CANTRALE ATOMICA DI FUKUSHIMA

Disastri su disastri dopo l’ecatombe atomica di Fukushima

 

di Salvador Lòpez Arnal (*);

 

L’urgenza e il gelido calcolo mercantile di nuovo al posto di comando delle operazioni di controllo e smantellamento di uno dei più grandi disastri industriali della storia della Umanità. Naturalmente parlo di Fukushima. 

 

Come e perché uno dei depositi di acqua radioattiva della centrale di Fukushima ha avuto una perdita di 300 tonnellate di acqua, 300 mila litri? “Nessuno lo sa, neppure la società amministratrice” (1).

 

Quale multinazionale implicata preferisce non parlare del migliaio di depositi del complesso? TEPCO.

 

Quale corporation ha finalmente informato, lunedì 19 agosto, di aver scoperto “pozze di acqua radioattiva vicino ai depositi”? Come sopra. Chi ha precisato, pochi giorni dopo, che la quantità sfuggita era di 300 tonnellate di acqua radioattiva? Come sopra.

 

Il deposito difettoso è stato localizzato? Si. E’ stato localizzato il punto preciso dove si è prodotta la fuga, una fuga “che durava sicuramente da varie settimane e non era stata localizzata”? No.

Quanti depositi di vario tipo, di fornitori diversi, “sono montati in zone sparse attorno alla centrale”? Più di un migliaio. Quanti ve ne sono dello stesso modello dove si è prodotta la fuga? Circa 350. Quale impresa fornisce questi depositi? Tokyo Kizai Kogyo, una media impresa giapponese.

Tokyo Kizai Kogyo ha risposto alle domande su quanto è successo formulate da vari giornali e giornalisti? No. Cosa ha invocato? Le “clausole di confidenzialità con Tepco”. Chi ha fatto la richiesta dei depositi? Una società congiunta “creata da Tepco e dalla società di opere pubbliche Taisei Costruzione” (informazione fornita dal vice-presidente di Tepco, Zengo Aizawa). Qual è il costo di ogni deposito? Varie “decine di milioni di yen”,  tra i 100 mila e varie centinaia di migliaia di euro.

 

Vale la pena di insistere: come e perché in uno dei depositi di acqua altamente radioattiva della centrale di Fukushima c’è stata una perdita di 300 tonnellate di acqua? Nessuno lo sa o nessuno ammette di saperlo. Neanche la società amministratrice? Neanche la società amministratrice.

 

Come sono i depositi? Sono dei manufatti dell’altezza di 11 metri e di 12 metri di larghezza. Quanta acqua possono contenere? Circa 1.000 tonnellate (la terza parte di una piscina olimpica). Come sono costruiti? Con placche di acciaio “e sono assemblate e saldate sul posto, con giunti di gomma espansa”. Con quale criterio sono stati scelti? Secondo Tepco, perché “potevano essere consegnati e montati rapidamente”.

La causa delle fughe si può ripetere in altri depositi? Probabilmente, ha ammesso Aizawa.

Altre informazioni importanti? Il deposito dove si è prodotta la fuga “è stato installato inizialmente in un altro luogo” ed è stato spostato a causa del cedimento di una placca di cemento (come per altri due depositi che hanno dovuto essere svuotati come misura di sicurezza). Non è stata stabilita una relazione di causalità tra queste operazioni e la fuga di acqua radioattiva ma … E’ successo qualcosa di simile in passato? Ci sono state altre quattro fughe di minore entità, probabilmente dovute a problemi nelle giunzioni.

E la resistenza agli elementi radioattivi contenuti nell’acqua dei materiali utilizzati nei depositi? Un portavoce della società ha dichiarato: “questi depositi non solo erano preparati per contenere acqua limpida, ma anche acqua contaminata”. Da dove viene l’acqua contaminata? In parte si tratta di acqua di mare (quindi contiene sale). Che cosa ha assicurato Akio Hata, professore specialista in contaminazione? Che l’acciaio utilizzato si ossida facilmente: ci sono rischi di perforazione provocata dalla corrosione.

 

Che cosa ha deciso l’autorità di regolazione nucleare giapponese? Di definire “grave” l’incidente (lo ha posizionato finalmente a “livello 3”, mentre prima era 1, della scala internazionale sugli incidenti nucleari che consta di 7 livelli). La decisione è stata presa prima o dopo che TEPCO annunciasse che l’acqua sfuggita era probabilmente arrivata fin al vicino Pacifico, “già contaminato da enormi quantità di acqua radioattiva proveniente dal sottosuolo della centrale e dall’acqua piovana contaminata caduta giorni dopo l’incidente nucleare del marzo 2011”?

Bene, che avvertenza ha fatto varie volte Hiroshi Miyano, professore esperto nella progettazione di centrali nucleari? Se avvenisse un altro maremoto o un altro terremoto, ci sarebbero enormi fughe da questi depositi.

 

Quanto è aumentata la radiazione vicino ad un deposito che contiene acqua altamente radioattiva nella centrale nucleare in rovina? 18 volte: la radiazione di 1.800 millisieverts all’ora “sufficiente ad uccidere una persona esposta in 4 ore” (è stata misurata vicino al fondo di uno dei fusti di stoccaggio a metà agosto; letture del giorno 22 dello stesso mese hanno misurato una radiazione di 100 millisieverts per ora nello stesso fusto). Che valori ha stabilito la legge giapponese? Una soglia di sicurezza annuale all’esposizione ad una radiazione di 50 millisieverts per i lavoratori delle centrali nucleari per un orario normale. 50 millisieverts annuali? Sì, cinquanta, non è un mio errore.

 

C’è necessità di un aiuto straniero per aiutare gli esperti e le corporations della terza economia mondiale? Tepco inviterà esperti stranieri in smantellamenti “per consigliare come trattare l’acqua altamente radioattiva che sta filtrando dal sito”. Di fatto, non controllano la situazione.

 

I governo a segnalato di poter ricorrere ad un fondo di emergenza – di 3.600 milioni di dollari – “per aiutare a pagare per ripulire una situazione che il principale segretario di gabinetto ha descritto come deplorevole”? Così ha fatto. Il Governo ha presentato un piano di 47.000 milioni di yen (360 milioni di euro o 475 milioni di dollari) per risolvere il problema dell’acqua radioattiva.

L’ente regolatore del nucleare in Giappone ha avuto la stessa idea? Alcuni aspetti del disastro vanno al di là della capacità di Tepco di affrontarli? Si.

Di fatto l’Autorità di Regolazione dell’Energia Nucleare (la NRA del Giappone, naturalmente) non è un regolatore sottomesso. Ha sostituito la NISA, che dipendeva dal Ministero dell’Industria, Trasporti ed Energia (un ministero incaricato di promuovere l’uso dell’energia nucleare) e ora dipende dal Ministero dell’Ambiente (che non ha tra i suoi scopi il promuovere l’uso di questa energia da Faust). Pressata, molto pressata dal governo giapponese di Shinzo Abe, non si è prostrata ai suoi piedi e ha indurito le condizioni di sicurezza sismica.

 

Alla fine, il Giappone studia di sversare semplicemente in mare, nel Pacifico, più acqua radioattiva di Fukushima di quella che c’è già finita? L’Autorità di Regolazione Nucleare (NRA) sta esaminando questa possibiiltà “per risolvere il problema delle fughe contaminanti” (3). Lo ha indicato il suo presidente, Shunichi Tanaka: versare l’acqua della centrale a bassi indici radioattivi in mare è una possibilità che si ipotizza per risolvere il problema delle fughe. In una conferenza stampa presso il Club dei Corrispondenti Stranieri di Tokyo, egli ha aggiunto: “Tuttavia, voglio che sia chiaro che non tollererò che si sversi acqua nel pacifico con livelli più alti di quelli che la legge consente”. Bene, speriamo che sia così (la legge giapponese stabilisce che perché un’installazione nucleare possa versare in mare un liquido radioattivo, questo deve contenere meno di 90 bequerells di materiale contaminante per litro).

 

Quali sono le principali, attuali, priorità per contenere le fughe di acqua radioattiva nell’impianto? Che “l’operatore” trasporti l’acqua contaminata in “fusti più sicuri, e che si instauri ‘quanto prima’ il Sistema Avanzato di Lavorazione di Liquidi progettato da un’altra grande corporation giapponese: la Toshiba.

 

Altre idee geniali? Dato che si pretende di limitare la quantità di liquido impiegato per raffreddare i reattori per diminuire così il volume delle fughe, l’idea di TEPCO e delle autorità “è far evaporare o versare in mare questa acqua, invece di riciclarla e tornare ad immetterla nelle unità come prima”. Il presidente della NRA ha anche aggiunto che l’ideale sarebbe sviluppare un altro sistema addizionale per ridurre il livello di trizio.

 

Qual è allora, in questo momento, il problema principale della centrale? L’accumulazione di acqua contaminata nei sotterranei degli edifici dei reattori (che, si crede, causa sversamenti di circa 300 tonnellate giornaliere nel Pacifico), più la fuga di acqua altamente contaminata localizzata in uno dei depositi di stoccaggio.

 

Quanti reattori vuole attivare il governo giapponese nonostante quello che sta succedendo? Due (le nuove prescrizioni della NRA – notizia eccellente! – rendono impossibile riattivare varie centrali).

 

Qual è la reazione della società giapponese? Essa esprime una forte opposizione: la cittadinanza continua a manifestare tutti i venerdì davanti alla residenza del primo ministro giapponese. Di fatto quei due reattori dovranno (o meglio, dovrebbero) fermarsi in settembre per gli abituali controlli di sicurezza. Il Giappone tornerà ad essere allora un pase senza energia nucleare.

 

Qualcuno ha detto qualche volta che l’energia atomica, che l’industria atomica nel suo complesso, è sicura, poco cara, efficace, senza quasi contaminazione, senza problemi di stoccaggio dei residui che non siano risolvibili, che è anche – sono arrivati a dire – un’energia alternativa?

Si, tutto questo è stato detto in varie occasioni. Alcuni, di fatto, continuano a sostenerlo. Dopo Fukushima? Dopo Fukushima!

 

Quanto al resto – mi ero dimenticato – Tokyo è riuscita a diventare sede “olimpica” per il prossimo 2020.

Avanti uomo della seicento! - cantavano le Madres del Cordero (gruppo musicale spagnolo degli anni ’70) più di 40 anni fa - la strada è tua…! Avanti, allora!

 

Note:

[1] http://www.afp.com/es/noticias/topstories/el-gran-misterio-de-las-fugas-de-agua-radiactiva-en-depositos-de-fukushima

[2] http://www.rebelion.org/noticia.php?id=173254

[3] http://lta.reuters.com/article/idLTASIE98000M20130901

(*) membro del Centro Studi sui Movimenti Sociali dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona;

da: rebelion.org; 19.9.2013

 

 (traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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