8 MARZO 2014

 

8 MARZO: GIORNATA DI FESTA O DI LOTTA? 

 

L’8 marzo del 1908, a New York, 129 operaie della “Cotton”, durante uno sciopero, morivano bruciate vive dentro la fabbrica in lotta. Si battevano per il salario e per migliori condizioni di lavoro. Il padrone, per impedire che uscissero dalla fabbrica, sbarrava tutte le porte e nessuna di loro poté salvarsi dall’incendio scoppiato nello stabilimento.

Da allora l’8 marzo è diventata una giornata di lotta del proletariato femminile, delle donne oppresse e sfruttate del mondo.

Altro che festa!  

Oggi le donne borghesi, rappresentanti della classe degli sfruttatori, sono – nonostante siano, appunto, donne - sempre più ai posti di comando. Molte sono ai vertici delle industrie, dei governi, delle istituzioni finanziarie che reggono il mondo (valga, ad esempio, Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale, lo strumento principe oggi per strozzare non solo le classi lavoratrici, ma addirittura gli stati, come la Grecia, la Spagna, l’Italia ecc.). Nel “nuovo” governo Renzi, erede di quelli passati e con lo stesso programma di tagli dei diritti, dei salari, delle pensioni, in una parola, del futuro, metà dei ministri che porteranno avanti questo ennesimo piano di lacrime e sangue per i proletari sono donne.

Certo, queste donne sono anche loro contro la mercificazione del corpo femminile, per la dignità, per il rispetto contro il maschilismo dominante: ma solo per quelle della loro classe, non certo per le operaie e le lavoratrici, costrette a lavorare e vivere in condizioni sempre peggiori, oltre ad andare in pensione più tardi e a doversi far carico di tutte quelle funzioni sociali che sono state via via tagliate (i bambini, perché gli asili sono pochi e costano tanto; gli anziani, perché i servizi non ci sono più), e questo sempre grazie ad una donna, l’ex ministra Elsa Fornero.

Per le operaie, le lavoratrici, le disoccupate non c’è posto nel loro mondo. 

 

Le donne operaie e proletarie, così come gli uomini appartenenti alla classe proletaria, non hanno niente da spartire con i loro padroni (maschi o femmine che siano).

Non basta lottare contro le discriminazioni, bisogna lottare contro il capitalismo responsabile della schiavitù salariata e della doppia oppressione delle donne, in particolare le proletarie.

 

Nella crisi ai padroni serve manodopera sempre più flessibile e a basso costo per accentuare la concorrenza tra gli operai e contenere i salari. La parte del proletariato più colpita, insieme ai giovani, è costituita dalle donne. 

Solo nella lotta per l’abolizione del lavoro salariato e, con esso, del capitale – in un mondo che è ora di tornare a chiamare socialismo - è possibile un reale processo di emancipazione: allora sì che potremo tornare a festeggiare! Fino ad allora possiamo solo lottare. 

 

Contro chi vuol trasformare l’8 marzo in una festa della “femminilità”, nonostante passi ogni giorno come un rullo sul corpo e sulla vita delle donne, viva l’8 marzo giornata di lotta per l’emancipazione del proletariato femminile! 

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”

 

Via Magenta 88 – 20099 Sesto S. Giovanni 

 

fax 02.26224099   mail: cip.mi@tiscali.it    sito web:  http://ciptagarelli.jimdo.com 

 

Sesto San Giovanni, marzo 2014

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