NATO-USA

 

NATO 1, 2, 3 y 4; Gorbachov, Putin, Irán e qualcosa di più

 

di Nazanin Armanian (*)

 

Proprio mentre Russia e Ucraina negoziavano a Minks, la NATO ha annunciato la formazione della Forza di Risposta Rapida nell’est d’Europa. Giorni prima Obama, il presidente gattopardo degli Stati Uniti, invece di utilizzare Skype per dirigersi ai leaders dei paesi baltici – soci della NATO – riuniti in Estonia, ha deciso di “mettere i piedi per terra” per annunciare senza vergogna il nuovo tradimento di Stati Uniti e Germania degli accordi con l’Unione Sovietica, ampliando le frontiere della NATO fino alle porte della Russia. Fu nel 1990 che Gorbaciov, questo nefasto alunno di Marx e Lenin che non aveva capito le loro lezioni elementari – soprattutto quella che “l’imperialismo è inerente al capitalismo”, accettò tranquillamente la prommessa di Jamer Baker e Helmut Kohl che la NATO non si sarebbe espansa verso Est, invece di chiedere loro: “Ma sentite, non sciogliete l’Alleanza Atlantica ora che io ho liquidato il patto di Varsavia?”.

 

Un anno dopo, Washingon cominciò a devastare nazioni intere dichiarando Il Nuovo Ordine Internazionale dalle rovine dell’Iraq alla “guerra umanitaria” contro Yugoslavia, Afganista, Libia Sudan o Siria tra gli altri, trasformando ufficialmente milioni di esseri umani in “danni collaterali” degli interessi di un consorzio economico-militare chiamato NATO.

 

Che ora gli USA pretendano di modernizzare la bomba nucleare B61-12 e aggiungerla alle aeronavi dei paesi della NATO – altra violazione degli Accordi di Non Proliferazione delle Armi Nucleari con la Russia – non deve sorprenderci. 

 

La NATO torna a ingannare il mondo

 

Il problema centrale del recente vertice è stato coordinare una grande offensiva contro la Russia. Il pretesto della nuova avventura bellica è “salvare i vicini della Russia dall’Adolf Hitler slavo”, soprannome messo al presidente Vladimir Putin da Hilary Clinton, lo stesso usato da George W.Bush per Saddam Hussein per cercare l’appoggio dell’opinione pubblica alla sua invasione dell’Iraq, trasformando così il paese nel paradiso che vediamo oggi.

 

Forse ricordate le parole di Fogh Rasmussen, il volto delle guerre della NATO (insieme a Javier Solana) che nel 2003 disse: “L’Iraq ha armi di distruzione di massa. Questo non è qualcosa che semplicemente crediamo, lo sappiamo ..”. Le immagini annebbiate di convogli russi che invadono l’Ucraina ricordano anch’esse la bottiglietta di calce che Colin Powell mostrava alle Nazioni Unite, assicurando che si trattava dell’antrace inviato da Saddam Hussein. Rasmussen si è dimenticato di raccontare che nel mese di giugno organizzarono l’Operazione Tridente Rapido da Lviv, Ucraina, cosa che mise in stato di allerta Mosca. 

 

La Dottrina Militare rivista della NATO

 

L’isteria del Pentagono nasconde altri obiettivi: 

 

1. Giustificare l’aumento del bilancio della NATO. Nelle le parole di Kolinda Grabar, segretaria della diplomazia dell’Alleanza Atlantica, “molta genete non era a favore dell’aumento dei bilanci della difesa. Ma c’è una crescente comprensione della necessità di abbordare i nuovi compiti  che ci si presentano”. Grabar propone ai soci l’esborso del 2% del loro PIL nelle spese militari, mentre non provano vergogna a condannare 72 milioni dei loro cittadini a vivere sotto la soglia di povertà. I falchi come Hans Pung, presidente di Rand Europa (istituto di ricerca e analisi ‘non profit’!!, n.d.t.), chiedono di più per aumentare le capacità dell’Alleanza di lottare contro il coltello da cucina che utilizzano i boia dello Stato Islamico e le pietre che tirano gli “amici talebani” alle donne e agli uomini sovversivi afgani. Denaro che andrà in bombe e missili, alla propaganda diretta ad una audience adulta che prova paura degli uomini del sacco (Bin Laden, Saddam, Ahmadineyad, Putin) e anche a schiacciare le proteste cittadine per la giustizia e la libertà: la militarizzazione della polizia negli scontri di Ferguson, USA, fa parte della cosiddetta Iniziativa di Sicurezza delle Aree Urbane (complemento del Patriot Act) destinata a reprimere la dissidenza sociale e che, come tutto quanto è americano, verrà importato per gli europei.

 

Il bilancio della NATO nel 2013 era di un bilione di dollari (e dicono che è poco, quando la Spagna, ad esempio, spendeva 45,18 milioni di euro al giorno in spese militari ufficiali) e quello della Russia è di 91.000 milioni. 

 

2. Creare  una potente NATO2 in Europa dell’Est. Dispiegare la Forza di Risposta Rapida, che comprenderà batterie di missili intercettatori, installazioni per navi da guerra, aerodromi, campi di addestramento e installazioni radar e di ciberguerra alla ricerca quanto segue:

 

  1. più controllo sui paesi dell’Europa Orientale. Finito con il potere di Gheddafi in Libia e di Assad in Siria – gli unici due paesi del Levante mediterraneoche non erano suoi alleati – la NATO continua ad espandersi;

  2. convincere gli europei che la dottrina Obama per contenere la Cina nell’Asia-Pacifico non significa abbandonarli. Israele e Arabia Saudita tentano anch’esse di mantenere le truppe USA nella regione, presentando la Palestina, l’Iran e gli yihaidisti come nemici della sicurezza dell’Occidente;

  3. rovesciare il presidente Putin sostenendo l’opposizione interna che potrebbe accusarlo della perdita dell’Ucraina, delle sanzioni e dell’accerchiamento militare del paese. Il Pentagono non perdona a Putin di aver osato sabotare il suo piano per attaccare la Siria l’anno scorso per il presunto uso di gas chimico da parte di Al Assad. A Putin non perdona nemmeno di aver annesso la Crimea al suo territorio. La stampa anti-Putin degli Stati Uniti crede che, nonostante l’attuale appoggio che egli ha da parte dei suoi cittadini, il presidente russo possa essere vittima di una lotta per il potere in seno alla borghesia regnante e possa essere destituito dall’élite politica e dalla siloviki – le forze di sicurezza – come successe a Nikita Krushov nel 1964 dopo la crisi dei missili a Cuba e le conseguenze del fallimento della sua politica di trasformazione dei deserti dell’Asia centrale in terreni agricoli. La maggioranza dei russi non appoggia una guerra per i cittadini di Donetsk e Slaviansk. Ma, se cade Putin, chi lo sostituisse potrebbe non piacere agli USA: chi uscirebbe rafforzato da una eventuale destituzione di Putin sarebbe la sinistra russa, seconda forza del paese. A Novosibirsk, una citta di 1,4 milioni di persone, il candidato di Putin ha perso contro un comunista nelle elezioni per il comune. La NATO vuol forse far abortire questa tendenza? Vladimir Putin, che ha tentato di frenare l’imperialismo così distruttivo degli Stati Uniti, non deve sottovalutare queste operazioni, né il fatto che gli montino una “rivoluzione arancione”;

  4. smantellare la Federazione Russa (e con questo colpire i BRICS – Brasile, Russia, India, Cina,Sudafrica – e tutto quello che rappresentano), perchè tra altri motivi gli Stati Uniti non accetterebbero che una Russia forte in Europa diminuisse la loro autorità.  Di più, sognano di riportare la Russia nella sfera dell’Occidente (con un altro Yeltsin), condannarla alla bancarotta economica obbligandola ad una corsa agli armamenti senza fine che eroderà la sua capacità difensiva, perchè così la NATO – il cui arsenale di missili intercontinentali è puntato sulla Russia – abbia la possibilità di lanciare un attacco diretto. Come? Se i soci dell’Europa dell’Est si unissero ad una Ucraina in guerra con la Russia, questo significherebbe un confronto diretto tra Alleanza e Russia;

  5. mettere in riga gli alleati europei, a volte ribelli come la Germania, senza cessare di far pressione sulla Finlandia – che ha una lunga frontiera con la Russia – perchè entri nell’Organizzazione;

  6. trasformare, con urgenza, l’Ucraina in socio della NATO e, en passant, appropriarsi della sua industria militare – il gioiello della corona – che fa succosi affari con nemici come la Cina.

    3. Rafforzare la NATO 3, alias il Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico (CCG), che dal 1981 sostituisce l’Organizzazione del Trattato del Centro (CENTO), dissolta nel 1990 dopo la caduta dello Scià. Il CCG alberga nei suoi territori varie basi militari, migliaia di soldati della NATO e anche le Forze di Reazione Rapida (dal 2012), per incalzare l’Iran. La repentina apparizione degli yihaidisti finanziati dall’Arabia Saudita e dal Qatar rende più facile al Pentagono armare ancor più i paesi del CCG con l’obiettivo finale di portare l’Iran nella loro orbita, con le buone o con le cattive.

    4. Creare una NATO 4 in Asia-Pacifico e Asia Centrale e accerchiare la Cina. Questo tentativo per il momento viene frustrato. Le differenze tra i paesi anti-Cina (Giappone e Corea del Sud, ad es.) e i loro forti legamo economici con Pechino, così come la diffidenza verso gli USA, sono stati parte di questo fallimento. In Asia centrale i paesi “STAN” (dalla desinenza del loro nome, paesi in genere con poca terra arabile, n.d.t.) delusi dagli USA – che volevano solo impiantare basi militari  nei loro territori – tornano a guardare alla Russia e alla Cina e ricevono importanti vantaggi economici: ad eccezione del Turkmenistan, sono entrati nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) e nell’Organizzazione di Cooperazione di Shangai (OCS, un patto economico, sociale, militare e di sicurezza guidato da Mosca e Pechino) e hanno visto due mesi dopo il loro primo incontro gli Stati Uniti invadere l’Afganistan col pretesto dell’11 settembre. Hanno visto come, nonostante le promesse di Obama, la NATO non se ne andrà dalla strategico Afganistan. 

    Mi porto via l’Iran”...

    ... in cambio dell’abbandono dell’Ucraina, direbbe il Cremlino, che  annuncia la revisione della sua dottrina militare e che ci saranno reazioni. Alcuni giorni prima del vertice della NATO Mosca fa scoppiare la bomba: accetta finalmente la richiesta dell’Iran di trasformarsi (con Pakistan, India e Mongolia) in membro permanente della OCS, prestandogli protezione militare contro le minacce di Israele- USA- Arabia Saudita. Questa farà parte della dottrina Monroe  russa. Teheran che, intelligentemente, non ha mai appoggiato i ceceni, o gli azerbaigiani sciiti nelle loro guerre contro il grande vicino, è per Mosca, oltre che un grande mercato di armi e di tecnologia, una barriera di contenzione contro l’Occidente nel Caucaso. 

    Tra altre opzioni di fronte alla crisi dell’Ucraina, l’appoggio russo ai nuovi bombardamenti di Iraq e Siria ha ottenuto, per il momento, di spezzare l’unione dell’Alleanza Atlantica: la Turchia non coopererà nel distruggere lo Stato Islamico (ISIL), in cui ha tanto investito! 

    L’Europa divisa si unisce davanti ad un nemico inesistente, si spara nei piedi, facendo il fattorino di un presidente degli Stati Uniti che pretende di scaldare la sua casa di legno utilizzando porte e travi dell’edificio come legna.

    Il problema è che, in questa autoimmolazione, incendierà mezzo mondo. 

     

    (*) Giornalista iraniano-spagnola; da:publico.es; 8.9.2014 

     

    (traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G:Tagarelli”

    Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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