CRISI ECONOMICA

Grecia: il nostro nome è Resistenza

 

Mercoledì scorso, 4 aprile, un uomo di 77 anni, malato di cancro – Dimitris Christoulos – si è suicidato sparandosi alla testa a pochi metri dalla sede del Parlamento greco. Dimitris è l’ultima delle 1.725 persone che si sono uccise negli ultimi due anni in Grecia.

 

Più tardi gli è stata trovata in tasca una lettera che spiegava le ragioni del suo gesto.

 

Il governo di Tsolakoglu (1) ha distrutto ogni possibilità di sopravvivenza per me, una sopravvivenza basata su una pensione onesta che mi ero pagato per 35 anni, senza alcun aiuto dallo Stato. E visto che la mia età avanzata non mi permette di agire in altra maniera (anche se, nel caso un compatriota greco prendesse un kalashnikov, io lo appoggerei), non vedo altra soluzione che mettere fine alla mia vita in questo modo dignitoso per non dover finire a frugare nei bidoni della spazzatura per poter sopravvivere.

Credo che i giovani senza futuro, un giorno, prenderanno le armi e appenderanno a testa in giù in piazza Syntagma i traditori di questo paese, come fecero gli italiani con Mussolini nel 1945”.

(1) Primo ministro del governo collaborazionista greco durante l’occupazione nazista : allusione all’attuale presidente del Consiglio Lucas Papademos.

Sua figlia Emily ha scritto:

La lettera di mio padre non lascia dubbi. Lui è stato un attivista di sinistra per tutta la vita, un visionario disinteressato. Questo atto preciso della sua fine è un atto politico cosciente, in tutto coerente con ciò in cui credeva e con le sue azioni di tutta la vita. Nel nostro paese, la Grecia, stanno uccidendo la certezza.

Per alcuni, per i “figli ribelli della chimera”, in questa situazione il suicidio sembra essere un atto ovvio, non come fuga ma come un grido disperato.

Per questa ragione, il suo suicidio ha un altro significato, il significato di quella prima canzone che cantammo insieme, nel concerto del nostro amato Mikis Theodorakis nel 1975, la canzone che cantiamo sempre nelle nostre celebrazioni e per la nostra morte … “Vai a dormire, padre, che parlerò ai miei fratelli e sorelle con la tua voce …”

Questa è l’unica cosa che hai sognato per la gioventù e credo che tu ci sia riuscito. Nel luogo dove sei caduto c’è il biglietto di un giovane: “Il nome del morto oggi è Democrazia … ma   siamo 11 milioni che continuiamo a vivere e il nostro nome è Resistenza ”.

 

 

Nella notte dello stesso giorno, più di duemila persone, radunatesi in piazza Syntagma, hanno manifestato contro il governo lanciando molotov e pietre contro il Parlamento e scontrandosi fino al mattino con la polizia.

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