui le nazioni che formano la Zona Euro hanno imposto alla Grecia una serie di riforme del lavoro e delle pensioni e anche la creazione di un fondo per le privatizzazioni che raggiunge i 50 mila milioni di euro come condizione per concedere un nuovo salvataggio della sua economia per un ammontare superiore agli 82 mila milioni di euro.

La nazione greca deve ai suoi creditori circa 242.000 milioni di euro, cifra che comprende i prestiti dei sue salvataggi precedenti che i paesi dell’eurozona, il FMI e le banche europee gli avevano concesso.

 

In quella analisi di Fidel del 1985 si spiegava ciò che successe – per fare un esempio – quattro anni dopo in Venezuela, quando nel febbraio 1989 i venezuelani scesero nelle strade a protestare contro le misure del FMI che furono imposte “a ferro e fuoco”, il denaro per “il salvataggio” non arrivò al popolo venezuelano ma aprì la strada ad una rivoluzione che ora è un riferimento per i greci.

Il debito continua ad essere impagabile.

 

da: contrainjerencia.com; 19.7.2015

(traduzione di Daniela Trollio, Centro di Iniziativa Proletaria “G: Tagarelli” Sesto San Giovanni (Mi), via Magenta 88

 

 

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