CAPITALE FINANZIARIO

 

La monarchia del capitale finanziario

 

di Alejandro Nadal (*)

 

I reucci vanno e vengono. Alcuni durano più di altri. Sono tutti un orpello anacronistico, ma alcuni hanno meno fortuna e finiscono per abdicare in condizioni più o meno obbrobriose.

 

Ma .. il capitale finanziario? Potrebbe abdicare? Chi sarebbe l’erede? 

 

Nell’economia mondiale si sta svolgendo uno degli esperimenti più importanti. Questo esperimento consiste nel sapere se il capitale finanziario possa sopravvivere a se stesso. C’è molto in gioco. Il risultato finale dell’esperimento potrebbe essere una economia mondiale in stagnazione per decenni o una riedizione dei peggiori giorni della crisi, con la minaccia del collasso del sistema finanziario mondiale.

 

Vale la pena di esaminare i precedenti dell’esperimento.

 

Primo: la logica del capitale finanziario ha imposto le sue condizioni agli investimenti nei settori reali (non finanziari) dell’economia, regolando termini e determinando quali settori dovevano essere abbandonati ( o castigati) e quali promossi. Il delirio del capitale finanziario ha contaminato tutta l’attività economica e per questo abbiamo una supercapacità investita in tutte le industrie importanti del mondo, mentre settori strategici di attività sono abbandonati (l’agricoltura sostenibile, ad es.).

 

Secondo: l’economia mondiale è stata dominata dal capitale finanziaio da almeno un quarto di secolo. Le priorità della politica economica in tutti i paesi del mondo sono dettate dalle preferenze del capitale finanziario. Tutto è subordinato agli obiettivi dettati dal capitale finanziario. 

 

Ma l’egemonia del capitale finanziario è stata il cuore della crisi del 2008 e ha portato il contagio fino alle estreme conseguenze. Così, è importante sapere in che stato si trova il capitale finanziario attualmente.

 

La verità è che una parte di esso sta godendo di profitti straordinari, mentre un’altra parte è in difficoltà.

 

Il capitale più direttamente vincolato alla sfera della speculazione pura attraversa un buon momento. La borsa valori negli Stati Uniti, ad esempio, va molto bene; l’iindice Standard  & Poor è aumentato del 20% nell’ultimo anno e ha già superato il livello storico raggiunto nel 2007. Mentre l’economia reale USA continua invece ad essere stagnante, la nuova bolla speculativa acquisisce dimensioni spropositate.

 

In tutto il mondo le principali piazze finanziarie godono degli stessi risultati. In Inghilterra, per fare un altro esempio, l’indice FTSE ha già superato il record storico che ebbe nel 1999. 

 

I mercati dei valori, dei titoli e dei loro derivati continuano la loro corsa ascendente che non ha relazione con quanto succede nell’economia reale. Il sistema regolatore continua ad essere altrettanto inefficiente e debole di prima della crisi. La maggior parte degli speculatori sa molto bene che la nuova bolla può scoppiare in qualsiasi momento, ma non domani. Se la speculazione è il detonatore, l’iniezione di liquidità che la riserva federale fornisce è il combustibile della nuova sregolatezza. Per questo, quando la FED ha annunciato i suoi piani per ridurre la flessibilità monetario, il mercato finanziario ha avuto paura.

 

Non vi è nulla nell’economia reale che giustifichi l’aumento esagerato degli indici dei prezzi e delle quotazioni sulle principali borse valori del mondo. Siamo in presenza di un monumentale casinò.

 

 Invece le banche continuano ad avere una cattiva salute perchè il loro ruolo nell’economia è differente.

 

In un contesto deflazionario (che non è ancora superato) le banche non hanno incentivi a fare prestiti. Cadono anche gli investimenti e questo contribuisce ad erodere ancor più i profitti delle banche. Naturalmente alcune riforme del sistema regolatore hanno costretto le banche ad abbandonare attività (di maggior rischio) che erano state molto lucrose e i loro bilanci sono stati seriamente danneggiati dall’obbligo di aumentare i loro indici di capitalizzazione e di ridurre la leva finanziaria. Tutto questo cospira contro il recupero dell’economia reale perchè le banche continueranno a opporsi ad aumentare il credito. Quel che è certo è che ora la redditività netta delle banche in Europa, ad esempio, rimane molto al di sotto delle medie storiche. 

 

La storia economica rivela che le recessioni finanziarie hanno effetti più profondi e durevoli delle recessioni che hanno origine nell’economia reale (non finanziaria).

 

Per questo l’esperienza di questa crisi conduce a due importanti lezioni.

 

Primo: la regolamentazione delle banche non deve ssere un tema passeggero e la loro ricapitalizzazione deve venire, prima di tutto, dai loro stessi profitti. Secondo: il tema se le banche debbano essere proprietà pubblica è di grande importanza e non deve essere un tabù.

 

La lezione di questo esperimento è semplice. Non si tratta solo del fatto che il capitale finanziario abdichi dal trono. Si tratta di abolire la monarchia in cui la logica finanziaria domina il resto dell’economia. Il successore deve essere il controllo sociale sull’attività finanziaria e bancaria. 

 

(*) Economista, ricercatore e giornalista messicano ; da: lahaine.org; 5/6/2014 

 

 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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